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Frazionamento artificioso immobile: no al condono

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1263/2024, ha rigettato il ricorso contro un’ordinanza che negava la sospensione di una demolizione. Il caso verteva sul frazionamento artificioso di un immobile abusivo in due unità per eludere i limiti volumetrici del condono. La Corte ha ribadito che tale espediente è illecito e che i permessi così ottenuti, anche se inizialmente concessi e poi annullati, non possono bloccare l’esecuzione della sanzione penale.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frazionamento Artificioso Immobile: La Cassazione Conferma lo Stop al Condono

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un caso emblematico di frazionamento artificioso immobile, ribadendo un principio fondamentale in materia di abusi edilizi: non è possibile eludere i limiti di legge suddividendo fittiziamente un’unica opera per ottenere il condono. Con la sentenza n. 1263 del 2024, i giudici hanno confermato la piena legittimità di un ordine di demolizione, respingendo i tentativi di sospenderlo basati su permessi di costruire ottenuti con l’inganno e successivamente annullati dalla stessa Amministrazione comunale.

I Fatti del Caso: Un Unico Immobile, Due Pratiche di Condono

La vicenda trae origine da una sentenza di condanna del Tribunale di Torre Annunziata del 2000 per la realizzazione di un immobile abusivo di circa 1300 metri cubi. A seguito della condanna, era stato emesso un ordine di demolizione. Per evitare l’esecuzione, i proprietari avevano tentato la via della sanatoria, presentando due distinte istanze di condono. L’obiettivo era chiaro: dividere fittiziamente l’immobile per far sì che ogni porzione rientrasse nel limite di volumetria di 750 metri cubi, soglia massima per la concedibilità della sanatoria.

Inizialmente, il Comune aveva rilasciato due permessi di costruire in sanatoria. Tuttavia, in un secondo momento, la stessa Amministrazione, agendo in autotutela, aveva annullato tali permessi, riconoscendone l’illegittimità. Nonostante ciò, i proprietari avevano richiesto al giudice dell’esecuzione la sospensione della demolizione, facendo leva anche su una sospensiva ottenuta dal TAR avverso l’annullamento dei permessi. La Corte di Appello di Napoli, però, aveva respinto la richiesta, decisione ora confermata in via definitiva dalla Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi infondati, confermando integralmente la decisione della Corte di Appello. I giudici hanno stabilito che l’ordine di demolizione deve essere eseguito, in quanto i presupposti su cui si basava la richiesta di sospensione erano illegittimi e inconsistenti.

Le Motivazioni sul Frazionamento Artificioso Immobile

La sentenza si fonda su principi giuridici consolidati. La Corte ha evidenziato che il frazionamento artificioso immobile è un espediente illecito finalizzato unicamente a eludere la legge. Quando un’opera è strutturalmente e funzionalmente unitaria, non può essere considerata come una somma di interventi distinti solo per aggirare i limiti normativi.

L’Irrilevanza dei Permessi Illegittimi

Un punto cruciale della motivazione riguarda l’inefficacia dei permessi di costruire ottenuti e poi annullati. La Cassazione ha chiarito che il giudice dell’esecuzione penale non è un mero esecutore passivo, ma ha il dovere di controllare la legittimità degli atti amministrativi che dovrebbero paralizzare la sanzione. In questo caso, i permessi erano palesemente illegittimi perché basati su una rappresentazione fittizia della realtà (due immobili separati anziché uno unico). L’annullamento in autotutela da parte del Comune non ha fatto altro che ristabilire la legalità, rendendo i titoli abilitativi inidonei a sospendere la demolizione.

Autonomia tra Giudizio Penale e Amministrativo

Infine, la Corte ha sottolineato che eventuali contestazioni sulla legittimità degli atti di annullamento del Comune dovevano essere fatte valere nelle sedi appropriate, ovvero davanti al giudice amministrativo. Tuttavia, tali controversie non possono bloccare l’esecuzione di un ordine di demolizione derivante da una sentenza penale passata in giudicato, specialmente quando l’illiceità dell’operazione di sanatoria è così evidente.

Conclusioni: L’Illecito non Paga

La sentenza in esame rafforza un messaggio chiaro: le scorciatoie e gli espedienti volti a sanare abusi edilizi di grave entità non trovano tutela nell’ordinamento. Il frazionamento artificioso immobile è una pratica che la giurisprudenza condanna fermamente, considerandola una violazione diretta della legge. Questa decisione conferma che l’ordine di demolizione è una sanzione effettiva, il cui corso non può essere fermato da atti amministrativi ottenuti in modo fraudolento e successivamente riconosciuti come illegittimi.

È possibile ottenere un condono per un grande immobile abusivo presentandolo come due opere separate più piccole?
No. La Cassazione ha stabilito che il frazionamento artificioso di un’unica unità immobiliare per rientrare nei limiti di volumetria previsti per il condono è un espediente illecito e non è ammissibile.

Un permesso di costruire in sanatoria, anche se sospeso dal TAR, può fermare un ordine di demolizione penale?
No. Il giudice dell’esecuzione penale ha il dovere di verificare la legittimità del permesso. Se questo è stato ottenuto in modo illecito, come nel caso di un frazionamento fittizio, e poi annullato dalla stessa amministrazione, non è idoneo a paralizzare l’ordine di demolizione.

L’annullamento di un permesso di costruire da parte del Comune dopo molto tempo è valido per il giudice penale?
La sentenza chiarisce che le critiche contro la legittimità dell’annullamento in autotutela emesso dal Comune devono essere sollevate davanti al giudice amministrativo e non possono essere usate davanti al giudice dell’esecuzione penale per bloccare la demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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