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Foglio di via obbligatorio: reato anche senza ritorno

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23535/2024, ha chiarito che il reato di violazione del foglio di via obbligatorio si configura non solo contravvenendo al divieto di ritorno in un determinato comune, ma anche omettendo di rientrare nel proprio luogo di residenza entro i termini prescritti. La Corte ha annullato una precedente assoluzione, stabilendo che l’ordine di rimpatrio e il divieto di ritorno sono due componenti inscindibili della stessa misura di prevenzione, la cui inosservanza, anche parziale, integra la fattispecie penale.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Foglio di Via Obbligatorio: Quando il Mancato Rientro a Casa Diventa Reato

Il foglio di via obbligatorio è una misura di prevenzione personale che impone a un soggetto ritenuto pericoloso di lasciare un determinato comune e di non farvi ritorno. Ma cosa succede se la persona rispetta il divieto di ritorno ma non ottempera all’ordine di recarsi nel proprio comune di residenza? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 23535 del 2024, ha fornito un’interpretazione chiara, stabilendo che il reato si configura anche in questo caso. Analizziamo la decisione e le sue importanti implicazioni.

Il Caso: L’Ordine del Questore e l’Assoluzione in Primo Grado

La vicenda giudiziaria prende le mosse da un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Ancona nei confronti di un individuo. Il provvedimento gli ordinava di non fare ritorno nel comune di Ancona per tre anni e, contestualmente, di raggiungere la sua residenza, Recanati, entro un giorno. Successivamente, le autorità accertavano che l’uomo non si era mai presentato presso le forze dell’ordine di Recanati come prescritto.

Il Tribunale di Ancona, in prima istanza, aveva assolto l’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste”. Secondo il giudice, la norma penale (art. 76, comma 3, D.Lgs. 159/2011) punisce esclusivamente la violazione del divieto di rientro nel comune da cui si è stati allontanati. Poiché non vi era prova che l’uomo fosse tornato ad Ancona, il mancato adempimento dell’ordine di recarsi a Recanati non era, secondo quella interpretazione, penalmente rilevante. Contro questa decisione, il Procuratore generale ha proposto ricorso per cassazione.

La Struttura Unitaria del Foglio di via obbligatorio

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione del Tribunale, accogliendo il ricorso del Procuratore. Il punto centrale della sentenza risiede nell’interpretazione della natura del foglio di via obbligatorio. I giudici di legittimità hanno affermato che questa misura di prevenzione non è composta da due ordini distinti e separati, ma costituisce un provvedimento unitario e inscindibile.

Esso è caratterizzato da due effetti:
1. Effetto inibitorio: il divieto di fare ritorno nel comune dal quale si è stati allontanati.
2. Effetto coercitivo: l’ordine di fare ritorno nel luogo di residenza.

Questi due elementi, secondo la Corte, sono “fra loro non scindibili” e formano l’oggetto contestuale del provvedimento. Il legislatore ha voluto unificare in una sola misura le previsioni che in passato erano distinte, creando un istituto dalla natura “promiscua”.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi normativa, risalendo all’evoluzione storica dell’istituto. La legislazione attuale (art. 2 del D.Lgs. 159/2011) ha fuso l’ordine di rimpatrio e il divieto di ritorno in un’unica misura. Di conseguenza, la sanzione penale prevista dall’art. 76, comma 3, dello stesso decreto si applica all’inosservanza dell’ordine del Questore nella sua interezza. Il provvedimento amministrativo emesso era legittimo perché conteneva entrambi gli elementi prescritti dalla legge: l’indicazione del luogo di residenza e il conseguente ordine di rimpatrio. Pertanto, la mancata ottemperanza a quest’ultimo ordine è sufficiente a configurare, almeno sotto il profilo oggettivo, il reato contestato. L’interpretazione del Tribunale, che scindeva le due condotte, è stata ritenuta errata perché svuotava di significato la componente coercitiva del provvedimento, rendendola una mera prescrizione senza sanzione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione e ha disposto il rinvio del processo alla Corte di appello di Ancona per un nuovo giudizio. Quest’ultima dovrà attenersi al principio di diritto secondo cui il reato di violazione del foglio di via obbligatorio è integrato sia dal mancato rispetto del divieto di ritorno, sia dall’inottemperanza all’ordine di recarsi nel comune di residenza. Questa sentenza rafforza l’efficacia della misura di prevenzione, chiarendo che ogni sua prescrizione deve essere scrupolosamente osservata per non incorrere in conseguenze penali.

Per violare un foglio di via obbligatorio è necessario tornare nel comune da cui si è stati allontanati?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il reato si configura anche con la semplice inosservanza dell’ordine di fare ritorno nel proprio comune di residenza entro il termine stabilito, a prescindere dal fatto che si sia rientrati o meno nel luogo vietato.

Quali sono le due componenti principali del foglio di via obbligatorio secondo la Cassazione?
Il provvedimento ha due componenti inseparabili (non scindibili): un effetto “inibitorio”, che vieta di tornare nel comune da cui si è stati allontanati, e un effetto “coercitivo”, che obbliga a fare ritorno nel luogo di residenza.

Cosa succede dopo che la Cassazione annulla una sentenza di assoluzione come in questo caso?
La Corte di Cassazione annulla la sentenza e “rinvia” il processo a un altro giudice (in questo caso, la Corte di Appello), il quale dovrà decidere nuovamente sul caso, ma attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione nella sua sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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