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Foglio di via: quando il ricorso è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la violazione del foglio di via obbligatorio. L’inammissibilità è stata motivata dal fatto che il ricorso si limitava a riproporre le stesse censure già respinte in appello, senza contestare specificamente le argomentazioni della corte territoriale. La Suprema Corte ha ribadito che il controllo del giudice sul foglio di via deve limitarsi alla verifica della legittimità formale dell’atto, inclusa la motivazione sulla pericolosità sociale, senza poter entrare nel merito della valutazione discrezionale del Questore.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Foglio di Via Obbligatorio: Limiti al Controllo del Giudice e Ricorso Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti dell’impugnazione contro una condanna per la violazione del foglio di via. Questa misura di prevenzione, disciplinata dal D.Lgs. 159/2011, è uno strumento fondamentale per la tutela dell’ordine pubblico. Tuttavia, la sua applicazione e le conseguenze penali in caso di violazione generano spesso questioni procedurali complesse. La Suprema Corte, con questa decisione, traccia una linea netta tra il controllo di legittimità consentito al giudice penale e una rivalutazione del merito che non gli compete, sanzionando con l’inammissibilità i ricorsi meramente ripetitivi.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo grado e successivamente in appello alla pena di due mesi e dieci giorni di arresto per aver violato le prescrizioni di un foglio di via obbligatorio. La condanna si basava sulla contravvenzione prevista dall’art. 76, comma 3, del D.Lgs. n. 159 del 2011. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione della sentenza d’appello in merito alla verifica della legittimità del provvedimento amministrativo emesso dal Questore.

La Questione Giuridica: i Limiti del Sindacato sul Foglio di Via

Il nodo centrale della questione non riguarda la colpevolezza del ricorrente, ma la natura e l’estensione del controllo che il giudice penale può esercitare sul provvedimento amministrativo che sta alla base del reato, ovvero il foglio di via. Il ricorrente sosteneva, in sostanza, che il provvedimento del Questore fosse illegittimo. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ribadito un principio consolidato: il sindacato del giudice penale non può spingersi fino a una rivalutazione autonoma della pericolosità sociale del soggetto, che è un giudizio spettante all’autorità amministrativa. Il controllo giurisdizionale deve invece limitarsi a verificare la legittimità formale dell’atto: in particolare, se il provvedimento del Questore sia adeguatamente motivato e fondato su elementi di fatto concreti (come precedenti, carichi pendenti e stile di vita) da cui si desume la pericolosità del soggetto.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Motivazione del Foglio di Via

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. La ragione principale di tale decisione risiede nel fatto che il ricorso si limitava a essere una ‘mera reiterazione’ dei motivi già presentati in appello. Secondo gli Ermellini, il ricorrente non aveva mosso una critica specifica e puntuale alle argomentazioni con cui la Corte d’Appello aveva respinto le sue doglianze, ma si era limitato a riproporle pedissequamente. Questo comportamento processuale viola il principio di specificità dei motivi di ricorso e conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Cassazione ha chiarito che la sentenza d’appello impugnata aveva correttamente agito entro i limiti del proprio sindacato. I giudici di secondo grado avevano verificato che il Questore avesse basato il suo giudizio di pericolosità sociale su elementi concreti e appropriati, quali i precedenti, i carichi pendenti e lo stile di vita del soggetto. Pertanto, la motivazione del provvedimento amministrativo era stata ritenuta adeguata e conforme ai principi di legge. Il ricorso in Cassazione, non riuscendo a scalfire questa corretta impostazione giuridica, è risultato privo di fondamento. La Corte ha sottolineato che riproporre le stesse censure già esaminate e respinte, senza confrontarsi con la ratio decidendi della sentenza impugnata, equivale a un non-motivo, rendendo l’impugnazione inammissibile.

Conclusioni

La decisione consolida un importante principio procedurale: per evitare una declaratoria di inammissibilità, il ricorso in Cassazione non può essere una semplice fotocopia dell’atto d’appello. È necessario che l’impugnazione si confronti criticamente con la motivazione della sentenza di secondo grado, evidenziandone gli specifici vizi logici o giuridici. In materia di foglio di via, questa ordinanza conferma che il focus del controllo giudiziario penale è sulla legalità e sulla coerenza della motivazione dell’atto amministrativo, non sulla sostituzione del giudizio del giudice a quello del Questore sulla pericolosità del soggetto. La conseguenza pratica per il ricorrente è stata non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende.

Quando un ricorso in Cassazione contro una condanna per violazione del foglio di via è considerato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza contestare specificamente e criticamente le motivazioni della sentenza di secondo grado, risultando così manifestamente infondato.

Qual è il limite del controllo del giudice penale sul provvedimento del Questore che emette un foglio di via?
Il giudice deve limitarsi a verificare la conformità del provvedimento alla legge, in particolare l’esistenza di una motivazione adeguata basata su elementi di fatto (precedenti, carichi pendenti, stile di vita) che supportino il giudizio di pericolosità sociale, ma non può riesaminare nel merito tale valutazione discrezionale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo che il ricorso non venga esaminato nel merito, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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