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Foglio di via: quando il giudice può disapplicarlo?

Un soggetto condannato per la violazione di un foglio di via obbligatorio ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo l’illegittimità del provvedimento per eccesso di potere, dato che si basava su precedenti penali inesistenti. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, affermando un principio fondamentale: il giudice penale non può sostituire la propria valutazione di pericolosità a quella del Questore. Il suo controllo sul foglio di via è limitato alla verifica della legittimità formale e dell’esistenza di una motivazione plausibile, anche se basata su elementi che non costituiscono condanne definitive, come denunce o segnalazioni di polizia. La sentenza ribadisce quindi l’ampia discrezionalità dell’autorità amministrativa nell’emettere tali misure di prevenzione.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Foglio di via: la Cassazione stabilisce i limiti del controllo del giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24949/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nell’ambito delle misure di prevenzione: la legittimità del foglio di via obbligatorio e i confini del potere di controllo del giudice penale su tale atto amministrativo. La decisione chiarisce che il giudice non può entrare nel merito della valutazione di pericolosità sociale fatta dal Questore, ma deve limitarsi a un sindacato sulla legittimità formale del provvedimento. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il caso: la violazione del divieto di ritorno

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per aver violato la prescrizione, emessa dal Questore, che gli imponeva il divieto di ritorno in un Comune per tre anni. La condanna si basava sul fatto che l’uomo, nonostante il divieto, si era recato nella città in questione senza autorizzazione.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, articolando diversi motivi di censura, incentrati principalmente sull’illegittimità del provvedimento del Questore.

L’illegittimità del foglio di via: i motivi del ricorso

La difesa sosteneva che il foglio di via dovesse essere disapplicato dal giudice penale perché viziato da eccesso di potere e da difetti procedurali.

Eccesso di potere e mancanza di precedenti

Il ricorrente lamentava che il provvedimento amministrativo si fondasse su presunti e numerosi precedenti penali che, in realtà, non risultavano dal certificato penale. Ad eccezione di una singola condanna per furto risalente a diversi anni prima, gli altri fatti citati erano semplici segnalazioni o procedimenti da cui era stato assolto. Addirittura, un altro Tribunale, in un caso analogo, aveva già riconosciuto l’illegittimità dello stesso foglio di via, assolvendo l’imputato.

Omissione dell’avviso di avvio del procedimento

Un altro motivo di doglianza riguardava la mancata comunicazione di avvio del procedimento amministrativo, prevista dalla Legge n. 241/1990. Secondo la difesa, la giustificazione basata su ragioni di “necessità e urgenza” non era stata adeguatamente motivata dal Questore.

La decisione della Cassazione sul foglio di via

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettando tutte le argomentazioni difensive e confermando la condanna. La sentenza offre chiarimenti essenziali sui poteri del giudice penale di fronte a un atto amministrativo come il foglio di via.

Il sindacato del giudice penale è solo di legittimità

Il punto centrale della decisione è che il controllo del giudice penale sull’atto del Questore non può essere un giudizio di merito, ma solo di legittimità. Questo significa che il giudice non può sostituire la propria valutazione sulla pericolosità sociale del soggetto a quella dell’autorità amministrativa. Il suo compito è verificare che l’atto rispetti le prescrizioni di legge, tra cui l’obbligo di motivazione.

La valutazione della pericolosità sociale

La Corte ha specificato che, per fondare un giudizio di pericolosità, non sono necessarie solo sentenze di condanna definitive. L’autorità di pubblica sicurezza può legittimamente basare la sua valutazione anche su altri elementi, quali:

* Denunce recenti per reati gravi;
* Frequentazione di persone pregiudicate;
* Condotte che, pur non costituendo reato, sono sintomatiche di una personalità incline a delinquere (es. un tentativo di fuga durante un controllo di polizia).

Nel caso di specie, il provvedimento del Questore citava una condotta di resistenza a pubblico ufficiale e la frequentazione di noti pregiudicati, elementi ritenuti sufficienti a giustificare l’emissione del foglio di via, a prescindere dalla loro definizione giuridica esatta o dall’esito dei relativi procedimenti penali.

Le motivazioni

La Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso analizzando punto per punto le censure difensive. Ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente esercitato il proprio potere di verifica, constatando che il provvedimento era sorretto da una motivazione plausibile e basato su elementi concreti. La Suprema Corte ha anche respinto l’argomento relativo a una precedente sentenza assolutoria, ricordando che ogni giudice conserva piena autonomia di valutazione.

Per quanto riguarda la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), la Corte ha evidenziato che il comportamento dell’imputato era da considerarsi “abituale”, avendo egli commesso altre violazioni analoghe, condizione che osta all’applicazione del beneficio. Similmente, il diniego delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) è stato giudicato legittimo in ragione della “personalità negativa” dell’imputato e della gravità complessiva della sua condotta, come desumibile anche da altri procedimenti a suo carico.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un orientamento consolidato: l’atto con cui il Questore emette un foglio di via gode di un’ampia discrezionalità. Il giudice penale, chiamato a giudicare della violazione di tale ordine, non può disapplicarlo se non in presenza di vizi macroscopici di legittimità, come una motivazione totalmente assente o manifestamente illogica. Non è sufficiente che il giudice non condivida la valutazione di pericolosità sociale; è necessario che l’atto amministrativo sia stato emesso in “carenza di potere” o in violazione delle norme procedurali essenziali. La pronuncia conferma quindi la natura preventiva dello strumento del foglio di via, volto a tutelare la sicurezza pubblica basandosi su un giudizio prognostico che può prescindere dall’accertamento definitivo di responsabilità penali.

Un giudice penale può annullare un foglio di via se non è d’accordo con la valutazione di pericolosità del Questore?
No. La sentenza chiarisce che il controllo del giudice penale è un sindacato di legittimità, non di merito. Non può sostituire la propria valutazione a quella del Questore, ma solo verificare che il provvedimento sia formalmente corretto e sorretto da una motivazione plausibile.

Per emettere un foglio di via sono necessarie delle condanne penali definitive?
No. La valutazione di pericolosità può basarsi su un complesso di elementi, incluse denunce, frequentazioni, segnalazioni di polizia o condotte specifiche (come la resistenza a pubblico ufficiale), anche se non hanno portato a condanne passate in giudicato.

La mancata comunicazione dell’avvio del procedimento rende sempre illegittimo il foglio di via?
Non necessariamente. La legge prevede che si possa omettere la comunicazione in presenza di ragioni di necessità e urgenza. La sentenza ha ritenuto che tali ragioni fossero adeguatamente emergenti dalla motivazione del provvedimento, che descriveva un’escalation di condotte allarmanti da parte del soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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