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Frode con documento falso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa. Il caso riguardava una frode con documento falso, specificamente la presentazione in giudizio di un atto con firma apocrifa per ottenere un decreto ingiuntivo. La Corte ha confermato che tale condotta integra pienamente gli ‘artifici e raggiri’ tipici del reato di truffa (art. 640 c.p.), escludendo la possibilità di riqualificare il fatto come semplice uso di atto falso (art. 489 c.p.).

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frode con Documento Falso: Quando un Atto Falsificato Diventa Truffa?

La distinzione tra l’uso di un atto falso e una vera e propria truffa è un tema cruciale nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo che la presentazione in giudizio di un documento contraffatto per ottenere un ingiusto profitto costituisce una frode con documento falso. Questo articolo analizza la decisione, spiegando perché la condotta è stata qualificata come truffa e non come semplice uso di atto falso.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un’azione giudiziaria intrapresa da un soggetto per ottenere il pagamento di una somma di denaro. Per supportare la sua richiesta, l’individuo ha presentato al Tribunale un documento denominato “copia accettazione lavori”, relativo a una fattura. Tale documento, tuttavia, era stato falsificato: la firma apposta, apparentemente riconducibile alla controparte, non era mai stata da questa sottoscritta. Sulla base di questa documentazione contraffatta, l’imputato era riuscito a ottenere un decreto ingiuntivo, ossia un ordine di pagamento provvisoriamente esecutivo.

I Motivi del Ricorso e la Tesi Difensiva

Condannato in appello per il reato di truffa ai sensi dell’art. 640 del codice penale, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione. La difesa ha sostenuto principalmente due argomenti:

1. Insussistenza del reato di truffa: Secondo la difesa, mancavano gli elementi soggettivi e oggettivi del reato di truffa.
2. Errata qualificazione giuridica: La condotta avrebbe dovuto, al più, essere riqualificata come uso di atto falso da parte di privato (art. 489 c.p.), un reato peraltro non più previsto dalla legge in quella specifica forma.

In sostanza, la difesa mirava a dimostrare che l’azione del suo assistito non configurava gli “artifici e raggiri” tipici della truffa, ma si limitava all’utilizzo di un documento non autentico.

La Decisione della Cassazione sulla Frode con Documento Falso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno ritenuto i motivi del ricorso infondati e, in parte, non consentiti in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nel precedente grado di giudizio, senza sollevare critiche specifiche e argomentate contro la sentenza impugnata. Inoltre, la richiesta di riqualificare il reato implicava una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

Nel motivare la propria decisione, la Cassazione ha chiarito in modo inequivocabile perché la condotta in esame costituisce una frode con documento falso. Le motivazioni principali sono le seguenti:

1. La sussistenza degli artifici e raggiri: La Corte ha stabilito che la produzione stessa del documento contraffatto, recante una firma falsa, integra pienamente gli “artifici e raggiri” richiesti dall’art. 640 c.p. Tale azione era finalizzata a ingannare il giudice, inducendolo in errore sulla legittimità del credito vantato, per conseguire un profitto ingiusto, rappresentato dalla somma indicata nel decreto ingiuntivo.

2. La consapevolezza dell’imputato: L’elemento soggettivo del reato (il dolo) è stato ritenuto palese. L’imputato era pienamente consapevole di utilizzare un documento non veritiero per attestare circostanze false. L’assenza di qualsiasi spiegazione plausibile sulla provenienza del documento falsificato ha ulteriormente rafforzato la prova della sua malafede.

3. Corretta qualificazione del reato: La Corte ha affermato che la qualificazione della condotta come truffa è giuridicamente corretta e logica. Quando l’uso del documento falso è il mezzo attraverso cui si realizza l’inganno per ottenere un profitto illecito, il reato configurabile è quello di truffa. Questa fattispecie, più grave, assorbe quella minore dell’uso di atto falso. Pertanto, la possibilità di una riqualificazione è stata esclusa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: l’utilizzo di documenti falsi all’interno di un procedimento giudiziario per trarre in inganno il giudice e ottenere un vantaggio economico indebito non è una mera irregolarità, ma una vera e propria truffa. La falsificazione non è fine a se stessa, ma è lo strumento essenziale per perpetrare l’inganno. Questa pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale che tutela la corretta amministrazione della giustizia e sanziona con severità chi tenta di manipolarla a proprio vantaggio attraverso l’inganno documentale. Per i cittadini e le imprese, ciò significa che la presentazione di qualsiasi documento in sede legale deve essere improntata alla massima correttezza, poiché le conseguenze di una falsificazione possono essere molto gravi.

Presentare un documento con firma falsa in tribunale per ottenere un pagamento è reato di truffa?
Sì, secondo questa ordinanza, la presentazione in giudizio di un documento con firma falsa per indurre in errore un giudice e ottenere un provvedimento favorevole (come un decreto ingiuntivo) integra pienamente gli artifici e raggiri del reato di truffa previsto dall’art. 640 del codice penale.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché si limitava a ripetere argomenti già respinti in appello, senza una critica specifica alla sentenza, e perché chiedeva una nuova valutazione dei fatti (come la riqualificazione del reato), attività non consentita alla Corte di Cassazione, che giudica solo la corretta applicazione della legge.

Qual è la differenza tra il reato di truffa e l’uso di atto falso in questo caso specifico?
In questo caso, l’uso del documento falso non era fine a se stesso, ma era lo strumento utilizzato per commettere l’inganno e ottenere un profitto ingiusto. La condotta rientra quindi pienamente nella fattispecie della truffa (art. 640 c.p.), che è considerata più grave e assorbe il reato minore di uso di atto falso (art. 489 c.p.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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