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Frode in pubbliche forniture: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per frode in pubbliche forniture a carico di un amministratore di società che aveva venduto toner rigenerati a un ente pubblico, spacciandoli per originali. La Corte ha chiarito che la condotta, caratterizzata da espedienti maliziosi come l’invio di un certificato di garanzia falsificato e rassicurazioni verbali, va oltre il semplice inadempimento contrattuale, integrando pienamente il reato. La consapevolezza dell’imprenditore è stata desunta da vari elementi, tra cui il prezzo di vendita notevolmente inferiore e le diciture sulle fatture di acquisto.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode in Pubbliche Forniture: Vendere Toner Rigenerati per Originali è Reato

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale nei rapporti commerciali con la Pubblica Amministrazione. La vendita di prodotti non originali, spacciati per autentici, non costituisce un mero inadempimento contrattuale, ma integra il ben più grave reato di frode in pubbliche forniture. Questo caso, che ha visto protagonista un imprenditore fornitore di un ufficio giudiziario, offre spunti cruciali sulla differenza tra inadempienza civile e condotta penalmente rilevante, specialmente quando si utilizzano artifizi per ingannare l’ente pubblico.

I Fatti: La Fornitura di Toner non Originali alla Pubblica Amministrazione

Un imprenditore, amministratore unico di una società, partecipava a una gara sulla piattaforma di acquisti della Pubblica Amministrazione per la fornitura di toner per stampanti. Nella sezione dedicata ai prodotti “originali”, offriva toner di una nota marca a un prezzo vantaggioso. L’ufficio economato di un Tribunale, attratto dall’offerta, procedeva all’acquisto.

Tuttavia, i toner consegnati non erano originali, bensì prodotti “rigenerati” di un altro marchio. Di fronte ai dubbi sollevati dalla responsabile degli acquisti dell’ente pubblico, insospettita dal prezzo basso e dalle caratteristiche del prodotto, l’imprenditore non solo forniva rassicurazioni verbali sulla loro originalità, ma inviava via e-mail un certificato di garanzia palesemente falso, creato con un semplice ‘copia-incolla’ del logo del produttore originale.

La Decisione della Cassazione sulla Frode in Pubbliche Forniture

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imprenditore, confermando le sentenze di condanna emesse in primo e secondo grado. I giudici hanno sottolineato come la vicenda non potesse essere derubricata a un semplice caso di consegna di aliud pro alio (una cosa per un’altra), rilevante solo in ambito civile.

La Distinzione tra Mero Inadempimento e Condotta Fraudolenta

Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra il semplice inadempimento doloso e la frode vera e propria. Secondo la giurisprudenza consolidata, per integrare il reato di cui all’art. 356 c.p. è necessario un quid pluris, ovvero una condotta qualificabile in termini di malafede contrattuale.

Nel caso specifico, questo “qualcosa in più” è stato individuato in una serie di “espedienti maliziosi ed ingannevoli”, tra cui:

* L’inserimento del prodotto nella sezione “originali” della piattaforma di acquisto.
* La descrizione del prodotto come “toner originale” nella scheda di dettaglio.
* Le rassicurazioni telefoniche fornite alla responsabile degli acquisti.
* L’invio di un certificato di garanzia falsificato per fugare ogni dubbio.

Questo comportamento ha fatto apparire l’esecuzione del contratto come conforme agli obblighi assunti, inducendo in errore l’ente pubblico.

L’Irrilevanza della “Buona Fede” di Fronte a Prove Oggettive

La difesa dell’imputato ha tentato di sostenere la tesi dell’inganno subito a sua volta dal fornitore estero. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto questa tesi infondata e poco credibile. In qualità di soggetto esperto del settore, l’imprenditore non poteva non essere a conoscenza delle reali caratteristiche del prodotto che vendeva. Elementi come il prezzo di acquisto e vendita, notevolmente inferiore a quello di mercato per i prodotti originali, e la dicitura specifica presente sulle fatture di acquisto (“toner a marchio diverso con dicitura del marchio noto”) erano prove inequivocabili della sua piena consapevolezza.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di tutelare la correttezza e la trasparenza nei rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione. Il reato di frode in pubbliche forniture non sanziona la semplice consegna di un bene non conforme, ma la condotta ingannevole che la accompagna. L’utilizzo di artifizi, come un falso certificato, è l’elemento che trasforma un potenziale illecito civile in un reato penale, poiché mina la fiducia e la buona fede che devono presiedere a tali rapporti. La Corte ha inoltre specificato che la consapevolezza dell’imputato di utilizzare un documento falso si deduce logicamente dalla sua consapevolezza di aver acquistato e rivenduto un prodotto diverso da quello pubblicizzato. Avendo acquistato toner non originali, non poteva disporre di un certificato di garanzia autentico e, quindi, quello inviato non poteva che essere falso, e lui ne era cosciente.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rappresenta un monito per tutti gli operatori economici che intrattengono rapporti con la Pubblica Amministrazione. La trasparenza e la correttezza non sono solo obblighi morali, ma requisiti legali la cui violazione può avere gravi conseguenze penali. Non è possibile nascondersi dietro un presunto inadempimento contrattuale quando si pongono in essere attivamente condotte volte a ingannare la controparte pubblica. La decisione ribadisce che il dolo, in questi casi, viene accertato sulla base di elementi oggettivi e che la professionalità dell’operatore è un fattore chiave nella valutazione della sua consapevolezza e, quindi, della sua colpevolezza.

Quando la vendita di un prodotto diverso da quello pattuito integra il reato di frode in pubbliche forniture e non un semplice inadempimento contrattuale?
Secondo la sentenza, si configura il reato di frode e non un semplice inadempimento quando la consegna di un prodotto diverso (aliud pro alio) è accompagnata da una serie di espedienti maliziosi e ingannevoli, come fornire rassicurazioni verbali, descrizioni false del prodotto e certificati di garanzia falsificati, che hanno lo scopo di far apparire l’esecuzione del contratto come conforme agli obblighi assunti.

Come viene valutata la consapevolezza dell’imputato di utilizzare un certificato di garanzia falso?
La consapevolezza non deve essere provata direttamente, ma viene desunta logicamente dal contesto. Poiché l’imprenditore sapeva di aver acquistato toner non originali, era necessariamente consapevole di non poter disporre di un certificato di garanzia autentico del produttore originale. Di conseguenza, l’invio di un certificato con il logo di quest’ultimo implicava la piena coscienza di utilizzare un documento falso.

È sufficiente che il prodotto fornito sia di qualità simile o superiore per escludere il reato di frode in pubbliche forniture?
No, la sentenza chiarisce che il reato si concentra sulla condotta fraudolenta e sulla consegna di un bene diverso per origine o provenienza da quello pattuito, a prescindere dal fatto che le sue caratteristiche tecniche possano essere omologhe o addirittura superiori. Il bene tutelato è la correttezza e la lealtà nelle transazioni con la pubblica amministrazione, non solo il valore patrimoniale della fornitura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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