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Fornitura stupefacenti: quando è reato associativo?

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza di custodia cautelare, chiarendo che la continua fornitura di stupefacenti a un gruppo criminale non comporta automaticamente la partecipazione all’associazione. È necessario dimostrare un vincolo stabile e la consapevolezza di contribuire al sodalizio, elementi che il giudice di merito non aveva adeguatamente valutato, trascurando la breve durata e la modesta entità delle cessioni.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fornitura Stupefacenti: Quando una Cessione Diventa Partecipazione a un’Associazione?

La distinzione tra un semplice spacciatore e un membro effettivo di un’organizzazione criminale è una linea sottile ma cruciale nel diritto penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su quando una fornitura stupefacenti, anche se continuativa, si trasforma nel più grave reato di partecipazione ad associazione finalizzata al traffico di droga. Questo caso analizza la differenza tra un rapporto di fornitura bilaterale e un’adesione stabile a un sodalizio criminale, stabilendo criteri precisi che i giudici devono seguire.

I Fatti del Caso: La Posizione del Ricorrente

Il caso ha origine dal ricorso di un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere con l’accusa di far parte di un’associazione per delinquere dedita al traffico di stupefacenti. L’accusa si basava sul suo ruolo di fornitore per il gruppo. La difesa, tuttavia, sosteneva una tesi differente: il rapporto era limitato a cessioni di modeste quantità di droga a un solo membro del gruppo, in un arco temporale circoscritto (settembre-ottobre 2021). Secondo il ricorrente, questi elementi dimostravano l’esistenza di un semplice rapporto commerciale bilaterale, e non un’integrazione organica nell’associazione. Mancavano, infatti, prove di partecipazione a riunioni, divisione degli utili o contatti con altri membri del sodalizio.

Il Principio di Diritto: La Fornitura Stupefacenti e l’Associazione a Delinquere

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha colto l’occasione per ribadire i principi fondamentali che distinguono il reato di spaccio (art. 73 d.P.R. 309/1990) da quello di partecipazione a un’associazione criminale (art. 74 d.P.R. 309/1990). Secondo la giurisprudenza consolidata, un rapporto continuativo di fornitura può effettivamente integrare la partecipazione a un’associazione, ma non automaticamente. È necessario un “salto di qualità” dal mero affidamento reciproco a un vincolo stabile. Questo salto si verifica solo in presenza di specifici elementi fattuali che dimostrino la cosiddetta affectio societatis, ovvero la consapevolezza e la volontà di far parte del gruppo e di contribuire ai suoi scopi.

Gli Indicatori della Partecipazione Associativa

Il giudice di merito deve valutare attentamente una serie di indicatori per determinare se il fornitore è diventato un partecipe. Tra questi, i più importanti sono:

* La stabilità e continuità del rapporto: Non una mera reiterazione di acquisti, ma una fornitura che per le sue caratteristiche assume i contorni di una somministrazione stabile.
* Le modalità di approvvigionamento: Come avviene la fornitura e quali garanzie offre al gruppo.
* La rilevanza economica e quantitativa: L’impatto che la fornitura ha sull’operatività del sodalizio. Un’interruzione della fornitura creerebbe un effetto destabilizzante per il gruppo?
* La consapevolezza del fornitore: Il soggetto deve essere cosciente di agire all’interno di una struttura organizzata e di contribuire al suo mantenimento e successo.

Le Motivazioni della Cassazione: Oltre la Semplice Cessione nella Fornitura Stupefacenti

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse errato nel suo ragionamento. Invece di analizzare gli indici sopra menzionati, il giudice di merito aveva applicato un sillogismo automatico: poiché la fornitura avveniva nel territorio di operatività dell’associazione, il fornitore ne era automaticamente un partecipe. Questo approccio è stato giudicato errato e illogico. Il Tribunale aveva trascurato di valutare elementi cruciali sollevati dalla difesa, come la breve durata del rapporto, la modesta quantità delle cessioni e la limitatezza dei contatti. Questi aspetti, liquidati come “neutri”, erano invece fondamentali per qualificare la natura del rapporto. Anche la conoscenza delle basi operative del gruppo o del linguaggio criptico, pur essendo indizi, non sono stati ritenuti elementi decisivi per provare la trasformazione del rapporto da negoziale a societario.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione rafforza un principio di garanzia fondamentale: non si può essere considerati membri di un’associazione criminale sulla base di presunzioni. La gravità dell’accusa di cui all’art. 74 richiede una prova rigorosa della volontà di adesione al programma criminale del gruppo. Per i giudici, questo significa che ogni valutazione, specialmente in fase cautelare, deve essere basata su un’analisi approfondita di tutti gli elementi concreti, senza cedere a facili automatismi. La semplice fornitura di stupefacenti, anche se ripetuta, non basta; occorre dimostrare che il fornitore è diventato un ingranaggio stabile e consapevole della macchina criminale.

Una fornitura continuativa di droga a un membro di un’associazione criminale significa automaticamente essere parte dell’associazione stessa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una fornitura continuativa non comporta automaticamente la partecipazione all’associazione. È necessario dimostrare un “salto di qualità” dal semplice rapporto commerciale a un vincolo stabile, caratterizzato dalla consapevolezza e volontà di contribuire agli scopi del sodalizio (affectio societatis).

Quali elementi deve valutare un giudice per stabilire se un fornitore è un partecipe del sodalizio criminale?
Il giudice deve valutare specifici elementi fattuali, tra cui: la durata dell’accordo criminoso, le modalità dell’approvvigionamento continuativo, il contenuto economico delle transazioni e la rilevanza oggettiva che il fornitore riveste per l’operatività del gruppo. In sostanza, deve verificare se l’interruzione del rapporto di fornitura avrebbe un effetto destabilizzante per l’associazione.

La breve durata e la modesta quantità delle cessioni di droga sono elementi irrilevanti per escludere la partecipazione a un’associazione?
No, non sono irrilevanti. La Corte ha criticato la decisione del Tribunale proprio per aver trascurato di valutare l’incidenza di questi aspetti. La durata, il quantitativo e la rilevanza economica delle transazioni sono elementi peculiari della fornitura che devono essere attentamente considerati per determinare la natura del rapporto e l’eventuale sussistenza del vincolo associativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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