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Foglio di via: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la violazione di un foglio di via. La condanna iniziale a una pena detentiva era stata sostituita con una pena pecuniaria. La Corte ha ribadito che tali sentenze non sono appellabili ma solo ricorribili in Cassazione. Inoltre, ha ritenuto infondato il motivo di ricorso relativo alla presunta incertezza del luogo di residenza indicato nel provvedimento, confermando la legittimità dell’ordine emesso dal Questore.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Foglio di via: la Cassazione conferma l’inammissibilità del ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sulla disciplina del foglio di via obbligatorio e sulle regole procedurali che governano l’impugnazione delle relative condanne. Il caso analizzato riguarda un soggetto condannato per non aver ottemperato all’ordine del Questore, la cui pena detentiva era stata sostituita con una pena pecuniaria. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, consolidando due principi fondamentali in materia.

I fatti del caso

Il Tribunale di Bergamo, in sede di udienza preliminare, aveva condannato un individuo alla pena di un mese di arresto per la violazione dell’art. 76, comma 3, del D.Lgs. 159/2011, per non aver rispettato le prescrizioni di un foglio di via. Tale pena era stata immediatamente sostituita, ai sensi della normativa vigente, con un’ammenda di 300,00 euro.

L’imputato, tramite il suo difensore, aveva proposto appello, convertito poi in ricorso per cassazione, basandosi su due motivi principali:
1. Mancanza di chiarezza del provvedimento del Questore: Si sosteneva che l’ordinanza non indicasse con precisione il comune di residenza in cui l’imputato avrebbe dovuto fare rientro, tenuto conto che, pur avendo una residenza anagrafica formale, di fatto era senza fissa dimora.
2. Eccessiva severità della pena: Si lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche, data la condizione di totale emarginazione sociale del soggetto.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico, aspecifico e manifestamente infondato. La decisione si fonda su un duplice binario argomentativo: uno di natura processuale, relativo all’ammissibilità dell’impugnazione, e uno di natura sostanziale, riguardante la validità del foglio di via.

Le motivazioni: i principi sul foglio di via e l’inappellabilità

La Corte ha innanzitutto confermato la correttezza della conversione dell’appello in ricorso per cassazione. Richiamando un orientamento consolidato, ha ribadito che, ai sensi dell’art. 593, comma 3, del codice di procedura penale, le sentenze che applicano la sola pena pecuniaria, anche se frutto della sostituzione di una pena detentiva, non sono appellabili. L’unico rimedio esperibile è il ricorso diretto in Cassazione.

Nel merito del primo motivo, la Corte lo ha giudicato una mera riproposizione di una doglianza già correttamente risolta dal giudice di primo grado. Gli Ermellini hanno ricordato che, secondo una costante interpretazione giurisprudenziale, le prescrizioni di fare rientro nel luogo di residenza e di non ritornare nel comune da cui si è stati allontanati sono condizioni ‘imprescindibili e inscindibili’ per la legittimità del foglio di via. Di conseguenza, la misura non può essere applicata a chi è privo di residenza. Tuttavia, nel caso specifico, il provvedimento del Questore indicava chiaramente il comune di residenza anagrafica dell’imputato, un luogo ‘esistente e conosciuto’. Pertanto, l’ordine era completo e legittimo, e l’argomento della difesa infondato.

Le conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa pronuncia rafforza due punti chiave. In primo luogo, stabilisce con fermezza i limiti all’impugnazione delle condanne per reati minori puniti, in concreto, con la sola pena pecuniaria, indirizzando le contestazioni direttamente al vaglio di legittimità della Cassazione. In secondo luogo, chiarisce che la condizione di ‘senza fissa dimora’ non può essere invocata per invalidare un foglio di via quando esiste una residenza anagrafica nota e specificata nel provvedimento amministrativo. La decisione sottolinea l’importanza della precisione degli atti della pubblica amministrazione e, al contempo, l’onere per la difesa di articolare motivi di ricorso specifici e non meramente ripetitivi delle argomentazioni già respinte nei gradi di merito.

È possibile appellare una condanna se la pena detentiva è stata sostituita con una multa?
No. Secondo la sentenza, in linea con l’art. 593, comma 3, c.p.p., le sentenze che applicano in concreto la sola pena pecuniaria (anche se in sostituzione di una detentiva) non sono appellabili. L’unica impugnazione ammessa è il ricorso per cassazione.

Un foglio di via è valido se non indica il luogo di residenza dove tornare?
No. La Corte ribadisce che le prescrizioni di fare rientro nel luogo di residenza e di non tornare nel comune da cui si è stati allontanati sono elementi imprescindibili e inscindibili. La mancanza di uno di essi rende il provvedimento illegittimo.

Cosa succede se il destinatario di un foglio di via è senza fissa dimora?
In linea di principio, la misura non può essere applicata a chi è privo di una residenza effettiva. Tuttavia, come chiarito nel caso di specie, se il provvedimento indica correttamente il comune di residenza anagrafica, che risulta ‘esistente e conosciuto’, l’ordine è considerato legittimo e valido, anche se di fatto la persona non vi dimora abitualmente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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