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Finalità di spaccio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per aver tentato di introdurre 27 grammi di hashish in un carcere. L’imputato sosteneva fosse per uso personale, ma la Corte ha stabilito che la valutazione sulla finalità di spaccio, basata sulla quantità e sulle modalità del fatto, è una questione di merito non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione del giudice precedente è logica e completa.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Finalità di spaccio: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Quando la detenzione di sostanze stupefacenti può essere considerata finalizzata allo spaccio? E quali sono i limiti di un ricorso in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte offre importanti chiarimenti, sottolineando come la valutazione sulla finalità di spaccio sia una prerogativa del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata. Questo caso analizza il tentativo di introdurre hashish in un carcere, fornendo una chiara lezione sui confini tra valutazione dei fatti e vizi di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990. L’imputato aveva tentato di introdurre 27 grammi di hashish all’interno di un istituto penitenziario, approfittando di un permesso premio. La difesa sosteneva che la sostanza fosse destinata al mero uso personale e non alla vendita all’interno del carcere.

I Motivi del Ricorso e la valutazione della finalità di spaccio

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Errata qualificazione del fatto: Sosteneva che la detenzione della droga fosse per uso personale e non per spaccio.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava il mancato riconoscimento di circostanze che avrebbero potuto ridurre la sua pena.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto che entrambi i motivi non rientrassero tra le censure ammissibili in sede di legittimità. Il ricorso, infatti, non denunciava un errore di diritto, ma mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e una ricostruzione dei fatti, attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (i cosiddetti ‘giudici di merito’).

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, spiegando in modo chiaro il proprio ruolo. Il compito della Cassazione non è riesaminare le prove, ma verificare che la sentenza impugnata sia stata emessa seguendo un iter logico-giuridico corretto e privo di vizi evidenti.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente dedotto la finalità di spaccio da due elementi cruciali:
* Il quantitativo: 27 grammi di hashish sono stati considerati una quantità non irrilevante e difficilmente compatibile con un consumo puramente personale.
* Le modalità del fatto: Il tentativo di introdurre la droga in un carcere, approfittando di un permesso, è stato ritenuto un indicatore forte dell’intenzione di cedere la sostanza a terzi.

La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata ‘congrua, esauriente ed idonea’, basata su una disamina completa delle prove e delle argomentazioni difensive. Di conseguenza, la sua conclusione era insindacabile in Cassazione. Lo stesso principio è stato applicato alla questione delle attenuanti generiche: la decisione del giudice di merito di non concederle, motivata facendo riferimento alla gravità della condotta, è stata ritenuta adeguata e priva di vizi logici.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. L’appello alla Suprema Corte deve basarsi su specifiche violazioni di legge o su vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza precedente. La distinzione tra uso personale e finalità di spaccio, essendo una valutazione basata su elementi fattuali come la quantità e il contesto, rimane saldamente nelle mani dei giudici di merito, le cui decisioni, se ben motivate, non possono essere messe in discussione in sede di legittimità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate dall’imputato non riguardavano errori di diritto, ma chiedevano una nuova valutazione delle prove e dei fatti, un’attività che è riservata esclusivamente ai giudici di merito (primo e secondo grado) e non alla Corte di Cassazione.

Su quali elementi si è basato il giudice per stabilire la finalità di spaccio?
Il giudice ha dedotto la finalità di spaccio dal quantitativo di stupefacente detenuto (27 grammi di hashish), ritenuto non irrilevante e non verosimilmente destinato al solo consumo personale, e dalle modalità del fatto, ossia il tentativo di introdurre la droga all’interno di un carcere.

È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle attenuanti generiche?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice di merito presenta vizi logici o giuridici. Se la decisione è motivata in modo adeguato, come in questo caso facendo riferimento alla gravità della condotta e ai criteri dell’art. 133 del codice penale, essa non è sindacabile dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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