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Frode in pubbliche forniture: reato escluso se il vizio è palese

Un imprenditore, accusato di frode in pubbliche forniture per un carente servizio di pulizia in uffici giudiziari, vede confermata la revoca delle misure cautelari. La Corte di Cassazione stabilisce che se le mancanze contrattuali sono facilmente riconoscibili, non si configura il reato di frode per assenza di un espediente ingannevole. Viene escluso anche il delitto di inadempimento di pubbliche forniture, poiché il servizio pubblico principale (l’attività giudiziaria) non ha subito una compromissione significativa.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode in Pubbliche Forniture: Quando l’Inadempimento Palese Esclude il Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 13098/2025 offre importanti chiarimenti sulla differenza tra un semplice inadempimento contrattuale e la ben più grave fattispecie di frode in pubbliche forniture. Il caso analizzato riguarda un appalto per servizi di pulizia in uffici giudiziari, dove le carenze nella prestazione erano evidenti. La Corte ha stabilito che, in assenza di un reale inganno, il reato non sussiste.

I fatti del caso: Appalto di pulizie e accuse di inadempimento

Il legale rappresentante di una società di servizi si era aggiudicato un appalto per la pulizia delle sedi di alcuni uffici giudiziari. Secondo l’accusa, l’imprenditore aveva fraudolentemente omesso di adempiere ai propri obblighi contrattuali, impiegando personale insufficiente e omettendo, in tutto o in parte, numerose prestazioni dovute. Sulla base di queste accuse, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto l’applicazione di misure cautelari interdittive. Tuttavia, il Tribunale del riesame, in accoglimento dell’appello dell’indagato, aveva annullato tale provvedimento, ritenendo che si trattasse di un mero inadempimento contrattuale, privo della componente fraudolenta necessaria a integrare il reato.

L’analisi della Corte sulla frode in pubbliche forniture

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato la decisione del Tribunale, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Il punto centrale del ricorso verteva sulla qualificazione giuridica della condotta. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando l’impostazione del Tribunale e delineando con precisione i confini del reato di frode in pubbliche forniture.

La necessità dell’elemento fraudolento

Perché si configuri il delitto previsto dall’art. 356 del codice penale, non è sufficiente un semplice inadempimento doloso, ovvero la volontaria mancata esecuzione del contratto. La norma richiede un quid pluris: una condotta qualificabile in termini di ‘malafede contrattuale’. Questo significa che l’autore del reato deve porre in essere un espediente malizioso o ingannevole, idoneo a far apparire l’esecuzione del contratto come conforme agli obblighi assunti, dissimulando così l’inadempimento.

Il ruolo del silenzio dell’appaltatore

Nel caso di specie, le mancanze nel servizio di pulizia erano state considerate ‘agevolmente riconoscibili’ sia dagli utenti che dai responsabili degli uffici. Proprio questa palese evidenza dell’inadempimento ha portato i giudici a escludere la frode. Se il vizio è manifesto, viene a mancare l’inganno. Il silenzio dell’appaltatore sulle proprie mancanze, secondo la Corte, assume rilevanza penale solo quando si inserisce in un contesto fraudolento volto a nascondere la cattiva esecuzione della prestazione, e non quando consiste nella mera omessa denuncia di un inadempimento palese a tutti.

La distinzione con l’inadempimento di pubbliche forniture (art. 355 c.p.)

Il Procuratore aveva proposto, in via subordinata, di qualificare il fatto come inadempimento di contratti di pubbliche forniture ai sensi dell’art. 355 c.p. Anche questa tesi è stata respinta.

Il requisito del pregiudizio al servizio pubblico principale

La Corte ha chiarito che, affinché si configuri questo reato, non basta un qualsiasi inadempimento contrattuale. È necessario che la condotta faccia ‘mancare, in tutto o in parte, cose od opere, che siano necessarie a uno stabilimento pubblico o ad un pubblico servizio’. Nel caso di un contratto per un’attività ausiliaria (come la pulizia), il pregiudizio non deve essere valutato con riferimento al servizio di pulizia stesso, ma rispetto al servizio pubblico principale a cui è destinato, ovvero l’attività giudiziaria. Poiché non era emerso che le carenze igieniche avessero causato una ‘significativa compromissione’ dello svolgimento delle attività del tribunale, anche questa ipotesi di reato è stata correttamente esclusa.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su una rigorosa interpretazione delle norme incriminatrici. Per la frode ex art. 356 c.p., è stato ribadito che l’elemento distintivo risiede nella ‘malafede contrattuale’, intesa come un comportamento ingannevole che va oltre il semplice dolo di inadempimento. L’evidenza e la riconoscibilità delle mancanze escludono l’esistenza di un raggiro, elemento costitutivo del reato. Per quanto riguarda l’inadempimento ex art. 355 c.p., la Corte ha sottolineato il principio di offensività: il reato sussiste solo se l’inadempimento lede concretamente il bene giuridico protetto, ovvero il regolare funzionamento del servizio pubblico. Nel caso in esame, il pregiudizio si sarebbe dovuto manifestare sull’attività giudiziaria, non sul servizio di pulizia in sé, e tale compromissione non è stata provata.

Le conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di diritto: nei reati contro la Pubblica Amministrazione legati all’esecuzione di contratti, è fondamentale distinguere tra illecito civile (inadempimento) e illecito penale. La frode in pubbliche forniture scatta solo in presenza di un’effettiva macchinazione fraudolenta volta a ingannare l’ente pubblico. L’inadempimento diventa penalmente rilevante solo quando provoca una lesione apprezzabile al funzionamento del servizio pubblico finale. Un inadempimento palese e riconoscibile, che non compromette il servizio principale, resta confinato nell’ambito della responsabilità contrattuale civile.

Un semplice inadempimento contrattuale verso la Pubblica Amministrazione costituisce sempre il reato di frode in pubbliche forniture?
No, non è sufficiente. Per configurare il reato è necessaria una condotta caratterizzata da malafede contrattuale, ovvero un espediente malizioso o ingannevole idoneo a far apparire la prestazione conforme a quanto pattuito, dissimulando l’inadempimento.

Per il reato di inadempimento di pubbliche forniture (art. 355 c.p.) è necessario che il servizio pubblico si interrompa completamente?
No, non è richiesto un’interruzione totale. Tuttavia, è necessario che l’inadempimento provochi la mancanza di beni o prestazioni essenziali, causando una significativa compromissione del servizio pubblico rispetto alle sue finalità.

Nel caso di un appalto per un servizio ausiliario (come le pulizie), a quale servizio si deve guardare per valutare il danno richiesto dall’art. 355 c.p.?
Si deve guardare al servizio pubblico principale a cui l’attività ausiliaria è destinata. Nel caso di specie, il pregiudizio rilevante avrebbe dovuto riguardare lo svolgimento dell’attività giudiziaria, non il semplice servizio di pulizia in sé.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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