LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Frode in Assicurazione: le prove da investigatori

La Corte di Cassazione conferma la condanna per frode in assicurazione a carico di più imputati, colpevoli di aver simulato due sinistri stradali per ottenere un indennizzo. La sentenza dichiara inammissibili i ricorsi, stabilendo che le dichiarazioni rese agli investigatori privati della compagnia assicuratrice sono utilizzabili come confessioni stragiudiziali e che il ricorso in Cassazione non può riesaminare i fatti già accertati nei due gradi di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode in Assicurazione: le prove raccolte da investigatori privati sono valide?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11568 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un caso di frode in assicurazione, offrendo importanti chiarimenti sulla validità probatoria delle dichiarazioni rese agli investigatori privati incaricati dalle compagnie e sui limiti del ricorso in sede di legittimità. La decisione conferma la linea dura della giurisprudenza contro i tentativi di ottenere illeciti indennizzi, ribadendo principi fondamentali della procedura penale.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda due distinti episodi di presunta frode in assicurazione. I ricorrenti erano stati condannati in primo grado e in appello per aver simulato due incidenti stradali al fine di ottenere un risarcimento dalla compagnia assicuratrice.

Nel primo episodio, si denunciava l’investimento di un pedone da parte di un’autovettura. Le versioni fornite dai due soggetti coinvolti agli investigatori dell’assicurazione si erano rivelate palesemente contraddittorie, sia riguardo all’orario del sinistro sia sulla dinamica (la presunta vittima era a piedi o in bicicletta?).

Nel secondo episodio, più complesso, si era denunciato un incidente in cui un’autovettura in retromarcia avrebbe urtato un autocarro, provocando la caduta e il ferimento di un uomo che si trovava sulla cabina del mezzo pesante. Anche in questo caso, le incongruenze erano emerse in modo lampante: le versioni dei fatti fornite dai vari soggetti coinvolti erano inconciliabili, le lesioni riportate (frattura di entrambi i calcagni) giudicate incompatibili con la dinamica descritta e, infine, i veicoli non erano mai stati resi disponibili per una perizia.

Sulla base di questi elementi, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano ritenuto provata la natura fittizia dei sinistri, condannando gli imputati.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla frode in assicurazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi presentati dagli imputati. I giudici hanno ritenuto che le censure sollevate non riguardassero vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge), ma tentassero di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, già ampiamente e correttamente esaminati dai giudici di merito. La sentenza si fonda su tre pilastri argomentativi principali.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive, riaffermando principi consolidati.

Validità delle Dichiarazioni agli Investigatori Privati

Uno dei motivi di ricorso contestava l’utilizzabilità delle dichiarazioni rese dagli imputati agli investigatori privati incaricati dalla compagnia assicuratrice. La difesa sosteneva che tali dichiarazioni fossero state raccolte in violazione delle norme sulle investigazioni difensive.

La Cassazione ha respinto nettamente questa tesi. Ha chiarito che l’attività dell’investigatore privato, svolta prima e al di fuori di un procedimento penale formale, non è soggetta alle garanzie del codice di procedura. Le dichiarazioni rilasciate in tale contesto hanno natura di confessione stragiudiziale e sono pienamente utilizzabili come prova nel successivo processo. L’attività investigativa dell’assicurazione è legittima e finalizzata a verificare la veridicità delle denunce di sinistro, e le ammissioni fatte in quella sede possono essere valutate liberamente dal giudice.

Limiti del Ricorso in Cassazione e la “Doppia Conforme”

La Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti. I ricorrenti, lamentando una motivazione illogica, in realtà contestavano la persuasività delle prove e la ricostruzione operata dai giudici di primo e secondo grado. Tale operazione è preclusa in sede di legittimità.

Inoltre, la Corte ha sottolineato la presenza di una “doppia conforme“: sia il Tribunale che la Corte d’Appello erano giunti alle medesime conclusioni sulla base della stessa valutazione delle prove. Questa concordanza rende ancora più solida la decisione e più difficile contestarla in Cassazione, a meno di non evidenziare un vizio logico manifesto, che nel caso di specie era assente.

Diniego delle Attenuanti e della Particolare Tenuità del Fatto

Infine, la Suprema Corte ha confermato il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e delle circostanze attenuanti generiche.

Per quanto riguarda la tenuità del fatto, i giudici hanno ritenuto che la preordinazione della condotta, il numero di soggetti coinvolti nella falsa denuncia e la natura delle lesioni simulate escludessero la possibilità di considerare l’offesa come “tenue”.

Analogamente, le attenuanti generiche sono state negate in quanto non erano emersi elementi positivi tali da giustificare un trattamento sanzionatorio più mite. Il diniego è stato considerato adeguatamente motivato, poiché la concessione di tali attenuanti non è una benevola concessione, ma deve fondarsi su specifici elementi meritevoli di valutazione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un’importante conferma della fermezza con cui l’ordinamento contrasta il fenomeno della frode in assicurazione. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. Le dichiarazioni rese agli investigatori assicurativi hanno pieno valore probatorio come confessioni stragiudiziali, legittimando l’attività di accertamento svolta dalle compagnie.
2. È estremamente difficile ribaltare in Cassazione una condanna basata su una valutazione dei fatti coerente e confermata in due gradi di giudizio (la cosiddetta “doppia conforme”).
3. La pianificazione di una truffa, coinvolgendo più persone, è un elemento che preclude l’applicazione di benefici come la non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la maggiore gravità della condotta.

Le dichiarazioni rese a un investigatore privato di un’assicurazione sono valide come prova in un processo per frode?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, le dichiarazioni rilasciate a un investigatore privato, delegato dalla compagnia assicuratrice prima e al di fuori di un procedimento penale, hanno natura di confessione stragiudiziale. Pertanto, sono pienamente utilizzabili in sede processuale per provare la responsabilità nel reato di frode in assicurazione.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti decisa dai giudici di primo e secondo grado in Cassazione?
No, non è possibile. Il ricorso per cassazione serve a giudicare la corretta applicazione della legge (vizi di legittimità), non a riesaminare i fatti del caso (giudizio di merito). Se le sentenze di primo e secondo grado hanno valutato le prove in modo logico e coerente, la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti.

Quando può essere esclusa la non punibilità per “particolare tenuità del fatto” in un caso di frode in assicurazione?
La non punibilità può essere esclusa quando le modalità della condotta indicano una gravità non minimale. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la preordinazione del reato, il numero di soggetti coinvolti nella falsa denuncia e la tipologia delle lesioni simulate fossero elementi sufficienti per escludere la tenuità dell’offesa, nonostante il valore economico del danno potesse non essere elevato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati