LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Frazionamento abusivo: il no della Cassazione al condono

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro un’ordinanza che rigettava la revoca di un ordine di demolizione. Il caso riguarda un immobile abusivo, successivamente oggetto di un frazionamento abusivo in più unità immobiliari per ottenere sanatorie individuali. La Corte ha stabilito che tale pratica è un espediente illecito per aggirare i limiti volumetrici previsti dalla legge sul condono, confermando che l’immobile deve essere valutato nella sua interezza. Di conseguenza, le sanatorie sono state ritenute illegittime e l’ordine di demolizione è rimasto valido.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Frazionamento Abusivo: Quando la Sanatoria non Salva dalla Demolizione

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di abusi edilizi: il frazionamento abusivo. Questa pratica consiste nel suddividere artificiosamente un immobile per ottenere sanatorie che, altrimenti, non sarebbero concedibili. La pronuncia chiarisce che tale espediente è illecito e non può paralizzare un ordine di demolizione già emesso e divenuto irrevocabile. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza di condanna per abusi edilizi, divenuta definitiva nel 1998, che includeva un ordine di demolizione per un’unica struttura immobiliare abusiva. Successivamente, l’immobile era stato suddiviso e gli appartamenti venduti a nuovi proprietari. Questi ultimi, nel corso degli anni, avevano presentato diverse domande di condono per le singole unità, ottenendo il rilascio di sanatorie.

Forti di questi permessi, i proprietari si erano rivolti al giudice dell’esecuzione chiedendo la revoca dell’ordine di demolizione. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto la richiesta, ritenendo che le sanatorie fossero state ottenute illegittimamente. Contro questa decisione, i proprietari hanno proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la domanda di sanatoria edilizia deve considerare l’unità immobiliare nel suo complesso, specialmente quando l’abuso riguarda un unico fabbricato.

Le Motivazioni: il Frazionamento Abusivo come Espediente Illecito

Il cuore della motivazione risiede nella condanna della pratica del frazionamento abusivo. La legge sul condono edilizio prevede specifici limiti di volume (in questo caso, 750 metri cubi) per poter accedere alla sanatoria. Nel caso di specie, l’immobile originario, considerato nella sua interezza, superava tale limite.

La strategia difensiva si basava sul fatto che, presentando sei diverse domande di condono per sei unità immobiliari più piccole (ricavate anche con ulteriori ampliamenti), ciascuna rientrava individualmente nei limiti di legge. La Cassazione ha smontato questa tesi, definendola un “illecito espediente” volto a denunciare fittiziamente la realizzazione di opere non collegate tra loro, quando in realtà facevano tutte parte di un unico manufatto.

L’edificio, sin dalla sua origine, era un’unica costruzione abusiva. La successiva suddivisione in più unità non può alterare questa realtà. Pertanto, i permessi in sanatoria rilasciati sulla base di queste domande frazionate sono stati ritenuti illegittimi e, di conseguenza, privi dell’effetto di annullare l’ordine di demolizione (effetto “caducatorio”).

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza riafferma con forza che il giudice dell’esecuzione ha il potere e il dovere di verificare la legittimità dei permessi di costruire in sanatoria. Se un condono è ottenuto attraverso un artificio come il frazionamento abusivo, esso non ha alcun valore e non può impedire l’esecuzione di un ordine di demolizione. I fatti accertati in una sentenza irrevocabile, come l’esistenza di un illecito edilizio unitario, non possono essere rimessi in discussione in fase esecutiva. Questa decisione serve da monito: non è possibile aggirare i limiti imposti dalla normativa urbanistica attraverso suddivisioni fittizie, e chi acquista un immobile abusivo deve essere consapevole che le sanatorie ottenute con tali mezzi non offrono alcuna protezione dalla demolizione.

È possibile sanare un grande immobile abusivo frazionandolo in più unità più piccole?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il frazionamento di un immobile unitario per far rientrare le singole porzioni nei limiti di volume del condono edilizio è un espediente illecito. La valutazione per la sanatoria deve riguardare l’immobile nel suo complesso originario.

Un permesso a costruire in sanatoria può sempre bloccare un ordine di demolizione?
No. Se il permesso in sanatoria è ritenuto illegittimo dal giudice dell’esecuzione, come nel caso di un condono ottenuto tramite frazionamento abusivo, esso non ha l’effetto di annullare l’ordine di demolizione, che quindi deve essere eseguito.

Il giudice è obbligato a disporre una nuova perizia tecnica (CTU) se richiesta dalla difesa?
No. La nomina di un perito è un potere discrezionale del giudice. Se ritiene di avere già elementi sufficienti per decidere, come le risultanze di una precedente consulenza tecnica, può respingere la richiesta di una nuova perizia senza incorrere in un vizio di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati