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Frode informatica e carte clonate: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9013/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di frode informatica. Il caso riguardava l’uso di carte carburante clonate per effettuare rifornimenti. La Corte ha stabilito che tale condotta integra il reato di frode informatica semplice e non quella aggravata. La distinzione risiede nell’obiettivo dell’azione: l’acquisto di un bene (carburante) non equivale al “trasferimento di denaro, valore monetario o valuta virtuale” previsto dall’aggravante. Di conseguenza, il reato è procedibile solo a querela di parte, e in assenza di questa, l’arresto in flagranza non può essere convalidato.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode informatica con carte clonate: la Cassazione fa chiarezza tra acquisto di beni e trasferimento di denaro

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha delineato con precisione i confini del reato di frode informatica, in particolare quando vengono utilizzate carte di pagamento clonate. La decisione chiarisce quando tale condotta configuri l’ipotesi semplice del reato, procedibile solo a querela, e quando invece scatti l’aggravante che consente l’arresto e la procedibilità d’ufficio. Analizziamo insieme il caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I fatti del caso: rifornimenti sospetti e l’intervento delle forze dell’ordine

Tutto ha origine da una serie di indagini su rifornimenti di carburante anomali, effettuati con carte intestate a società del Nord Italia. Gli inquirenti avevano notato che tali operazioni avvenivano per importi rilevanti, spesso durante la pausa pranzo e in modalità self-service. L’attenzione si era concentrata su un furgone specifico, utilizzato per questi prelievi fraudolenti.

Le forze dell’ordine, dopo aver monitorato il veicolo, hanno intercettato due soggetti proprio mentre stavano riempiendo una grande cisterna di plastica all’interno del furgone. Durante la perquisizione, uno dei due è stato trovato in possesso di 18 tessere magnetiche clonate, complete di PIN annotati su un foglio di carta. Il titolare della società a cui era intestata la carta utilizzata ha confermato che la tessera originale era custodita presso la sede aziendale, avvalorando l’ipotesi della clonazione.

La decisione del GIP e il ricorso della Procura

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), pur riconoscendo la condotta illecita, l’ha qualificata come frode informatica semplice (art. 640-ter, comma 1, c.p.), ritenendo che il reato di indebito utilizzo di carte di pagamento fosse assorbito in essa. Poiché la frode informatica semplice è un reato procedibile a querela di parte e la querela non era stata presentata, il GIP ha concluso che mancava una condizione fondamentale per procedere. Di conseguenza, non ha convalidato l’arresto né applicato misure cautelari.

La Procura della Repubblica ha impugnato questa decisione, sostenendo che si trattasse, invece, di frode informatica aggravata ai sensi del secondo comma dell’art. 640-ter c.p. Secondo l’accusa, l’uso di uno strumento di pagamento elettronico per prelevare carburante produce un “trasferimento di valore monetario”, integrando così l’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio e consente l’arresto.

L’interpretazione della Cassazione sulla frode informatica aggravata

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Procura, fornendo un’interpretazione chiara e dirimente. Il punto centrale della decisione è la distinzione netta che il legislatore ha voluto tracciare tra due diverse tipologie di condotte fraudolente, intervenendo contestualmente sia sull’art. 493-ter (indebito utilizzo di carte) sia sull’art. 640-ter c.p. (frode informatica).

L’acquisto di beni e servizi

La Corte ha stabilito che l’utilizzo di una carta clonata per l’acquisto di beni (come il carburante) o servizi rientra nell’ipotesi di frode informatica semplice (primo comma dell’art. 640-ter). In questo scenario, l’obiettivo è ottenere una prestazione o un bene fisico attraverso l’inganno al sistema informatico.

Il trasferimento di denaro

L’ipotesi aggravata (secondo comma dell’art. 640-ter) è invece riservata a una condotta più specifica e grave: quella che produce un “trasferimento di denaro, di valore monetario o di valuta virtuale”. Questa norma mira a punire più severamente le frodi che colpiscono direttamente il patrimonio liquido, come un bonifico fraudolento o un prelievo abusivo di contanti, e non l’acquisto di un prodotto.

Le motivazioni della decisione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la contestualità dell’intervento normativo (D.Lgs. 184/2021) che ha modificato entrambe le norme. Questa simultaneità indica la volontà del legislatore di distinguere nettamente tra l’uso fraudolento di uno strumento di pagamento per ottenere beni/servizi e l’aggressione diretta al patrimonio monetario attraverso trasferimenti digitali. L’acquisto di carburante, sebbene realizzato con uno strumento elettronico, è finalizzato all’ottenimento di un bene fisico e non a un mero spostamento di valore monetario fine a se stesso. Pertanto, la condotta degli indagati rientrava correttamente nella fattispecie non aggravata del reato.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche:
1. Distinzione chiara: Viene stabilito un criterio distintivo per qualificare la frode informatica: se l’obiettivo è acquistare un bene/servizio, si tratta di frode semplice (procedibile a querela); se l’obiettivo è trasferire denaro o valute, si tratta di frode aggravata (procedibile d’ufficio).
2. Conseguenze sulla procedibilità: La qualificazione del reato come semplice o aggravato determina se sia necessaria la querela della persona offesa per avviare l’azione penale.
3. Applicabilità delle misure cautelari: Solo nel caso di frode aggravata, procedibile d’ufficio, è consentito l’arresto (facoltativo) in flagranza e l’applicazione di misure cautelari, presupponendo la sussistenza degli altri requisiti di legge.

L’uso di una carta carburante clonata per fare rifornimento è sempre frode informatica aggravata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’acquisto di un bene (come il carburante) integra l’ipotesi di frode informatica semplice (art. 640-ter, comma 1 c.p.), che non è aggravata dal semplice fatto di utilizzare uno strumento di pagamento.

Quando si configura l’ipotesi aggravata di frode informatica secondo l’art. 640-ter, comma 2, del codice penale?
L’ipotesi aggravata si configura quando il fatto produce un effettivo “trasferimento di denaro, di valore monetario o di valuta virtuale”. La norma intende punire più severamente le condotte che mirano a spostare fondi digitali, non quelle finalizzate all’acquisto di beni o servizi.

Perché in questo caso l’arresto non è stato convalidato?
L’arresto non è stato convalidato perché il reato è stato qualificato come frode informatica semplice. Questa fattispecie è procedibile solo a querela della persona offesa. In assenza di una querela, mancava la condizione di procedibilità e, di conseguenza, non era possibile né convalidare l’arresto né applicare misure cautelari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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