LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fumus commissi delicti: possesso di denaro è reato?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo di 40.000 euro, stabilendo che il solo possesso di una ingente somma di denaro, anche senza una giustificazione plausibile, non è sufficiente a configurare il fumus commissi delicti per il reato di ricettazione. È necessario che l’accusa individui, almeno a livello di tipologia, il reato presupposto da cui si presume provenga il denaro. Il caso è stato rinviato al Tribunale per una nuova valutazione basata su elementi più concreti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fumus Commissi Delicti: il solo possesso di denaro non basta per il sequestro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6983/2025, affronta un tema cruciale nel diritto penale: quali sono i presupposti per sequestrare una somma di denaro e ipotizzare il reato di ricettazione? La decisione chiarisce che il semplice possesso di una cospicua quantità di contanti, senza una spiegazione plausibile, non è di per sé sufficiente a dimostrare il fumus commissi delicti, ovvero la parvenza di reato. È necessario un passo in più da parte dell’accusa: l’individuazione, almeno generica, del reato da cui quel denaro proverrebbe.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine con un sequestro d’urgenza operato dalle forze dell’ordine, che trovano una somma di 40.000 euro nell’automobile di un individuo. Il Giudice per le indagini preliminari convalida il sequestro, che viene poi confermato anche dal Tribunale del riesame. Secondo i giudici di merito, la detenzione di una tale somma, da parte di un soggetto disoccupato e senza apparenti fonti di reddito, unita ad alcuni precedenti per uso personale di stupefacenti, costituiva un quadro indiziario sufficiente per ipotizzare che il denaro fosse il provento di un’attività illecita, specificamente il traffico di droga, e quindi per configurare il reato di ricettazione.

L’indagato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la motivazione dei giudici fosse illogica e contraddittoria, basata unicamente su sospetti e non su elementi concreti capaci di collegare il denaro a uno specifico delitto.

La questione del fumus commissi delicti nella ricettazione

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, mette in luce l’esistenza di due diversi orientamenti giurisprudenziali riguardo al sequestro di somme di denaro.

Orientamento A: Il Sospetto è Sufficiente

Un primo filone interpretativo, più rigoroso, ritiene che il possesso di una somma di denaro rilevante e non giustificata sia di per sé un indicatore sufficiente della sua provenienza illecita, almeno nella fase iniziale delle indagini. Secondo questa visione, la mancanza di una spiegazione plausibile da parte del detentore, unita a circostanze come le modalità di occultamento, può bastare a integrare il delitto di ricettazione e a giustificare una misura cautelare come il sequestro.

Orientamento B: È Necessario Individuare il Reato Presupposto

Un secondo orientamento, a cui la Corte in questa sentenza aderisce con fermezza, sostiene invece che per configurare il fumus commissi delicti dei reati contro il patrimonio (come ricettazione e riciclaggio), non basta il mero sospetto. È indispensabile che il reato presupposto – cioè il crimine originario da cui il denaro proviene – sia individuato quantomeno nella sua tipologia (es. furto, truffa, spaccio). Non è richiesta una ricostruzione dettagliata del fatto storico, ma è necessario un ancoraggio a una specifica categoria di delitto. Questo approccio mira a evitare che si proceda al sequestro generalizzato di qualsiasi somma di denaro ritenuta ‘sospetta’, proteggendo il cittadino da applicazioni indiscriminate e illegittime della legge.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso dell’indagato, annullando l’ordinanza di sequestro. La motivazione del Tribunale del riesame è stata giudicata carente e illogica. I giudici di legittimità hanno sottolineato che gli elementi valorizzati dal Tribunale erano ‘scarsamente sintomatici’.

Nello specifico:
1. L’importo e il taglio delle banconote: La presenza di banconote di piccolo taglio non è stata considerata un elemento univocamente riconducibile allo spaccio di droga.
2. La condizione dell’indagato: L’essere disoccupato e l’aver acquistato due veicoli, pur essendo un indicatore di attività illecite a fini di lucro, non permette di individuare la specifica natura di tali attività.
3. I precedenti: Le segnalazioni per uso personale di stupefacenti sono state ritenute semplici indicatori di consumo e non di un’attività di spaccio.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: per accusare qualcuno di ricettazione, è necessario dimostrare che il denaro proviene da un delitto commesso da altri. Il provvedimento impugnato non forniva alcuna spiegazione sul perché si dovesse escludere un coinvolgimento diretto dell’indagato nel presunto reato di spaccio, condizione necessaria per configurare la ricettazione (che presuppone, appunto, di non aver concorso nel reato presupposto).

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di sequestro e ha rinviato il caso al Tribunale di Palermo per un nuovo esame. I giudici del rinvio dovranno valutare nuovamente i fatti, ma con un mandato preciso: verificare se esistano elementi concreti per collegare la somma di denaro a una specifica tipologia di reato commesso da terzi. Questa sentenza riafferma un principio di garanzia: il processo penale si basa su prove e indizi concreti, non su mere congetture. Il possesso ingiustificato di denaro non è, di per sé, un reato, e per procedere con misure invasive come il sequestro, l’accusa deve fornire un quadro indiziario solido che delinei, almeno nelle sue linee essenziali, l’origine delittuosa dei beni.

Il semplice possesso di una grande somma di denaro in contanti è sufficiente per un sequestro per ricettazione?
No, secondo questa sentenza, il solo possesso di denaro, anche se ingente e non giustificato, non è sufficiente. È necessario che vi siano elementi concreti per individuare almeno la tipologia del reato presupposto da cui il denaro proverrebbe.

Cosa significa ‘fumus commissi delicti’ nel contesto di un sequestro?
Significa che devono esistere indizi concreti e sufficienti a far apparire probabile la commissione di un reato. Per la ricettazione, questo include la probabile provenienza delittuosa del bene da un reato commesso da un’altra persona.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato l’ordinanza di sequestro e ha rinviato il caso al Tribunale del riesame, ordinando una nuova valutazione che verifichi la sussistenza di elementi sufficienti a collegare il denaro a una specifica tipologia di reato presupposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati