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Foglio di via obbligatorio: i limiti del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per violazione del foglio di via obbligatorio. La Corte ha stabilito che il giudice penale deve verificare la legittimità del provvedimento amministrativo e disapplicarlo se non si fonda su una concreta pericolosità sociale, come previsto dalla legge. Semplici segnalazioni di polizia o l’essere un assuntore di stupefacenti non sono sufficienti a giustificare una misura di prevenzione così restrittiva della libertà personale.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Foglio di via obbligatorio: la Cassazione fissa i paletti per la sua legittimità

Il foglio di via obbligatorio è una misura di prevenzione personale che limita la libertà di circolazione di un individuo, imponendogli di non fare ritorno in un determinato comune. Ma quali sono i presupposti per la sua emissione? E quale ruolo ha il giudice penale nel valutarne la legittimità? Con la sentenza n. 33308/2024, la Corte di Cassazione torna sul tema, annullando una condanna e ribadendo principi fondamentali a tutela delle libertà individuali.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per aver violato un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore. Il provvedimento gli imponeva di non fare ritorno nel comune di Catanzaro per tre anni. Nonostante il divieto, l’uomo veniva controllato all’interno del territorio comunale, facendo scattare la sanzione penale.

Nei gradi di merito, i giudici avevano confermato la condanna, ritenendo legittimo il provvedimento del Questore. Quest’ultimo si basava su precedenti di polizia per violazione della legge sugli stupefacenti, resistenza e oltraggio, considerati sufficienti a inquadrare il soggetto in una delle categorie di pericolosità sociale previste dalla legge.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un vizio di motivazione. In sintesi, ha evidenziato che a suo carico non esistevano precedenti penali per spaccio di stupefacenti, ma solo episodi in cui era stato identificato come assuntore. L’inquadramento nella categoria dei soggetti pericolosi era quindi basato su meri sospetti e illazioni (come l’essere stato controllato nei pressi di accampamenti rom), e non su fatti concreti.

La verifica della legittimità del foglio di via obbligatorio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribadendo un principio consolidato nella sua giurisprudenza: il giudice penale, chiamato a giudicare della violazione del foglio di via obbligatorio, ha il potere e il dovere di verificare la legittimità del provvedimento amministrativo che ne sta alla base. Questo controllo non consiste in una nuova valutazione del merito della pericolosità, ma in una verifica della sua “base legale”.

In altre parole, il giudice deve accertare se il provvedimento del Questore rispetti le prescrizioni di legge, in particolare se la motivazione si fondi su elementi di fatto concreti che riconducano il soggetto a una delle categorie di pericolosità tipizzate dalla normativa (art. 1 del D.Lgs. 159/2011).

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto la base legale del provvedimento del tutto inesistente. Dal certificato penale dell’imputato non emergeva alcun precedente per cessione di sostanze stupefacenti, né per resistenza a pubblico ufficiale. Le motivazioni del Questore si basavano quindi su semplici segnalazioni di polizia, che non possono, da sole, integrare quel giudizio di pericolosità sociale richiesto dalla legge.

I giudici hanno sottolineato che non vi era un corretto inquadramento soggettivo in una categoria tipica di pericolosità. L’utilizzo di mere segnalazioni, senza un’ulteriore verifica delle circostanze di fatto, non può giustificare la ‘classificazione’ di una persona come socialmente pericolosa ai fini dell’applicazione di una misura di prevenzione personale. La condotta pericolosa deve essere espressione di categorie criminologiche ben definite (soggetti dediti a traffici delittuosi, soggetti che vivono con proventi di attività illecite, ecc.), non di generici sospetti.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna ‘perché il fatto non sussiste’. La violazione di un foglio di via obbligatorio illegittimo non costituisce reato. Questa decisione riafferma che le misure di prevenzione, incidendo su diritti fondamentali come la libertà di circolazione, devono poggiare su presupposti solidi e legalmente definiti. La discrezionalità amministrativa non può sfociare nell’arbitrio e il giudice penale funge da garante ultimo, assicurando che nessuna restrizione della libertà personale avvenga al di fuori dei casi e dei modi previsti dalla legge.

Un giudice penale può sindacare la legittimità di un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore?
Sì. Il giudice penale, nel processo per la violazione di tale ordine, ha il dovere di verificare la legittimità del provvedimento amministrativo. Se ritiene che manchino i presupposti di legge, come una concreta e provata pericolosità sociale, deve disapplicarlo.

Essere segnalati come consumatori di droga è sufficiente a giustificare un foglio di via obbligatorio?
No. La sentenza chiarisce che dal certificato penale devono emergere precedenti specifici per reati come la cessione di stupefacenti. Il solo status di assuntore o mere segnalazioni di polizia non sono sufficienti per classificare una persona come socialmente pericolosa ai fini di questa misura.

Cosa succede se si viola un foglio di via obbligatorio ritenuto illegittimo dal giudice?
Se il giudice accerta che il provvedimento del Questore era illegittimo fin dall’origine, la sua violazione non costituisce reato. Di conseguenza, l’imputato viene assolto perché il fatto non sussiste, come avvenuto nel caso di specie con l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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