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Fornitore di droga: quando si diventa partecipe?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un individuo accusato di essere un fornitore di droga per un’associazione criminale. La sentenza chiarisce che per essere considerati partecipi non è necessaria un’esclusività o indispensabilità della fornitura, ma è sufficiente un rapporto stabile e continuativo che dimostri l’inserimento del fornitore nella programmazione del gruppo, superando così la natura di semplici e occasionali episodi di spaccio.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fornitore di Droga: quando scatta la partecipazione ad associazione?

Essere un fornitore di droga per un gruppo criminale significa automaticamente farne parte? La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, torna a fare luce sui confini tra una semplice serie di cessioni di stupefacenti e la più grave accusa di partecipazione a un’associazione per delinquere. La pronuncia analizza il momento esatto in cui un rapporto di fornitura si trasforma in un vincolo stabile, tale da integrare la piena partecipazione al sodalizio criminale.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di un individuo, accusato di far parte di un’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo l’accusa, l’uomo agiva come fornitore per il gruppo. La misura veniva confermata anche dal Tribunale del Riesame.

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo diversi punti. In primo luogo, l’occasionalità dei rapporti, limitati a due soli episodi in un arco temporale ristretto, non sarebbe sufficiente a dimostrare una partecipazione stabile. In secondo luogo, mancherebbe la prova del cosiddetto dolo di partecipazione, ovvero la consapevolezza e la volontà di far parte dell’associazione e di contribuire ai suoi scopi. Infine, si contestava il fatto che l’apporto del fornitore non fosse né esclusivo né indispensabile per la vita del gruppo, che disponeva di altri canali di approvvigionamento.

La Transizione da Fornitore di Droga a Partecipe

La questione centrale affrontata dalla Corte è quella di definire quando il ruolo di fornitore di droga cessa di essere una serie di singoli reati di spaccio per diventare una condotta di partecipazione stabile a un’associazione criminale. Secondo la giurisprudenza consolidata, questo passaggio avviene quando la relazione tra fornitore e acquirente supera la soglia del rapporto contrattuale (sinallagmatico) e si trasforma in un’adesione al programma criminoso del gruppo.

La Stabilizzazione del Rapporto

Nel caso specifico, i giudici hanno individuato il momento della “stabilizzazione” del rapporto in una serie di conversazioni intercettate. Da queste emergeva non solo la pianificazione di future e continuative cessioni, ma anche la consapevolezza dell’indagato di inserirsi in una struttura organizzata. Frasi come “l’erba che ti ha portato la nostra è sì si” indicavano una continuità e un’appartenenza che andavano oltre la singola vendita. Questo dimostrava, secondo la Corte, un affidamento reciproco e la proiezione del rapporto nel tempo, elementi tipici del vincolo associativo.

L’Irrilevanza dell’Esclusività e dell’Indispensabilità

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: per essere considerati partecipi, non è necessario che l’apporto del fornitore di droga sia indispensabile per la sopravvivenza dell’associazione, né che il rapporto di fornitura sia esclusivo. Ciò che conta è la costante disponibilità a fornire le sostanze, in modo da creare un canale di approvvigionamento stabile su cui il gruppo può fare affidamento per la propria operatività. La presenza di altri fornitori non esclude la partecipazione di uno di essi, se il suo contributo è comunque inserito in modo organico e continuativo nelle dinamiche del sodalizio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale del Riesame. Le motivazioni si basano su un’interpretazione consolidata della giurisprudenza in materia. La Corte ha spiegato che la partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti può essere fondatamente riconosciuta anche a chi si rende disponibile a fornire le sostanze in modo da determinare un rapporto durevole, seppur non esclusivo. Il mutamento da una semplice relazione commerciale a un vincolo stabile si può desumere da vari fattori: l’approvvigionamento continuativo della sostanza dal gruppo, il contenuto economico delle transazioni e la rilevanza oggettiva che il fornitore assume per il sodalizio criminale. Nel caso di specie, gli elementi raccolti, in particolare le intercettazioni, hanno dimostrato che la volontà delle parti aveva superato la soglia del singolo accordo contrattuale, trasformandosi in una vera e propria adesione al programma criminoso. L’affidabilità del fornitore e il suo inserimento nella catena di approvvigionamento del gruppo sono stati ritenuti indizi gravi, precisi e concordanti della sua partecipazione all’associazione.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un importante principio giuridico: la linea di demarcazione tra essere un semplice spacciatore e un membro di un’associazione criminale è data dalla stabilità e dalla funzionalità del rapporto di fornitura rispetto agli scopi del gruppo. Non è richiesto un ruolo formale o un coinvolgimento in tutte le attività del sodalizio. È sufficiente che il fornitore, con la sua costante disponibilità, si inserisca consapevolmente nel tessuto operativo dell’organizzazione, contribuendo al suo mantenimento e alla realizzazione del fine comune. Questa decisione ha implicazioni pratiche significative, poiché conferma che anche i ruoli apparentemente esterni, come quello del fornitore, possono essere considerati a pieno titolo partecipativi se caratterizzati da continuità e affidabilità, elementi che li rendono parte integrante della strategia criminale del gruppo.

Un fornitore di droga è sempre considerato parte di un’associazione criminale?
No. Lo diventa quando il rapporto di fornitura supera la natura di singoli episodi di vendita e si trasforma in un vincolo stabile e continuativo, dimostrando la consapevolezza del fornitore di inserirsi in una struttura organizzata per contribuire al suo programma criminale.

Per essere considerati membri dell’associazione, la fornitura di droga deve essere esclusiva o indispensabile?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che la partecipazione può essere desunta dalla costante disponibilità a fornire le sostanze, senza che sia necessario il requisito ulteriore dell’unicità, dell’esclusività o dell’indispensabilità della fornitura.

Il Tribunale del Riesame può integrare la motivazione di un’ordinanza di custodia cautelare?
Sì. Secondo la Corte, il Tribunale del Riesame ha il potere e il dovere di integrare le eventuali carenze o insufficienze motivazionali del provvedimento del primo giudice, purché la motivazione originaria non sia del tutto mancante o meramente apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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