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Frazionamento artificioso: condono edilizio negato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un ordine di demolizione, confermando che il frazionamento artificioso di un edificio tramite plurime domande di condono, presentate da soggetti diversi per eludere i limiti volumetrici, costituisce una pratica illecita. Tale stratagemma non sana l’abuso, e le eventuali demolizioni eseguite dopo i termini di legge sono irrilevanti.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condono Edilizio e Frazionamento Artificioso: La Cassazione Conferma il No

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47639/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di abusi edilizi: il frazionamento artificioso delle domande di condono. Questa pratica, utilizzata nel tentativo di eludere i limiti volumetrici imposti dalla legge, viene ancora una volta censurata con fermezza. La pronuncia ribadisce che la legge sul condono è volta a sanare abusi di modesta entità e non può essere aggirata tramite espedienti elusivi, confermando l’ordine di demolizione per un immobile realizzato abusivamente.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una sentenza di patteggiamento del 1997, con cui due persone venivano condannate per abuso edilizio e violazione di sigilli, con conseguente ordine di demolizione di un fabbricato su tre livelli. Anni dopo, i responsabili presentavano un’istanza al Tribunale per ottenere la sospensione o la revoca di tale ordine, sostenendo di aver ottenuto il condono edilizio dal Comune di Napoli. La loro tesi si basava sul fatto che erano state presentate quattro distinte domande di sanatoria da parte di quattro soggetti diversi, relative a differenti unità immobiliari all’interno dello stesso edificio. A loro dire, questa procedura era legittima e dimostrava la regolarizzazione dell’immobile. Il Tribunale, tuttavia, rigettava l’istanza, spingendo i condannati a ricorrere in Cassazione.

La Questione Giuridica: Il Divieto di Frazionamento Artificioso

Il nucleo della controversia risiede nell’interpretazione delle norme sul condono edilizio, in particolare quelle che fissano limiti volumetrici precisi: 750 metri cubi per singola unità abitativa e 3.000 metri cubi per l’intera costruzione. La ratio di questi limiti è chiara: consentire la sanatoria solo per abusi di portata contenuta.

La Cassazione ha consolidato da tempo un principio fondamentale: quando un edificio, pur suddiviso in più unità, è riconducibile a un unico centro di interesse e a un unico progetto costruttivo, non è possibile presentare domande di condono separate per ogni singola porzione. Tale comportamento integra un frazionamento artificioso della domanda, volto unicamente a eludere i limiti di legge. In sostanza, la valutazione sulla concedibilità del condono va fatta sull’intero complesso edificatorio, non sulle sue singole parti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendoli una mera riproposizione di argomenti già correttamente respinti dal giudice dell’esecuzione. Le motivazioni della decisione si fondano su tre pilastri argomentativi.

1. L’Unicità del Manufatto e l’Elusione dei Limiti

Gli Ermellini hanno evidenziato che le quattro istanze di condono, sebbene presentate da persone diverse, si riferivano a un unico “corpo di fabbrica” realizzato abusivamente. Questa strategia è stata qualificata come un espediente per aggirare il limite di 750 mc per unità, dato che il volume complessivo dell’immobile lo superava ampiamente. Di conseguenza, anche i permessi di condono rilasciati dal Comune sono stati ritenuti illegittimi, in quanto emessi al di fuori dei presupposti di legge.

2. L’Irrilevanza della Demolizione Postuma

Un altro punto chiave riguarda il tentativo dei ricorrenti di conformare l’opera ai limiti volumetrici tramite una demolizione parziale (nella fattispecie, un piano seminterrato) avvenuta in un momento successivo. La Corte ha ribadito un principio consolidato: i requisiti per accedere al condono, incluso il rispetto dei limiti volumetrici, devono esistere alla data ultima prevista dalla legge (in questo caso, il 31 dicembre 1993). Qualsiasi intervento successivo, come una demolizione, non solo è inefficace ai fini della sanatoria, ma costituisce esso stesso un’attività edilizia abusiva volta a eludere la disciplina di legge.

3. L’Inefficacia delle Circolari Ministeriali

I ricorrenti avevano invocato una circolare del Ministero delle Infrastrutture del 2005 a sostegno delle loro tesi. La Cassazione ha smontato anche questo argomento, ricordando che le circolari amministrative sono atti interni alla Pubblica Amministrazione. Esse hanno una funzione meramente interpretativa e non sono vincolanti né per i cittadini né, tantomeno, per il giudice penale. Una circolare non può mai porsi in contrasto con il chiaro tenore di una norma di legge.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un orientamento giurisprudenziale rigoroso e consolidato in materia di condono edilizio. Le conclusioni che se ne possono trarre sono di grande importanza pratica:
1. Nessuna tolleranza per l’elusione: I tentativi di aggirare i limiti normativi attraverso strategie come il frazionamento artificioso non trovano accoglimento in sede giudiziaria.
2. La valutazione è unitaria: Un edificio concepito e realizzato unitariamente deve essere valutato come tale ai fini del condono, indipendentemente da quante domande vengano presentate o da quante persone risultino formalmente intestatarie.
3. I termini sono perentori: La conformità dell’opera ai requisiti di legge deve essere verificata alla data di scadenza prevista dalla normativa sul condono. Non sono ammesse “sanatorie postume” tramite demolizioni o altri interventi successivi.
Questa pronuncia serve da monito: la legge sul condono non è una sanatoria generalizzata, ma uno strumento eccezionale con requisiti precisi e inderogabili, la cui violazione porta inevitabilmente alla conferma dell’ordine di demolizione.

È possibile ottenere il condono per un grande immobile abusivo presentando più domande separate per le singole unità abitative intestate a persone diverse?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa pratica costituisce un “frazionamento artificioso” della domanda, finalizzato a eludere illegalmente i limiti di volume previsti dalla legge. Se l’edificio è riconducibile a un unico centro di interesse, deve essere considerato nella sua interezza.

Se un’opera abusiva supera i limiti di volume per il condono, posso demolire la parte eccedente dopo la scadenza dei termini per renderla condonabile?
No. La demolizione per rientrare nei limiti di volume deve avvenire prima della scadenza del termine per la presentazione della domanda di condono. Una demolizione successiva è considerata un intervento a sua volta abusivo e non ha alcun effetto sanante.

Una circolare ministeriale che sembra interpretare la legge in modo più favorevole può essere usata per contrastare una decisione del giudice?
No. La sentenza chiarisce che una circolare ministeriale è un atto interno della Pubblica Amministrazione, non vincolante per l’autorità giudiziaria. Non può quindi prevalere sul chiaro dettato normativo della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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