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Foglio di via obbligatorio: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la violazione di un foglio di via obbligatorio. Il ricorso è stato respinto in quanto riproponeva le stesse questioni già decise in appello, relative alla presunta illegittimità del provvedimento del Questore e alla mancanza della cosiddetta ‘doppia intimazione’. La Corte ha confermato che l’obbligo di presentarsi all’autorità del comune di residenza implica l’ordine di rientro.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Foglio di via obbligatorio: la Cassazione ribadisce i limiti del sindacato del giudice

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata sulla violazione del foglio di via obbligatorio, confermando la condanna di un soggetto e dichiarando inammissibile il suo ricorso. La decisione offre importanti chiarimenti sui limiti del controllo giurisdizionale sui provvedimenti del Questore e sull’interpretazione della cosiddetta ‘doppia intimazione’. Questo caso evidenzia come la reiterazione di motivi già esaminati nei gradi di merito conduca a una pronuncia di inammissibilità in sede di legittimità.

I Fatti del Caso: Violazione dell’Ordine del Questore

Un individuo, destinatario di un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di una città toscana nell’agosto 2018, veniva trovato all’interno del territorio comunale quasi un anno dopo, nel luglio 2019. Il provvedimento gli ordinava di non fare ritorno nel comune per tre anni e di presentarsi all’autorità di pubblica sicurezza del proprio luogo di residenza. La sua presenza in violazione dell’ordine portava alla sua condanna, confermata successivamente dalla Corte d’Appello.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato proponeva ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali, lamentando una presunta violazione di legge. In particolare, sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel non rilevare l’illegittimità del provvedimento amministrativo per due ragioni fondamentali:
1. Omessa motivazione: Il provvedimento del Questore non avrebbe adeguatamente motivato la classificazione del soggetto in una delle categorie di pericolosità sociale previste dal D.Lgs. 159/2011.
2. Mancanza della ‘doppia intimazione’: L’atto non conteneva un esplicito ordine di fare rientro nel comune di residenza, limitandosi a imporre la presentazione all’autorità locale.

La Decisione della Corte sul foglio di via obbligatorio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno osservato che le censure sollevate non erano altro che una riproposizione delle medesime critiche già ampiamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.

Il Sindacato del Giudice sul Provvedimento Amministrativo

La Corte ha richiamato un consolidato principio giurisprudenziale secondo cui il controllo del giudice penale sul provvedimento del Questore non può trasformarsi in una nuova valutazione del giudizio di pericolosità. Il sindacato deve limitarsi a verificare la conformità dell’atto alle prescrizioni di legge, tra cui l’obbligo di motivazione sugli elementi di fatto da cui si desume la pericolosità. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva già correttamente evidenziato che il provvedimento amministrativo descriveva in modo specifico i punti che fondavano la pericolosità dell’imputato.

La Questione della ‘Doppia Intimazione’

Anche riguardo al profilo della ‘doppia intimazione’, la Cassazione ha ritenuto infondata la doglianza. I giudici hanno confermato l’interpretazione dei giudici di merito, secondo cui l’ordine di presentarsi al sindaco (o altra autorità di P.S.) del comune di residenza include implicitamente l’ordine di fare rientro in tale comune. Non è quindi necessaria una formula sacramentale distinta per l’ordine di rientro.

Le Motivazioni

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel principio di autosufficienza dei gradi di merito e nel carattere non devolutivo del giudizio di Cassazione. La Corte ha ritenuto che il ricorrente non avesse introdotto nuovi argomenti di diritto, ma si fosse limitato a riproporre le stesse questioni già risolte in modo conforme ai principi di diritto dalla Corte d’Appello. La sentenza impugnata aveva fornito una motivazione congrua e completa sia sulla legittimità del provvedimento del Questore, sia sulla sussistenza della ‘doppia intimazione’. Pertanto, mancando i presupposti per un riesame, il ricorso è stato giudicato inammissibile con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza due principi chiave in materia di foglio di via obbligatorio: primo, il giudice penale ha un potere di controllo limitato alla legittimità formale e motivazionale del provvedimento amministrativo, senza poter entrare nel merito della valutazione di pericolosità; secondo, l’obbligo di presentarsi all’autorità del proprio comune di residenza è sufficiente a integrare l’ordine di rientro, risolvendo la questione della ‘doppia intimazione’. La decisione serve da monito sull’importanza di presentare in Cassazione motivi di ricorso che non siano una mera ripetizione di quelli già vagliati nei precedenti gradi di giudizio.

Quali sono i limiti del controllo del giudice sul provvedimento del Questore che emette un foglio di via obbligatorio?
Il controllo del giudice deve limitarsi alla verifica della conformità del provvedimento alle prescrizioni di legge, come l’obbligo di motivazione sugli elementi di fatto che dimostrano la pericolosità del soggetto. Non può tradursi in una rivalutazione del giudizio di pericolosità espresso dal Questore.

Cosa si intende per ‘doppia intimazione’ in un foglio di via e come è stata interpretata in questo caso?
Per ‘doppia intimazione’ si intende la necessità che il provvedimento contenga sia l’ordine di allontanarsi da un luogo, sia quello di fare rientro nel comune di residenza. In questo caso, la Corte ha stabilito che l’ordine di presentarsi all’autorità del comune di residenza implica e assorbe l’ordine di rientro, rendendolo non necessario in forma esplicita.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva le stesse critiche e censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuovi e validi argomenti giuridici. La Cassazione ha ritenuto le motivazioni della sentenza impugnata complete e conformi ai principi di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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