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Frode informatica: complici nel reato di SIM Swap

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di diversi imputati condannati per frode informatica attuata tramite la tecnica del “SIM swap”. La sentenza chiarisce che fornire il proprio conto corrente per ricevere somme illecite non costituisce un reato minore come il favoreggiamento, ma una piena partecipazione (concorso) al reato principale, in quanto parte di un unico disegno criminoso finalizzato a sottrarre e occultare il denaro delle vittime.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode Informatica e SIM Swap: Anche Fornire il Conto è Concorso nel Reato

La crescente digitalizzazione dei servizi bancari ha portato con sé nuove e sofisticate minacce, tra cui la frode informatica tramite la tecnica del “SIM swap”. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12978/2024) ha fornito importanti chiarimenti sulla responsabilità di tutti i soggetti coinvolti in queste complesse truffe, stabilendo che anche chi si limita a fornire un conto corrente per il transito del denaro illecito partecipa a pieno titolo al reato.

I Fatti: Il Meccanismo della Truffa “SIM Swap”

Il caso esaminato dalla Corte riguardava un’articolata operazione criminale. I truffatori, attraverso la tecnica del SIM swap, riuscivano a impossessarsi del numero di telefono delle vittime. Sostituendo la SIM card, ottenevano il controllo del numero e, di conseguenza, dei codici di sicurezza (come le one-time password) inviati dalle banche. In questo modo, accedevano ai sistemi di home banking, effettuavano ingenti prelievi e trasferivano il denaro su carte prepagate intestate ad altri complici. Questi ultimi avevano il compito di “ripulire” il denaro attraverso ulteriori operazioni per occultarne la provenienza delittuosa. Gli imputati erano stati condannati in appello per concorso in frode informatica, ma avevano presentato ricorso in Cassazione sostenendo, tra le altre cose, di non essere consapevoli dell’origine illecita del denaro o che il loro ruolo fosse marginale.

La Decisione della Corte sulla Frode Informatica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi, confermando le condanne. I giudici hanno ritenuto i motivi di appello generici e volti a ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di legittimità. La decisione si fonda su un principio giuridico cruciale: l’intero schema fraudolento, dalla sostituzione della SIM fino alla movimentazione finale del denaro, costituisce un’unica azione criminosa programmata.

La Distinzione tra Concorso in Frode e Favoreggiamento

Uno dei punti più significativi della sentenza è la netta distinzione tra il concorso nel reato di frode informatica (art. 640-ter c.p.) e il reato minore di favoreggiamento reale (art. 379 c.p.). Gli imputati sostenevano che il loro ruolo si fosse limitato ad aiutare i truffatori dopo la commissione del reato. La Corte ha respinto questa tesi, affermando che la messa a disposizione di conti correnti e carte prepagate non era un’azione successiva e autonoma, ma una fase essenziale e premeditata del piano criminoso. Senza questi strumenti, la frode non avrebbe potuto conseguire il suo risultato finale: l’appropriazione e l’occultamento del profitto. Di conseguenza, chi fornisce tali strumenti partecipa direttamente all’esecuzione del reato.

Il Dolo nel Contribuire alla Frode Informatica

La Corte ha sottolineato la presenza del “dolo concorsuale”, ovvero la consapevolezza e la volontà di ciascun complice di contribuire alla realizzazione del piano comune. Secondo i giudici, la “personale volontà lucrativa” di chi riceveva il denaro si saldava perfettamente con quella degli altri correi. L’assenza di qualsiasi giustificazione lecita per i passaggi di denaro (come rapporti commerciali o di altra natura) ha rafforzato la conclusione che tutti fossero pienamente consapevoli di partecipare a un’attività illecita e integrata.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su diversi pilastri. In primo luogo, i ricorsi sono stati giudicati generici, reiterativi e manifestamente infondati, in quanto non si confrontavano criticamente con le argomentazioni della sentenza d’appello ma proponevano una “diversa chiave di lettura” dei fatti, inammissibile in sede di legittimità. In secondo luogo, la Corte ha ribadito che l’azione delittuosa era il risultato di un preventivo accordo tra tutti i concorrenti, dove il contributo di ciascuno, inclusa la fase preparatoria e quella di consolidamento del profitto, era determinante. Viene quindi esclusa la configurabilità del favoreggiamento, che presuppone un aiuto fornito a un reato già concluso. Infine, è stato confermato il diniego delle circostanze attenuanti generiche, poiché, a seguito delle riforme legislative, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente, e gli imputati non avevano fornito alcun elemento positivo di valutazione che potesse giustificare una riduzione della pena.

Conclusioni

La sentenza della Cassazione lancia un messaggio inequivocabile: nel contesto delle truffe informatiche complesse come il SIM swap, ogni anello della catena è responsabile. Chiunque, spinto da un facile guadagno, accetti di “prestare” il proprio conto o la propria carta per far transitare somme di denaro di dubbia provenienza, rischia una condanna per concorso in frode informatica. Questa pronuncia rafforza la tutela delle vittime e serve da monito, evidenziando che la collaborazione, anche se apparentemente passiva, a un disegno criminoso comporta una piena responsabilità penale. Non è possibile invocare ignoranza o marginalità quando si partecipa a un meccanismo chiaramente finalizzato a danneggiare altri per un profitto illecito.

Fornire il proprio conto corrente per ricevere denaro da una truffa è reato?
Sì. Secondo la sentenza, mettere a disposizione il proprio conto corrente per ricevere somme provenienti da una frode informatica costituisce concorso nel reato stesso (art. 640-ter c.p.) e non un reato minore, in quanto è una fase essenziale del piano criminoso.

Qual è la differenza tra concorso in frode informatica e favoreggiamento?
Il concorso si verifica quando un soggetto partecipa, con un contributo consapevole e volontario, all’esecuzione del reato come parte di un piano condiviso. Il favoreggiamento, invece, consiste nell’aiutare qualcuno a eludere le investigazioni o a godere del profitto di un reato già interamente concluso. In questo caso, la movimentazione del denaro è stata considerata parte integrante della frode.

Perché la Corte ha negato le circostanze attenuanti generiche agli imputati?
La Corte ha negato le attenuanti perché, secondo la normativa vigente, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente per ottenerle. Gli imputati non hanno fornito alcun elemento positivo di valutazione (come un comportamento processuale collaborativo o un ravvedimento) che potesse giustificare una diminuzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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