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Finanziamento illecito: competenza e consumazione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per finanziamento illecito a un partito politico, stabilendo un principio chiave sulla competenza territoriale. Il caso riguardava un contributo erogato da una grande azienda a un’associazione, ma ritenuto destinato a un partito. La Corte ha chiarito che, in caso di finanziamenti ‘schermati’, il reato si consuma nel luogo in cui l’ente intermediario riceve materialmente le somme, non dove ha sede l’azienda erogatrice. Di conseguenza, il processo è stato annullato per incompetenza del tribunale e trasferito alla sede giudiziaria corretta.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Finanziamento illecito ai partiti: quando e dove si commette il reato?

La trasparenza dei fondi destinati ai partiti politici è un pilastro della vita democratica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso di finanziamento illecito, stabilendo principi fondamentali per individuare il momento e il luogo in cui tale reato si perfeziona. La decisione non solo chiarisce un importante aspetto procedurale, quello della competenza territoriale, ma offre anche una lettura rigorosa delle norme volte a prevenire le cosiddette “triangolazioni” di fondi.

I Fatti: una donazione “schermata”

Il caso esaminato riguardava un esponente politico condannato in primo e secondo grado per il reato di finanziamento illegale di partiti politici. Secondo l’accusa, una nota società della grande distribuzione aveva erogato un contributo di quarantamila euro a un’associazione presieduta dallo stesso imputato. Quest’ultimo ricopriva anche il ruolo di responsabile amministrativo di un partito politico.

L’associazione beneficiaria, subito dopo aver ricevuto la somma, l’aveva a sua volta trasferita quasi interamente a due entità strettamente collegate al partito: un’emittente radiofonica e una società di servizi interamente partecipata dal partito stesso. Per i giudici di merito, l’associazione aveva agito come un mero “schermo” per far pervenire in modo occulto il denaro al vero destinatario finale: il partito politico.

La questione giuridica e la competenza territoriale

La difesa dell’imputato ha sollevato davanti alla Cassazione una questione di natura processuale ma di importanza cruciale: l’incompetenza territoriale del Tribunale che aveva emesso la condanna. I giudici di merito avevano individuato la competenza nel foro della grande città del nord dove aveva sede legale l’azienda erogatrice e dove era stato approvato il bilancio che registrava l’erogazione.

La difesa, invece, sosteneva che il reato si fosse consumato nel luogo in cui l’associazione intermediaria aveva materialmente ricevuto il denaro, ovvero presso la filiale della sua banca situata in un comune di una provincia vicina. La risoluzione di questo dilemma dipendeva dalla corretta interpretazione del momento consumativo del reato di finanziamento illecito.

Il finanziamento illecito e le “triangolazioni”

La legge punisce chi corrisponde o riceve contributi a partiti politici senza che questi siano deliberati dall’organo sociale competente e regolarmente iscritti in bilancio. L’obiettivo è garantire la massima trasparenza e pubblicità dei flussi finanziari verso la politica.

La Corte ha sottolineato come le operazioni elusive, quali le “triangolazioni” tramite enti formalmente distinti ma di fatto controllati dal partito, rientrino pienamente nel divieto. In questi casi, il finanziamento è “soggettivamente simulato”: l’erogazione è fatta a un soggetto che è solo uno schermo, mentre il beneficiario reale è un altro.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della difesa, enunciando un principio di diritto di grande chiarezza. Per i giudici, nel caso di un finanziamento illecito effettuato tramite un ente schermo, il reato si perfeziona nel momento e nel luogo in cui l’ente intermediario riceve il contributo. È in quell’istante, infatti, che il partito politico, controllando l’ente, acquisisce la disponibilità effettiva delle somme.

Diversamente da altri reati come la corruzione, dove la sola promessa può essere penalmente rilevante, nel finanziamento illecito ciò che conta è la dazione e la ricezione materiale del denaro. Di conseguenza, eventi come l’accordo preliminare o la successiva approvazione del bilancio della società erogatrice sono considerati irrilevanti (post factum) ai fini della consumazione del reato. La condotta penalmente rilevante si esaurisce con l’accredito delle somme sul conto dell’ente schermo.

Le conclusioni: l’annullamento per incompetenza

Sulla base di questo ragionamento, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio le sentenze di primo e secondo grado, dichiarando l’incompetenza del Tribunale della grande città del nord. Poiché l’accredito bancario era avvenuto presso un istituto di credito situato in un’altra circoscrizione, è il Tribunale di quest’ultima a essere stato identificato come il giudice territorialmente competente. Gli atti del procedimento sono stati quindi trasmessi al Pubblico Ministero della sede competente, dove il processo dovrà ricominciare da capo. Questa decisione, pur essendo di natura procedurale, ha un impatto sostanziale enorme, poiché un nuovo processo comporta un allungamento dei tempi con il conseguente e concreto rischio che il reato cada in prescrizione.

In caso di finanziamento illecito “triangolato” a un partito, quando si considera commesso il reato?
Il reato si considera commesso nel momento e nel luogo in cui il soggetto intermediario, che agisce come “schermo” del partito, riceve materialmente il finanziamento. È in quel momento che il partito acquisisce la disponibilità effettiva dei fondi.

Qual è il tribunale competente a giudicare un reato di finanziamento illecito effettuato tramite bonifico bancario?
Il tribunale competente è quello del luogo in cui è avvenuto l’accredito bancario sul conto corrente del soggetto che ha ricevuto le somme, poiché è lì che si perfeziona la ricezione del contributo illecito.

L’approvazione del bilancio della società che eroga il finanziamento è rilevante per determinare il momento in cui il reato si perfeziona?
No, secondo la sentenza, in un’ipotesi di finanziamento “schermato”, l’adozione e l’approvazione del bilancio sono considerate un post factum, ovvero un evento successivo e irrilevante ai fini del perfezionamento del reato, che si consuma già con la ricezione del denaro da parte dell’ente intermediario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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