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Fumus commissi delicti: la Cassazione annulla sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per ricettazione, riguardante una cospicua somma di denaro. La decisione si fonda sulla motivazione solo apparente del Tribunale del Riesame, che non ha verificato in concreto il ‘fumus commissi delicti’, ovvero l’effettiva sussistenza degli indizi del reato, limitandosi a un richiamo astratto alla sproporzione dei redditi dell’indagato.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fumus Commissi Delicti: Quando la Motivazione sul Sequestro è solo Apparente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: per disporre un sequestro preventivo non basta un vago sospetto, ma è necessaria una valutazione concreta del fumus commissi delicti. Il caso in esame ha portato all’annullamento di un sequestro di oltre 40.000 euro, poiché il Tribunale del riesame non aveva adeguatamente motivato la sussistenza degli indizi del reato di ricettazione.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva indagato per il reato di ricettazione dopo essere stato trovato in possesso di una somma di 40.700 euro, occultata all’interno di 17 pacchetti di sigarette. Oltre al denaro, veniva rinvenuto un foglio manoscritto che indicava il luogo dove la somma era nascosta. Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) disponeva il sequestro preventivo della somma ai sensi dell’art. 321 del codice di procedura penale.

L’indagato presentava richiesta di riesame, sostenendo la mancanza di indicazioni, anche sommarie, sul delitto presupposto della ricettazione e fornendo una spiegazione sulle ragioni della detenzione del denaro. Tuttavia, il Tribunale del riesame di Palermo respingeva la richiesta, confermando il provvedimento di sequestro.

La Valutazione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Secondo la difesa, il Tribunale si era limitato a una mera postulazione dell’esistenza di un reato, senza quella verifica concreta richiesta dalla giurisprudenza per ritenere sussistente il fumus commissi delicti. Il Tribunale del riesame, infatti, aveva basato la sua decisione su due elementi: il possesso di una rilevante somma di denaro occultata e la sua sproporzione rispetto alla capacità reddituale dell’indagato. Questa motivazione, secondo il ricorrente, era solo apparente e non sufficiente a giustificare una misura così incisiva come il sequestro.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul Fumus Commissi Delicti

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che il controllo della Corte di Cassazione sulle misure cautelari reali è circoscritto alla verifica della ‘mancanza assoluta’ o della ‘mera apparenza’ della motivazione. In questo caso, il Tribunale del riesame è venuto meno al suo compito istituzionale di controllo ‘in concreto’ del provvedimento impugnato.

La motivazione del riesame è stata giudicata apparente perché si era limitata a richiamare un’ordinanza cautelare personale, senza svolgere un’autonoma valutazione del fumus commissi delicti attraverso una verifica puntuale delle risultanze processuali e delle contestazioni difensive.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito la netta differenza tra i presupposti per le misure cautelari personali (come la custodia in carcere), che richiedono la ‘gravità indiziaria’, e quelli per le misure cautelari reali (come il sequestro), per cui è sufficiente il fumus commissi delicti. Quest’ultimo, sebbene sia un requisito meno stringente, non può ridursi a una valutazione astratta e cartolare.

Il giudice del riesame ha il dovere di valutare la compatibilità tra la fattispecie concreta e quella legale ipotizzata, analizzando la plausibilità di un giudizio prognostico sulla sussistenza del reato, inclusi gli elementi di fatto relativi al reato presupposto. Nel caso di specie, il Tribunale non ha compiuto questa valutazione, limitandosi a dedurre la provenienza illecita del denaro dal suo occultamento e dalla sproporzione reddituale. Questo, per la Cassazione, si traduce in una motivazione solo apparente, che vizia l’ordinanza per nullità ai sensi dell’art. 125, comma 3, c.p.p.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che, in caso di sequestro preventivo finalizzato alla confisca prevista dall’art. 240 bis c.p., non è sufficiente accertare la pendenza di un procedimento penale, ma è necessario apprezzare la fondatezza dell’accusa.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici del riesame, richiamandoli al loro dovere di fornire una motivazione concreta e non apparente quando decidono sulla legittimità di un sequestro preventivo. La mera sproporzione tra il denaro posseduto e il reddito dichiarato, o le modalità di occultamento, non sono di per sé sufficienti a integrare il fumus commissi delicti del reato di ricettazione. È indispensabile un’analisi puntuale che valuti la plausibilità dell’accusa nel suo complesso, tenendo conto anche delle argomentazioni difensive. La Corte di Cassazione ha quindi annullato l’ordinanza e rinviato gli atti al Tribunale di Palermo per un nuovo giudizio che si attenga a questi principi.

Il solo possesso di una grossa somma di denaro nascosta è sufficiente a giustificare un sequestro per ricettazione?
No, secondo la sentenza non è sufficiente. Il giudice deve effettuare una valutazione concreta del ‘fumus commissi delicti’, ovvero verificare la plausibilità che sia stato commesso il reato, senza basarsi unicamente sulla quantità di denaro o sulle modalità di occultamento.

Qual è il compito specifico del Tribunale del riesame quando valuta un sequestro preventivo?
Il Tribunale del riesame ha il dovere di effettuare un controllo ‘in concreto’ del provvedimento. Non può limitarsi a una motivazione astratta o apparente, ma deve valutare la compatibilità tra i fatti emersi e l’ipotesi di reato, tenendo conto di tutti gli elementi processuali, comprese le argomentazioni della difesa.

Che differenza c’è tra i presupposti per il sequestro e quelli per l’arresto?
Per le misure cautelari reali come il sequestro è richiesto il ‘fumus commissi delicti’, che è un grado di sospetto più basso, basato sulla verosimiglianza del reato. Per le misure cautelari personali, come l’arresto, è richiesto un presupposto più stringente, ovvero la ‘gravità indiziaria’, che implica un quadro probatorio più solido a carico della persona.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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