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Fornitore Stabile: la Cassazione traccia il confine

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo accusato di essere un fornitore stabile di eroina per un’associazione criminale. Secondo la Corte, per trasformare un rapporto di fornitura in partecipazione associativa, non bastano indizi generici. È necessario dimostrare che il fornitore, superando il normale conflitto di interessi economici, abbia consapevolmente contribuito in modo stabile alla vita e agli scopi del gruppo. In questo caso, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e due conversazioni intercettate sono state ritenute insufficienti a provare tale coinvolgimento organico.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fornitore Stabile: Quando la Cessione di Droga Diventa Associazione Criminale?

La recente sentenza della Corte di Cassazione analizza un tema cruciale nel diritto penale: la linea di demarcazione tra essere un semplice fornitore stabile di sostanze stupefacenti e diventare un membro a tutti gli effetti di un’associazione criminale. Questa decisione chiarisce che per configurare la partecipazione associativa non è sufficiente un rapporto continuativo di fornitura, ma è richiesta una prova più rigorosa del coinvolgimento organico del soggetto negli scopi del gruppo.

I Fatti alla Base della Decisione

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale che disponeva la custodia cautelare in carcere per un individuo, ritenuto gravemente indiziato di far parte di un’associazione finalizzata al traffico di eroina. Secondo l’accusa, l’indagato avrebbe ricoperto il ruolo di fornitore stabile per uno dei sottogruppi dell’organizzazione.

Gli elementi a carico si basavano principalmente su due pilastri:
1. Le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia.
2. Il contenuto di due conversazioni intercettate tra terzi.

Il Tribunale aveva confermato la misura, ritenendo sufficienti tali elementi a dimostrare la gravità indiziaria a carico dell’indagato.

Le Doglianze della Difesa

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse critiche all’ordinanza. In primo luogo, ha evidenziato come le dichiarazioni di un collaboratore si riferissero a fatti molto precedenti (del 2013) rispetto al periodo contestato (dal 2016 in poi). Le dichiarazioni dell’altro collaboratore, invece, pur riferendosi a un periodo più recente, descrivevano un singolo episodio di spaccio e non un’attività continuativa legata all’associazione.

Inoltre, la difesa ha contestato l’interpretazione delle intercettazioni, sostenendo che il nome menzionato nei dialoghi potesse riferirsi a un omonimo e che, in ogni caso, il contenuto non provava un inserimento stabile dell’indagato nel sodalizio criminale.

Quando un Fornitore Stabile Diventa Partecipe dell’Associazione?

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha colto l’occasione per ribadire i principi fondamentali che distinguono il ruolo del fornitore da quello del partecipe. La giurisprudenza ha da tempo chiarito che anche un fornitore può essere considerato un membro dell’associazione se il suo apporto è durevole e consapevole.

Tuttavia, il giudice deve superare una presunzione importante: il rapporto tra fornitore e acquirente è per sua natura basato su un conflitto di interessi economici. Il primo vuole vendere al prezzo più alto, il secondo acquistare al più basso. Questo lo pone “fisiologicamente” come controparte contrattuale, non come socio.

Per dimostrare che questa soglia è stata superata, trasformando un rapporto di mero affidamento in un vincolo associativo (affectio societatis), l’accusa deve fornire prove concrete. È necessario dimostrare che il fornitore stabile abbia agito con la coscienza e la volontà di assicurare un approvvigionamento continuativo al gruppo, contribuendo così attivamente alla sua esistenza e al raggiungimento dei suoi scopi.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale viziata e insufficiente. Le dichiarazioni dei collaboratori sono state giudicate o temporalmente irrilevanti o troppo generiche e non confermative dell’accusa associativa. Le dichiarazioni che parlavano di “spaccio” non erano sufficienti a provare che l’indagato fosse un ingranaggio stabile dell’organizzazione.

Anche le intercettazioni sono state considerate deboli. Le due conversazioni, avvenute in un lasso di tempo molto ristretto (28 ottobre e 4 novembre 2021), non potevano, da sole, dimostrare un ruolo continuativo di fornitore all’interno di un sodalizio complesso e articolato. Il loro contenuto non era auto-evidente e non rivelava un coinvolgimento dell’indagato nelle dinamiche interne del gruppo. Il Tribunale non ha spiegato come da due conversazioni indirette si potesse desumere un ruolo stabile e duraturo.

In sostanza, la motivazione del provvedimento impugnato si è limitata a menzionare un’attività di fornitura in termini generici, senza specificare la quantità di sostanza, la frequenza delle consegne o la rilevanza oggettiva di tale approvvigionamento per la vita dell’associazione. Mancava, quindi, la prova del superamento della soglia del mero rapporto contrattuale.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

Per questi motivi, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo giudizio. Il giudice del rinvio dovrà applicare i principi enunciati dalla Corte e valutare con maggiore rigore se esistano elementi concreti per dimostrare non solo un’attività di fornitura, ma una vera e propria partecipazione organica dell’indagato all’associazione criminale. La sentenza sottolinea l’importanza di un onere motivazionale stringente, specialmente quando si tratta di limitare la libertà personale sulla base di accuse così gravi.

Essere un fornitore abituale di droga per un gruppo criminale significa automaticamente farne parte?
No. Secondo la Corte, per dimostrare la partecipazione all’associazione non basta provare un rapporto di fornitura, anche se continuativo. È necessario dimostrare che il fornitore abbia agito con la volontà di contribuire stabilmente alla vita e agli scopi del gruppo, superando il semplice rapporto commerciale.

Quali elementi servono per dimostrare che un fornitore è diventato un membro dell’associazione?
Sono necessari elementi concreti che rivelino il superamento della soglia del mero affidamento commerciale. Bisogna esaminare la durata dell’accordo, le modalità di azione, la collaborazione, il contenuto economico delle transazioni e la rilevanza oggettiva che il fornitore riveste per il sodalizio, provando che si è creato un legame che riconduce la sua partecipazione al progetto criminale comune.

Perché le prove raccolte (intercettazioni e dichiarazioni) non sono state ritenute sufficienti in questo caso?
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono state giudicate o riferibili a un periodo diverso da quello contestato, o troppo generiche e non confermative dell’accusa. Le due intercettazioni, avvenute in un arco temporale molto breve e tra terze persone, non erano sufficienti a dimostrare un ruolo stabile e un coinvolgimento organico dell’indagato nelle dinamiche interne del gruppo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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