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Finanziamento del terrorismo: la Cassazione decide

Due individui sono stati condannati per partecipazione ad associazione terroristica (Al Nusra) e per illegale finanziamento del terrorismo tramite il sistema “hawala”. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, rigettando i ricorsi. La sentenza chiarisce i criteri per definire un’organizzazione come terroristica e stabilisce che l’uso del sistema “hawala” per raccogliere fondi costituisce sia partecipazione all’associazione sia un reato finanziario autonomo.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Finanziamento del Terrorismo: Il Ruolo del Sistema Hawala secondo la Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso di finanziamento del terrorismo, facendo luce su come le attività di supporto a gruppi jihadisti internazionali possano essere perseguite dalla legge italiana. La decisione analizza in dettaglio la natura delle associazioni terroristiche e il ruolo cruciale dei sistemi di trasferimento di denaro informali, come l’hawala, nel sostenere tali gruppi.

I Fatti: Sostegno a un Gruppo Jihadista dall’Italia

Il caso ha visto due individui condannati per la loro partecipazione a un’associazione terroristica transnazionale legata al gruppo jihadista Al Nusra, attivo in Siria. Secondo l’accusa, confermata nei gradi di merito, gli imputati non si limitavano a un’adesione ideologica, ma fornivano un supporto concreto attraverso attività di proselitismo, sostegno logistico e, soprattutto, raccolta di fondi. Le indagini hanno rivelato una fitta rete di contatti, anche con comandanti operativi sul campo, e l’organizzazione di collette finalizzate a sostenere economicamente i combattenti.

Il Sistema Hawala e il Finanziamento del Terrorismo

Un elemento centrale della vicenda è l’utilizzo del sistema ‘hawala’ per trasferire il denaro raccolto. Questo metodo informale, basato su una rete fiduciaria di intermediari (‘hawaladars’), permette di spostare somme di denaro anche ingenti tra paesi diversi eludendo i canali bancari ufficiali. Gli imputati agivano come collettori in Italia, raccogliendo fondi che venivano poi rimessi all’estero tramite questa rete clandestina. Tale attività è stata contestata non solo come parte della condotta di partecipazione all’associazione terroristica, ma anche come reato autonomo di abusiva prestazione di servizi di pagamento.

La Decisione della Corte: Quando un Gruppo è “Terroristico”?

La difesa aveva sostenuto che il gruppo Al Nusra non potesse essere automaticamente classificato come terroristico solo perché inserito in alcune ‘black list’ internazionali. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’inclusione in tali elenchi non è di per sé sufficiente. Per qualificare un’organizzazione come terroristica ai sensi della legge italiana, il giudice deve verificare in concreto le sue finalità e le sue azioni. Nel caso specifico, le prove hanno dimostrato che il gruppo compiva sistematicamente atti di violenza indiscriminata, come attacchi kamikaze e attentati contro civili, con lo scopo di intimidire la popolazione e destabilizzare le istituzioni siriane, integrando così pienamente la fattispecie prevista dall’art. 270-sexies del codice penale.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha respinto le argomentazioni difensive che tentavano di minimizzare il ruolo degli imputati. La prova della partecipazione attiva è stata desunta da una serie di elementi convergenti: il contenuto delle intercettazioni, da cui emergeva la conoscenza di strategie militari e la discussione su come finanziare ‘i ragazzi’ (interpretati come i combattenti e non semplici familiari); il materiale propagandistico sequestrato; e l’ammissione di aver svolto l’attività di collettore di fondi. La Corte ha sottolineato che per integrare il reato di finanziamento del terrorismo è sufficiente la raccolta del denaro con tale finalità, senza che sia necessario provare l’effettivo arrivo delle somme a destinazione. Inoltre, i giudici hanno confermato che il reato di associazione terroristica e quello di abusiva attività di pagamento possono coesistere, in quanto tutelano beni giuridici diversi: il primo l’ordine democratico, il secondo la stabilità e la trasparenza del sistema finanziario.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo nella lotta al finanziamento del terrorismo. Ribadisce la severità dell’ordinamento italiano verso qualsiasi forma di supporto, anche indiretto, a organizzazioni criminali di matrice terroristica. Le conclusioni della Corte hanno implicazioni significative: chiariscono che anche i canali finanziari informali come l’hawala sono sotto la lente della giustizia e che la semplice raccolta di fondi, animata da uno scopo terroristico, è una condotta penalmente rilevante e sufficiente a fondare una condanna, indipendentemente dal successo dell’operazione di trasferimento.

È sufficiente che un’organizzazione sia inserita nelle ‘black list’ internazionali per considerarla terroristica ai fini della legge italiana?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che l’inclusione in elenchi internazionali non è sufficiente da sola. È necessario dimostrare, sulla base di fatti concreti, che l’organizzazione compie atti di violenza con finalità di terrorismo, come definiti dall’art. 270-sexies del codice penale (es. intimidire la popolazione, destabilizzare le istituzioni).

L’utilizzo del sistema ‘hawala’ per trasferire denaro a gruppi combattenti costituisce finanziamento del terrorismo?
Sì. La sentenza conferma che la raccolta di fondi destinati a un’associazione terroristica, effettuata tramite il sistema ‘hawala’, integra sia la condotta di partecipazione all’associazione (art. 270-bis c.p.) sia il reato autonomo di abusiva prestazione di servizi di pagamento (art. 131-ter TUB).

Per configurare il reato di finanziamento del terrorismo, è necessario provare che il denaro sia effettivamente arrivato ai destinatari?
No. La Corte afferma che, ai fini dell’integrazione del reato, è sufficiente dimostrare la sola attività di raccolta dei fondi con la finalità di destinarli al gruppo terroristico. La prova dell’effettivo arrivo del denaro nelle mani dei combattenti non è necessaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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