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Frequentazione vietata: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale, condannato per il reato di frequentazione vietata. La Corte ha ritenuto sufficienti tre incontri con un’altra persona soggetta a misura di prevenzione per configurare il reato, sottolineando che il ricorso mirava a una non consentita rivalutazione dei fatti già accertati nei precedenti gradi di giudizio.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frequentazione Vietata: la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

Il tema della frequentazione vietata per i soggetti sottoposti a misure di prevenzione torna al centro di una pronuncia della Corte di Cassazione. Con una recente ordinanza, i giudici hanno ribadito la severità della normativa e i limiti invalicabili del ricorso in sede di legittimità. La vicenda offre lo spunto per analizzare i presupposti del reato previsto dal Codice Antimafia e le conseguenze di un’impugnazione manifestamente infondata.

I Fatti del Processo

La questione giuridica nasce dalla condanna di un individuo, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, per aver violato le prescrizioni imposte. Nello specifico, l’imputato era stato riconosciuto colpevole sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello per aver frequentato un’altra persona, anch’essa sottoposta a una misura di prevenzione.

I giudici di merito avevano accertato l’esistenza di tre distinti episodi di frequentazione, ritenendoli sufficienti a integrare la condotta penalmente rilevante. Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato. L’analisi dei giudici si è concentrata su due aspetti cruciali: la coerenza della motivazione della Corte d’Appello e la natura delle censure mosse dal ricorrente.

La Coerenza della Decisione Impugnata

Secondo la Cassazione, la Corte territoriale aveva fornito una motivazione adeguata e non illogica. Le tre frequentazioni accertate sono state considerate prova sufficiente per configurare il reato contestato. Anche l’elemento soggettivo, ovvero la consapevolezza da parte dell’imputato che l’altra persona fosse anch’essa soggetta a una misura di prevenzione, è stato ritenuto provato in base alla natura stessa dei fatti e delle circostanze.

I Limiti del Ricorso per Cassazione e la Frequentazione Vietata

Il punto centrale della decisione è il richiamo ai limiti del giudizio di legittimità. La Corte ha osservato che il ricorrente non aveva sollevato specifiche critiche al ragionamento logico-giuridico della sentenza d’appello. Al contrario, le sue doglianze si traducevano in una richiesta di diversa valutazione degli elementi di merito, un’operazione preclusa in sede di Cassazione. Il ruolo della Suprema Corte, infatti, non è quello di riesaminare i fatti come un terzo grado di giudizio, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma un principio fondamentale: le prescrizioni collegate alle misure di prevenzione, come il divieto di frequentare determinate persone, devono essere osservate con il massimo rigore. La loro violazione integra un reato autonomo, per il quale sono sufficienti anche poche occasioni di incontro documentate.

Inoltre, l’ordinanza evidenzia le conseguenze negative di un ricorso inammissibile. Il ricorrente non solo ha visto confermata la sua condanna, ma è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una significativa somma (tremila euro) alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate, che sovraccaricano il sistema giudiziario senza reali prospettive di accoglimento.

Cosa si intende per reato di frequentazione vietata?
È il reato commesso da chi, essendo sottoposto a una misura di prevenzione personale come la sorveglianza speciale, viola la prescrizione che gli vieta di frequentare altre persone sottoposte a misure analoghe, come stabilito dall’art. 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011.

Quanti incontri sono necessari per commettere questo reato?
Secondo la valutazione dei giudici nel caso di specie, confermata dalla Cassazione, tre frequentazioni accertate sono state ritenute un numero sufficiente per considerare integrato il reato.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, se non sussistono elementi che escludano la colpa nella proposizione del ricorso, viene anche condannato a versare una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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