LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Frode forniture pubbliche: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma il sequestro preventivo di navi e beni di una società di navigazione accusata di frode forniture pubbliche e truffa aggravata. La società aveva ottenuto un appalto pubblico attestando falsamente la conformità delle sue navi agli standard per passeggeri con mobilità ridotta. La sentenza chiarisce che il possesso di certificati di sicurezza generici non esclude la sussistenza della frode forniture pubbliche se le specifiche del bando non sono rispettate.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode nelle Forniture Pubbliche: Quando i Certificati Non Bastano

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso di frode nelle forniture pubbliche, confermando il sequestro preventivo a carico di una società di navigazione. La decisione offre importanti chiarimenti sulla differenza tra il possesso formale di certificazioni e l’effettivo rispetto dei requisiti sostanziali richiesti in un appalto pubblico, specialmente quando sono in gioco i diritti di persone con mobilità ridotta. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti: L’Appalto Pubblico e le Navi Non Conformi

Una compagnia di navigazione si era aggiudicata un importante appalto pubblico per servizi di collegamento marittimo. Al centro delle accuse vi era la presunta non conformità delle navi impiegate nel servizio rispetto ai requisiti tecnici previsti dal bando di gara per garantire l’accesso e la permanenza a bordo dei passeggeri a mobilità ridotta (PMR).

Secondo l’accusa, la società, in fase di gara, avrebbe falsamente attestato la rispondenza delle proprie navi a tali specifiche. Successivamente, durante l’esecuzione del contratto, avrebbe omesso di comunicare all’ente appaltante l’inidoneità dei traghetti e di provvedere al loro adeguamento. Questo ha portato alla duplice contestazione di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di frode nelle forniture pubbliche.

Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo delle navi e di una somma di denaro pari ai contributi pubblici ricevuti. Il provvedimento era stato confermato dal Tribunale del Riesame, spingendo la società e i suoi amministratori a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Respinto e Sequestro Confermato

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i dieci motivi di ricorso presentati dalla difesa, confermando in toto l’ordinanza del Tribunale del Riesame e, di conseguenza, la legittimità del sequestro. La sentenza si basa su una serie di principi giuridici solidi, sia di natura sostanziale che procedurale, che meritano un’analisi approfondita.

Le Motivazioni sulla Frode nelle Forniture Pubbliche

Il cuore della decisione riguarda la configurabilità del reato di frode nelle forniture pubbliche. La difesa sosteneva che le navi erano dotate di regolari certificati di sicurezza e idoneità alla navigazione, rilasciati dalle Capitanerie di Porto competenti. Secondo i ricorrenti, questi documenti avrebbero dovuto escludere qualsiasi illecito.

La Differenza tra Certificati di Sicurezza e Requisiti del Bando

La Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: l’elemento decisivo non è il rilascio di certificazioni generiche, ma la valutazione della concreta sussistenza delle dotazioni specifiche richieste dal bando di gara per la tutela dei passeggeri PMR. L’ordinanza impugnata aveva correttamente evidenziato che, nonostante i certificati, le navi erano di fatto prive di dotazioni essenziali, come percorsi di sfuggita adeguati, rampe con pendenze corrette e locali igienici conformi.

In altre parole, il possesso di un certificato di idoneità alla navigazione non assolve l’appaltatore dall’obbligo di rispettare le specifiche tecniche più stringenti previste dal contratto con la pubblica amministrazione. Il silenzio maliziosamente serbato su queste carenze integra l’elemento del raggiro, configurando la truffa iniziale.

Il Concorso tra Truffa e Frode

La Corte ha inoltre ribadito che il reato di truffa aggravata (per l’ottenimento dell’appalto) può concorrere con quello di frode nelle forniture pubbliche (per la successiva esecuzione del contratto). Quest’ultimo reato non richiede artifici o raggiri, essendo sufficiente la dolosa mancata esecuzione del contratto. La condotta della società, che ha continuato a impiegare navi inadeguate ricevendo i contributi, integrava pienamente entrambe le fattispecie di reato.

Le Motivazioni Procedurali: Validità degli Atti e Periculum in Mora

La difesa aveva sollevato anche diverse eccezioni di natura procedurale, tutte respinte dalla Corte. Tra queste, la presunta inutilizzabilità di atti di indagine compiuti dopo la scadenza dei termini e la violazione del principio del ne bis in idem cautelare.

La Corte ha ricordato che la scadenza dei termini per le indagini non preclude il compimento di atti funzionali al sequestro preventivo. Inoltre, il principio del giudicato cautelare è più flessibile di quello di merito: un nuovo provvedimento può essere emesso in presenza di un mutamento della situazione processuale.

La Questione del ‘Periculum in Mora’

Infine, la Cassazione ha ritenuto adeguatamente motivato il ‘periculum in mora’ (il pericolo nel ritardo), presupposto del sequestro.
Per il sequestro delle navi (impeditivo), il pericolo consisteva nella prosecuzione del reato, ovvero continuare a offrire un servizio pubblico con mezzi non idonei.
Per il sequestro del profitto (finalizzato alla confisca), il pericolo era la dissipazione delle somme, rischio reso concreto da significative movimentazioni bancarie in uscita registrate sui conti della società.

Le motivazioni della sentenza appaiono logiche e coerenti con la giurisprudenza consolidata. La Corte ha stabilito che, in casi di truffa per l’ottenimento di finanziamenti pubblici, il profitto da confiscare è l’intero importo erogato, poiché l’intero rapporto contrattuale è viziato fin dall’origine dalla condotta illecita.

Le conclusioni che si possono trarre da questa pronuncia sono di vasta portata per le aziende che operano con la pubblica amministrazione. Viene ribadito con forza che il rispetto formale delle normative generali non è sufficiente se non si adempie scrupolosamente alle clausole specifiche del contratto pubblico. La sentenza sottolinea l’importanza della buona fede e della trasparenza nell’esecuzione degli appalti, sanzionando non solo la condotta fraudolenta iniziale, ma anche la successiva e consapevole inadempienza, che costituisce il reato di frode nelle forniture pubbliche.

Avere certificati di sicurezza validi per una nave esclude il reato di frode in pubbliche forniture?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il possesso di certificati di sicurezza e idoneità alla navigazione, pur essendo legittimi, non esclude il reato se le navi non rispettano le specifiche caratteristiche tecniche richieste dal bando di gara, come quelle per l’accesso di passeggeri a mobilità ridotta. L’elemento decisivo è la conformità sostanziale ai requisiti contrattuali.

Qual è il profitto confiscabile in caso di truffa per ottenere un finanziamento pubblico?
Secondo la sentenza, quando un contratto di appalto è ottenuto tramite falsificazioni e raggiri, l’intero rapporto è viziato. Di conseguenza, il profitto confiscabile è costituito dall’intero ammontare dei contributi pubblici erogati, senza poter tenere conto di eventuali controprestazioni o costi sostenuti dall’impresa.

La scadenza dei termini per le indagini preliminari impedisce di disporre un sequestro preventivo?
No. La giurisprudenza consolidata, richiamata dalla Corte, stabilisce che la scadenza del termine per le indagini preliminari non preclude il compimento di attività funzionali non all’acquisizione della prova, ma al sequestro preventivo di beni che possono aggravare le conseguenze del reato o essere oggetto di confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati