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Foglio di via: quando il giudice può disapplicarlo?

Un uomo, condannato per la violazione del foglio di via, ricorre in Cassazione sostenendo l’illegittimità del provvedimento amministrativo. La Suprema Corte accoglie il ricorso, annullando la condanna. Viene stabilito che il giudice penale ha il dovere di verificare la legittimità del foglio di via, disapplicandolo se basato su motivazioni generiche o indizi insufficienti, come il rifiuto di esibire documenti o il filmare le forze dell’ordine. Senza un provvedimento valido, il reato non sussiste.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Foglio di via: quando il giudice deve disapplicarlo per illegittimità

Il foglio di via obbligatorio è uno strumento di prevenzione che incide profondamente sulla libertà di circolazione di un individuo. Ma cosa succede se il provvedimento del Questore si basa su presupposti fragili? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35450/2024, offre un’analisi cruciale sui poteri del giudice penale di fronte a un atto amministrativo potenzialmente illegittimo, stabilendo chiari confini al suo sindacato.

I fatti del caso

La vicenda riguarda un cittadino condannato in primo e secondo grado per la contravvenzione prevista dall’art. 76, comma 3, del d.lgs. 159/2011, per non aver ottemperato a un foglio di via emesso dal Questore che gli intimava di non fare ritorno nel comune di Milano.
L’imputato, attraverso il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra i vari motivi, l’erronea applicazione della legge penale. Il punto centrale della difesa era che il provvedimento amministrativo a monte fosse illegittimo e, pertanto, dovesse essere disapplicato dal giudice penale. Le ragioni addotte dal Questore per giustificare la pericolosità sociale dell’individuo erano state ritenute deboli: non aver fornito spiegazioni sulla sua presenza in città, essersi rifiutato di esibire i documenti e aver filmato gli agenti con il proprio smartphone.

L’illegittimità del foglio di via e il ruolo del Giudice

Il ricorrente ha sostenuto che il giudice d’appello avesse erroneamente confermato la condanna senza effettuare un corretto sindacato di legittimità sul provvedimento del Questore. La difesa ha evidenziato come le condotte contestate non fossero sufficienti a integrare i presupposti di pericolosità sociale richiesti dalla legge per l’emissione di una misura di prevenzione così afflittiva come il foglio di via.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo all’illegittimità del provvedimento amministrativo, ritenendolo fondato e decisivo. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: il giudice penale, nel giudicare il reato di inosservanza del foglio di via, non può sostituire la propria valutazione di merito a quella del Questore, ma ha il dovere di compiere un sindacato di legittimità sull’atto amministrativo.

Questo controllo consiste nel verificare che il provvedimento sia conforme alle prescrizioni di legge, in particolare che sia sorretto da una motivazione adeguata e fondata su elementi concreti. L’ordine non può basarsi su semplici illazioni, congetture o sospetti. Deve invece fondarsi su indizi concreti che permettano di desumere l’appartenenza del soggetto a una delle categorie di persone socialmente pericolose previste dalla normativa.

Nel caso di specie, la Cassazione ha ritenuto che i Giudici di merito avessero errato. Le condotte valorizzate – come «non avere offerto spiegazioni sulla sua presenza a Milano», «il rifiuto di esibire i documenti» e «l’avere filmato con il telefonino gli agenti» – sono state giudicate, in assenza di ulteriori specificazioni, del tutto insufficienti a dimostrare un’oggettiva messa in pericolo della sicurezza o della tranquillità pubblica. Di conseguenza, il provvedimento del Questore era viziato per carenza di motivazione e, quindi, illegittimo.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, con la formula “perché il fatto non sussiste”. La decisione si basa su una logica stringente: il reato di inosservanza del foglio di via presuppone l’esistenza di un ordine legittimo. Se l’atto amministrativo è illegittimo, il giudice penale deve disapplicarlo. Venendo meno il presupposto del reato (l’ordine valido), viene meno il reato stesso. Questa sentenza rafforza le garanzie individuali, confermando che l’esercizio del potere amministrativo, anche in materia di prevenzione, deve essere sempre ancorato a presupposti concreti e verificabili, non potendo mai sfociare nell’arbitrio.

Un giudice penale può valutare nel merito la decisione del Questore di emettere un foglio di via?
No, il giudice penale non può sostituire la propria valutazione a quella del Questore (sindacato di merito), ma deve limitarsi a un controllo sulla legittimità dell’atto, verificando che sia motivato e fondato su presupposti di legge concreti.

Quali comportamenti non sono sufficienti a dimostrare la pericolosità sociale per un foglio di via?
Secondo questa sentenza, condotte come non fornire spiegazioni sulla propria presenza in un luogo, rifiutarsi di esibire documenti o filmare le forze dell’ordine con un cellulare, se non accompagnate da altri elementi, non sono di per sé sufficienti a integrare il presupposto della pericolosità sociale.

Cosa accade se il giudice penale ritiene che il foglio di via sia illegittimo?
Il giudice deve disapplicare il provvedimento amministrativo. Di conseguenza, l’imputato accusato di aver violato quell’ordine deve essere assolto perché il fatto non sussiste, in quanto manca un elemento costitutivo del reato: un ordine legalmente dato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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