Finalità di spaccio: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso
Quando la detenzione di sostanze stupefacenti può essere considerata finalizzata allo spaccio? E quali sono i limiti di un ricorso in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte offre importanti chiarimenti, sottolineando come la valutazione sulla finalità di spaccio sia una prerogativa del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata. Questo caso analizza il tentativo di introdurre hashish in un carcere, fornendo una chiara lezione sui confini tra valutazione dei fatti e vizi di legittimità.
I Fatti di Causa
Il caso riguarda un uomo condannato dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990. L’imputato aveva tentato di introdurre 27 grammi di hashish all’interno di un istituto penitenziario, approfittando di un permesso premio. La difesa sosteneva che la sostanza fosse destinata al mero uso personale e non alla vendita all’interno del carcere.
I Motivi del Ricorso e la valutazione della finalità di spaccio
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Errata qualificazione del fatto: Sosteneva che la detenzione della droga fosse per uso personale e non per spaccio.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava il mancato riconoscimento di circostanze che avrebbero potuto ridurre la sua pena.
La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto che entrambi i motivi non rientrassero tra le censure ammissibili in sede di legittimità. Il ricorso, infatti, non denunciava un errore di diritto, ma mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e una ricostruzione dei fatti, attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (i cosiddetti ‘giudici di merito’).
Le Motivazioni della Decisione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, spiegando in modo chiaro il proprio ruolo. Il compito della Cassazione non è riesaminare le prove, ma verificare che la sentenza impugnata sia stata emessa seguendo un iter logico-giuridico corretto e privo di vizi evidenti.
Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente dedotto la finalità di spaccio da due elementi cruciali:
* Il quantitativo: 27 grammi di hashish sono stati considerati una quantità non irrilevante e difficilmente compatibile con un consumo puramente personale.
* Le modalità del fatto: Il tentativo di introdurre la droga in un carcere, approfittando di un permesso, è stato ritenuto un indicatore forte dell’intenzione di cedere la sostanza a terzi.
La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata ‘congrua, esauriente ed idonea’, basata su una disamina completa delle prove e delle argomentazioni difensive. Di conseguenza, la sua conclusione era insindacabile in Cassazione. Lo stesso principio è stato applicato alla questione delle attenuanti generiche: la decisione del giudice di merito di non concederle, motivata facendo riferimento alla gravità della condotta, è stata ritenuta adeguata e priva di vizi logici.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. L’appello alla Suprema Corte deve basarsi su specifiche violazioni di legge o su vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza precedente. La distinzione tra uso personale e finalità di spaccio, essendo una valutazione basata su elementi fattuali come la quantità e il contesto, rimane saldamente nelle mani dei giudici di merito, le cui decisioni, se ben motivate, non possono essere messe in discussione in sede di legittimità.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate dall’imputato non riguardavano errori di diritto, ma chiedevano una nuova valutazione delle prove e dei fatti, un’attività che è riservata esclusivamente ai giudici di merito (primo e secondo grado) e non alla Corte di Cassazione.
Su quali elementi si è basato il giudice per stabilire la finalità di spaccio?
Il giudice ha dedotto la finalità di spaccio dal quantitativo di stupefacente detenuto (27 grammi di hashish), ritenuto non irrilevante e non verosimilmente destinato al solo consumo personale, e dalle modalità del fatto, ossia il tentativo di introdurre la droga all’interno di un carcere.
È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle attenuanti generiche?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice di merito presenta vizi logici o giuridici. Se la decisione è motivata in modo adeguato, come in questo caso facendo riferimento alla gravità della condotta e ai criteri dell’art. 133 del codice penale, essa non è sindacabile dalla Corte di Cassazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11854 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11854 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 01/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 03/03/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
NOME COGNOME ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata, con l’imputato è stato condannato per il reato di cui all’art. 73 d.P.R.309/1990, lamenta primo motivo di ricorso, l’uso personale dello stupefacente rinvenuto e, con il secondo la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.
Il ricorso è basato su motivi che non rientrano nel numerus clausus delle censure deducibili in sede di legittimità, investendo profili di valutazione della prova e di ricostruzio riservati alla cognizione del giudice di merito, le cui determinazioni, al riguardo, sono in cassazione ove siano sorrette da motivazione congrua, esaurìente ed idonea a da dell’iter logico-giuridico seguito dal giudicante e delle ragioni del decísum. Nel caso di specie, la Corte d’appello ha inferito la sussistenza della finalità di spaccio dal quantitativo di detenuto, non certo irrilevante, pari a 27 grammi di hashish, non ritenendo verosimil sola persona possa consumare tali quantità di stupefacente, e considerate le modalità posto che il ricorrente aveva tentato di introdurre la droga nel carcere di Ari approfittando del permesso premio. Dalle cadenze motivazionali della sentenza d’appello è enucleabile una ricostruzione dei fatti precisa e circostanziata, avendo i giudici di se preso in esame tutte le deduzioni difensive ed essendo pervenuti alla decisione attra disamina completa ed approfondita delle risultanze processuali, in nessun modo censu sotto il profilo della correttezza logica ,e sulla base di apprezzamenti di fatto non in termini di contraddittorietà o di manifesta illogicità e perciò insindacabili in ques
Considerato che anche le determinazioni del giudice di merito in ordine al tra sanzionatorio sono insindacabili in cassazione ove siano sorrette da motivazione esent logico-giuridici. Nel caso di specie, la motivazione della sentenza impugnata è senz ritenersi adeguata, avendo la Corte territoriale fatto riferimento alla gravità della co dall’imputato e fatto richiamo ai criteri di cui all’art.133 cod. pen.
Rilevato che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del rico pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cass ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese proc e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 1° dicembre 2023.