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Fumus commissi delicti e sequestro: la Cassazione

La Corte di Cassazione conferma un sequestro preventivo di oltre 180.000 euro, respingendo il ricorso di un indagato per ricettazione e riciclaggio. La Corte chiarisce che il ‘fumus commissi delicti’ può basarsi su gravi indizi, come il possesso di ingenti somme in contanti e un tenore di vita sproporzionato, e che precedenti decisioni cautelari non vincolanti non violano il principio del ‘ne bis in idem’.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fumus Commissi Delicti e Sequestro: La Cassazione sui Reati di Ricettazione e Riciclaggio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui presupposti del fumus commissi delicti nei reati di ricettazione e riciclaggio, specialmente in relazione al sequestro preventivo di ingenti somme di denaro. Il caso analizzato riguarda il ricorso di un indagato contro il sequestro di circa 182.000 euro, ritenuti provento di attività illecite. La decisione sottolinea come, in fase cautelare, la prova del reato presupposto non debba essere certa, ma possa basarsi su un quadro indiziario solido e coerente.

I Fatti del Caso e le Doglianze del Ricorrente

Il Tribunale di Napoli aveva respinto l’appello contro un provvedimento di sequestro preventivo per 182.095 euro a carico di un soggetto indagato per ricettazione e riciclaggio. Secondo l’accusa, la detenzione di una somma così rilevante in contanti, le modalità di trasferimento all’estero, il mancato deposito in banca e la contenuta capacità economica ufficiale dell’indagato (stipendio di circa 2.000 euro mensili) costituivano indizi sufficienti della provenienza illecita del denaro.

Il ricorrente ha basato la sua difesa su due motivi principali:
1. Violazione del principio del ne bis in idem: Sosteneva che il fumus commissi delicti fosse già stato escluso da due precedenti ordinanze irrevocabili dello stesso Tribunale del riesame, che avevano disposto il dissequestro di una piccola somma e di un orologio di lusso.
2. Violazione di legge penale e processuale: Lamentava che il Tribunale non avesse individuato uno specifico reato presupposto, limitandosi a un’ipotesi generica e apparente, in contrasto con l’onere motivazionale richiesto dalla giurisprudenza.

La Preclusione del ‘Ne Bis in Idem’ nel Procedimento Cautelare

Il primo punto affrontato dalla Cassazione riguarda l’eccezione di ne bis in idem. La Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. Ha chiarito che la prima ordinanza citata dal ricorrente si era limitata a rilevare un difetto di legittimazione dell’indagato a chiedere la restituzione della somma, senza entrare nel merito della sussistenza del reato. Le eventuali affermazioni sulla questione erano state rese solo incidenter tantum e, pertanto, non erano vincolanti.

La seconda ordinanza, relativa alla restituzione di un orologio di lusso, non era pertinente al sequestro della somma di denaro, avendo accertato solo l’autenticità e la legittima proprietà di quell’oggetto specifico. Di conseguenza, nessuna delle due decisioni precedenti poteva precludere una nuova valutazione sul fumus commissi delicti relativo all’ingente somma in contanti.

La Configurazione del Fumus Commissi Delicti nella Ricettazione

Il cuore della sentenza risiede nel secondo motivo, relativo alla sussistenza del fumus commissi delicti. Il Tribunale aveva basato la sua decisione su intercettazioni che rivelavano un’attività di commercializzazione di orologi di lusso tramite canali non ufficiali e pagamenti non tracciabili. Questo, unito all’intenzione di trasferire il denaro all’estero per partecipare a una fiera di settore, delineava un quadro indiziario grave.

La Cassazione ha validato questo approccio, affermando che in fase di indagini preliminari non è necessaria la prova certa del reato presupposto. È sufficiente un’ipotesi logica e coerente basata su elementi fattuali. In questo caso, le massime di esperienza suggeriscono che chi opera con ingenti somme di contanti e canali informali lo fa per negoziare beni di provenienza illecita (furtiva o contraffatti) o per evadere le imposte.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la solidità del ragionamento del Tribunale. Le motivazioni si fondano su due pilastri:

1. Insussistenza della preclusione da giudicato cautelare: Le precedenti ordinanze non avevano creato alcun ‘giudicato’ sulla questione del fumus, poiché una si era pronunciata su un profilo processuale (la legittimazione) e l’altra su un bene diverso (l’orologio). Non vi era quindi alcuna violazione del principio del ne bis in idem.
2. Corretta applicazione dei principi sul fumus delicti: Il Tribunale ha correttamente applicato i principi giurisprudenziali in tema di riciclaggio e ricettazione. Ha valorizzato un complesso di indizi (conversazioni intercettate, modalità di pagamento non tracciabili, intenzione di trasferire denaro all’estero, sproporzione economica) per ipotizzare in modo logico e plausibile che la somma derivasse da attività illecite. L’ipotesi che il denaro provenisse dall’acquisto di beni di provenienza furtiva o contraffatti, o da violazioni fiscali, è stata ritenuta sufficiente a giustificare la misura cautelare del sequestro preventivo in questa fase del procedimento.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: per giustificare un sequestro preventivo per reati come la ricettazione, non è indispensabile l’individuazione precisa e provata del reato presupposto. È sufficiente che il giudice disponga di un quadro indiziario grave, preciso e concordante, dal quale sia possibile desumere con elevata probabilità la provenienza illecita dei beni. Il possesso di ingenti somme di denaro contante, non giustificato da fonti lecite, rimane uno degli indizi più significativi a disposizione dell’autorità giudiziaria per contrastare i fenomeni di riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti.

Quando una precedente decisione cautelare impedisce un nuovo sequestro per il principio del ‘ne bis in idem’?
Secondo la sentenza, una precedente decisione cautelare non impedisce un nuovo provvedimento se non si è pronunciata specificamente ed esplicitamente sulla sussistenza del fumus commissi delicti per lo stesso bene. Se la decisione precedente si è basata su questioni procedurali (come la legittimazione a ricorrere) o su beni diversi, non si forma alcuna preclusione.

Per disporre un sequestro per ricettazione, è necessario provare con certezza il reato da cui proviene il denaro?
No, in fase di indagini preliminari non è richiesta la prova certa del reato presupposto. È sufficiente che il giudice possa formulare un’ipotesi logica e coerente, basata su elementi indiziari gravi e precisi, sulla derivazione illecita dei beni, come ad esempio la compravendita di beni rubati, contraffatti o l’evasione fiscale.

Quali elementi possono costituire ‘fumus commissi delicti’ per il reato di ricettazione di denaro?
Gli elementi considerati sufficienti in questo caso sono stati: il possesso di una somma di denaro contante molto elevata (oltre 180.000 euro), le modalità occulte del suo trasferimento all’estero, la sproporzione rispetto al reddito lecito dichiarato dall’indagato e lo svolgimento di un’attività commerciale informale e non tracciabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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