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Frode in pubbliche forniture: esclusa in concessione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28655/2025, ha stabilito che non si configura il reato di frode in pubbliche forniture nel caso di inadempimento da parte di una società che gestisce un servizio pubblico in regime di concessione. Il delitto presuppone che il destinatario diretto della prestazione sia l’ente pubblico, mentre nella concessione il servizio è erogato a favore dell’utenza. Viene a mancare il cosiddetto “dualismo soggettivo” necessario per integrare la fattispecie penale.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode in Pubbliche Forniture: La Cassazione Esclude il Reato in Caso di Concessione di Servizio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha tracciato una linea di demarcazione netta sulla configurabilità del reato di frode in pubbliche forniture (art. 356 c.p.). Il principio affermato è cruciale: l’inadempimento degli obblighi contrattuali da parte di un’azienda che opera in regime di concessione di servizio pubblico non integra automaticamente questo delitto. La ragione risiede nella natura stessa del rapporto di concessione, che si distingue nettamente da un appalto di servizi stipulato con la Pubblica Amministrazione. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

Il Caso: Manutenzione Navale e Concessione di Servizio Pubblico

Il caso trae origine da un’indagine su una società di navigazione, titolare di una concessione per il trasporto pubblico. L’accusa sosteneva che la società avesse realizzato condotte fraudolente, in particolare attraverso la falsificazione di documenti relativi alla manutenzione dei motori e l’utilizzo di pezzi di ricambio non certificati. Tali inadempienze violavano specifiche clausole contrattuali legate al rispetto delle normative ambientali.

Il Tribunale del riesame aveva annullato un decreto di sequestro preventivo emesso nei confronti della società, ritenendo insussistente il fumus commissi delicti. Secondo il Tribunale, nel caso di una concessione di servizio pubblico, manca il cosiddetto “dualismo soggettivo” tipico della frode in forniture, poiché il servizio non è reso direttamente all’ente pubblico concedente, ma all’utenza finale. Il Pubblico Ministero ha quindi proposto ricorso in Cassazione contro questa decisione.

La Configurazione della Frode in Pubbliche Forniture

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, confermando la decisione del Tribunale del riesame. La sentenza ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 356 del codice penale, che punisce chiunque commetta una frode nell’esecuzione di un contratto di fornitura stipulato con lo Stato o un altro ente pubblico.

La Distinzione Cruciale: Appalto vs. Concessione

Il punto centrale della decisione è la differenza strutturale tra un appalto di servizi e una concessione di servizio pubblico.
– Nell’appalto di servizi, un soggetto privato si obbliga a eseguire un’opera o un servizio direttamente in favore dell’ente pubblico committente (ad esempio, la manutenzione di edifici pubblici). In questo scenario, l’ente pubblico è il creditore e il destinatario finale della prestazione. L’eventuale inadempimento fraudolento lede direttamente l’interesse della Pubblica Amministrazione a ricevere la prestazione pattuita.
– Nella concessione di servizio pubblico, invece, il privato si sostituisce all’ente pubblico nella gestione di un’attività rivolta a beneficio del pubblico. Il servizio viene prestato ai cittadini (l’utenza), che spesso ne sostengono il costo, in tutto o in parte. L’ente concedente mantiene un ruolo di vigilanza e può contribuire economicamente, ma non è il destinatario diretto del servizio.

L’Assenza del “Dualismo Soggettivo”

Proprio perché nella concessione il destinatario finale del servizio è l’utenza e non l’ente pubblico, la Corte ha concluso che manca il “dualismo soggettivo” richiesto dalla norma. Il reato di frode in pubbliche forniture è pensato per proteggere l’ente pubblico in quanto diretto ricevente di una prestazione. Quando il servizio è rivolto all’esterno, verso la collettività, l’eventuale inadempimento del concessionario, pur potendo avere rilevanza civilistica e amministrativa, non si traduce in una frode ai danni dell’ente pubblico nel senso inteso dall’art. 356 c.p.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha specificato che la norma incriminatrice è volta a rafforzare la tutela penale per inadempienze contrattuali di particolare gravità che incidono sull’interesse dell’ente pubblico a ottenere una determinata prestazione, essenziale per il buon funzionamento di un servizio o di uno stabilimento pubblico. La fattispecie si realizza solo se il soggetto obbligato esegue una “fornitura” che ha come destinatario la pubblica amministrazione stessa. L’inadempienza in un rapporto di concessione, dove il servizio è erogato all’utenza, non si traduce in una frode nelle pubbliche forniture perché il destinatario finale del servizio non è l’ente pubblico. Questo non elimina il rapporto sinallagmatico tra concedente e concessionario, ma lo colloca al di fuori del perimetro applicativo della specifica norma penale.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica. Le aziende che operano in concessione di servizi pubblici (trasporti, energia, depurazione, etc.) sanno ora con maggiore chiarezza che gli inadempimenti contrattuali, sebbene possano esporle a sanzioni civili, penali o amministrative di altro tipo, non rientrano nella fattispecie di frode in pubbliche forniture. Questa decisione chiarisce l’ambito di applicazione di un reato grave, evitando un’interpretazione estensiva che avrebbe equiparato la concessione a un semplice appalto, snaturandone le caratteristiche giuridiche e funzionali.

Una società che gestisce un servizio pubblico in concessione commette il reato di frode in pubbliche forniture se non adempie correttamente ai suoi obblighi?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questo reato non si configura perché il destinatario diretto del servizio è l’utenza (il pubblico) e non l’ente pubblico concedente. Manca quindi il presupposto essenziale della “fornitura” diretta all’ente pubblico.

Qual è la differenza fondamentale tra un appalto di servizi e una concessione di servizio pubblico ai fini del reato di frode in pubbliche forniture?
Nell’appalto, il privato esegue un servizio direttamente per l’ente pubblico, che ne è il beneficiario. Nella concessione, il privato gestisce un servizio per conto dell’ente ma a favore della collettività. Solo nel primo caso l’inadempimento fraudolento può integrare il reato di frode in pubbliche forniture.

Perché il “dualismo soggettivo” è essenziale per configurare il reato di cui all’art. 356 del codice penale?
Il “dualismo soggettivo” si riferisce alla necessaria presenza di due soggetti distinti: il fornitore e l’ente pubblico come diretto destinatario della fornitura. Se l’ente pubblico non è il ricevente diretto della prestazione, come accade nelle concessioni di servizio, questo dualismo viene meno e il reato non può essere configurato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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