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Frode nelle pubbliche forniture: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio una condanna per frode nelle pubbliche forniture a carico del legale rappresentante di un laboratorio di analisi che aveva utilizzato reagenti scaduti. La Corte ha chiarito che, per integrare il reato, non basta il semplice inadempimento contrattuale, ma è necessaria una condotta maliziosa o ingannevole volta a mascherare tale inadempimento. La mancata considerazione di prove che contraddicevano l’intento fraudolento ha portato all’annullamento della sentenza.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode nelle Pubbliche Forniture: Non Basta l’Inadempimento, Serve l’Inganno

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 26556 del 2025, offre un’importante chiarificazione sul delitto di frode nelle pubbliche forniture, delineando il confine tra un mero inadempimento contrattuale, seppur volontario, e una condotta penalmente rilevante. La Corte ha annullato una condanna, sottolineando che per configurare il reato è necessario un elemento di inganno, un ‘espediente malizioso’ volto a mascherare l’inadempienza, non essendo sufficiente la semplice fornitura di materiale non conforme.

Il Caso: Reagenti Scaduti in un Laboratorio Convenzionato

Il caso riguardava il legale rappresentante di una società cooperativa che gestiva un laboratorio di analisi cliniche accreditato presso il Servizio Sanitario Nazionale. Durante un controllo, le autorità avevano rinvenuto e accertato l’utilizzo di dispositivi medici diagnostici in vitro con data di scadenza superata. Per questo fatto, l’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di frode nelle pubbliche forniture, in concorso con la responsabile del centro.

Secondo l’accusa, la società aveva eseguito centinaia di esami di laboratorio utilizzando reagenti scaduti, fatturando poi le prestazioni all’Azienda Sanitaria Provinciale (A.S.P.) come se fossero state eseguite a regola d’arte, causando un danno economico all’ente pubblico.

La Difesa e la Valutazione della Corte d’Appello

L’imputato, nel corso dei gradi di giudizio, aveva sostenuto che non vi fosse un intento fraudolento (dolo), ma al più una condotta colposa. A riprova della sua buona fede, aveva documentato di aver acquistato regolarmente nuovi kit diagnostici con una data di scadenza valida, che erano stati utilizzati prima di quelli scaduti rinvenuti durante l’ispezione. La sua tesi era che il personale del laboratorio avesse commesso un errore per negligenza, utilizzando i kit scaduti senza accorgersene.

La Corte di Appello, tuttavia, aveva respinto questa difesa, ritenendo irrilevante l’acquisto di nuovo materiale. Aveva infatti affermato la responsabilità del legale rappresentante, in quanto tenuto a predisporre sistemi di controllo efficaci per garantire la corretta esecuzione delle prestazioni e il tempestivo approvvigionamento dei materiali, impedendo l’uso di quelli scaduti.

La Frode nelle Pubbliche Forniture secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la prospettiva, accogliendo il ricorso dell’imputato. I giudici hanno richiamato il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui il delitto di frode nelle pubbliche forniture richiede qualcosa in più del semplice inadempimento doloso.

La norma incriminatrice, infatti, non punisce qualsiasi violazione contrattuale, ma solo quella qualificata da una condotta ingannevole. È necessario un ‘espediente malizioso o ingannevole’, un artifizio idoneo a far apparire l’esecuzione del contratto come conforme agli obblighi assunti, mentre in realtà non lo è. Questo elemento distingue la frode penale dalla meno grave inadempienza civile o amministrativa.

Le Motivazioni

La Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello viziata e illogica. La circostanza che l’imputato avesse acquistato kit nuovi, con scadenza successiva a quelli utilizzati, non poteva essere considerata irrilevante. Anzi, questo fatto contraddiceva in concreto l’esistenza di un piano fraudolento organizzato. L’aver assicurato l’approvvigionamento di materiale idoneo e averlo utilizzato prima di quello scaduto era un elemento che doveva essere attentamente valutato per determinare l’effettiva sussistenza dell’elemento psicologico del reato, ovvero il dolo.

Secondo la Suprema Corte, la Corte d’Appello ha omesso di esaminare se vi fosse una vera e propria malafede contrattuale, limitandosi a contestare una carenza di vigilanza. Tale omissione ha reso la motivazione insufficiente, imponendo l’annullamento della sentenza.

Le Conclusioni

Con questa decisione, la Cassazione ha annullato la sentenza e ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Palermo per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà riesaminare i fatti, uniformandosi ai principi di diritto enunciati: per condannare per frode nelle pubbliche forniture, non basta provare che il fornitore ha consapevolmente violato il contratto, ma è necessario dimostrare che ha posto in essere un’attività ingannevole per nascondere tale violazione. Questa sentenza rafforza una garanzia fondamentale per le imprese che operano con la pubblica amministrazione, tracciando una netta linea di demarcazione tra l’illecito penale e la semplice responsabilità contrattuale.

L’utilizzo di materiali scaduti in una fornitura pubblica costituisce sempre il reato di frode?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per configurare il reato di frode nelle pubbliche forniture non è sufficiente un semplice inadempimento, anche se doloso. È necessario un comportamento ingannevole o malizioso volto a far apparire l’esecuzione del contratto come conforme agli obblighi assunti.

Quale elemento è stato decisivo per l’annullamento della condanna in questo caso?
L’elemento decisivo è stata la mancata valutazione, da parte della Corte di appello, di una circostanza che contraddiceva l’intento fraudolento: l’imputato aveva acquistato nuovi kit diagnostici con scadenza successiva, che erano stati utilizzati prima di quelli scaduti. Questo fatto doveva essere esaminato per valutare correttamente l’elemento psicologico del reato (il dolo).

Cosa significa ‘annullamento con rinvio’?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza precedente e ha ordinato che il processo venga celebrato nuovamente davanti a una diversa sezione della Corte di appello. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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