Finalità di spaccio: Quando la detenzione di droga non è uso personale?
La distinzione tra detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale e quella finalizzata allo spaccio è una delle questioni più delicate e frequenti nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce quali elementi indiziari, se valutati nel loro complesso, possono legittimamente fondare una condanna per la finalità di spaccio. Questo caso offre uno spaccato chiaro del ragionamento seguito dai giudici per superare la tesi difensiva dell’uso esclusivamente personale.
I fatti del caso
Un individuo veniva condannato per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la droga fosse destinata unicamente al proprio consumo personale e che la Corte d’Appello avesse errato nel valutare le prove. Tuttavia, la condanna si basava su una serie di elementi ben precisi, che andavano oltre la semplice detenzione della sostanza.
La decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la condanna. I giudici hanno sottolineato un principio fondamentale del processo penale: la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito le prove e la ricostruzione dei fatti, compiti che spettano esclusivamente ai giudici dei primi due gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello). Il ruolo della Cassazione è verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, completa e non contraddittoria. In questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione solida e coerente, basata su una pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti.
Le motivazioni e gli indizi sulla finalità di spaccio
La Corte d’Appello, la cui decisione è stata avallata dalla Cassazione, ha inferito la finalità di spaccio non da un singolo elemento, ma dalla convergenza di molteplici circostanze. Vediamo quali sono stati gli indizi decisivi:
1. Modalità di occultamento
La sostanza stupefacente non era semplicemente conservata, ma era stata occultata con cura nel vano del serbatoio dell’automobile. Questa modalità è stata ritenuta indicativa della volontà di nascondere la droga durante trasporti finalizzati alla cessione a terzi, piuttosto che per una semplice detenzione personale.
2. Quantitativo complessivo e scorte
Oltre alla droga trovata nell’auto, l’imputato aveva già un’altra consistente scorta nella propria abitazione. Il quantitativo totale era tale da poter ricavare ben 68 dosi medie singole. Una quantità ritenuta eccessiva per un consumo puramente personale.
3. Mancanza di mezzi economici
L’imputato era disoccupato e privo di mezzi economici leciti che potessero giustificare l’acquisto di una tale quantità di stupefacente. La sua giustificazione, secondo cui era sostenuto economicamente dalla compagna, è stata giudicata non credibile, anche perché la stessa lo aveva allontanato da casa.
4. Strumenti e prove digitali
Nella disponibilità dell’imputato sono stati trovati elementi tipicamente associati all’attività di spaccio: un bilancino di precisione, utile per pesare e suddividere le dosi, e messaggi sul suo cellulare che indicavano contatti con possibili clienti.
5. Precedenti penali specifici
Infine, a carico dell’imputato risultava una precedente condanna specifica per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, avvenuta in occasione di un rave party. Questo precedente ha rafforzato il quadro indiziario complessivo.
Conclusioni: L’approccio della giurisprudenza
Questa ordinanza ribadisce un orientamento consolidato: per dimostrare la finalità di spaccio, non è necessaria la prova diretta della cessione della droga. È sufficiente un quadro indiziario solido, basato sulla valutazione combinata di diversi elementi. La quantità della sostanza è solo uno degli indizi, che assume maggior peso se corroborato da altre circostanze come le modalità di detenzione, la situazione economica dell’imputato, il rinvenimento di strumenti per il confezionamento e i suoi precedenti. La decisione finale spetta al giudice di merito, la cui valutazione, se ben motivata, è insindacabile in sede di legittimità.
Come distinguono i giudici la detenzione per uso personale da quella per spaccio?
I giudici non si basano su un singolo elemento, ma su un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti. Nel caso specifico, la combinazione di modalità di occultamento (nel serbatoio dell’auto), quantità totale (68 dosi), mancanza di mezzi economici, possesso di un bilancino, messaggi sul cellulare e precedenti specifici ha costituito prova sufficiente della finalità di spaccio.
Lo stato di disoccupazione può essere usato come prova dello spaccio?
Sì, secondo questa ordinanza, la mancanza di fonti di reddito lecite per giustificare l’acquisto di un quantitativo significativo di stupefacenti è un indizio rilevante che, unito ad altri elementi, contribuisce a dimostrare che la detenzione era finalizzata alla vendita per trarne profitto.
La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come la quantità di droga o i messaggi sul telefono?
No, la Corte di Cassazione non riesamina le prove. Il suo compito è verificare che il ragionamento seguito dal giudice di merito (come la Corte d’Appello) sia logico, coerente e privo di vizi giuridici. Se la motivazione è ben costruita, la valutazione dei fatti e delle prove compiuta nei gradi precedenti diventa definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8732 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8732 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 31/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato il 20/07/1988
avverso la sentenza del 14/06/2024 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
COGNOME NOME ricorre per cassazione avverso la sentenza di condanna per il reato di cui all 73, comma 5, d.P.R.309/1990, deducendo con unico motivo vizio della motivazione in ordine all’affermazione della responsabilità, essendo lo stupefacente destinato all’uso personale.
Le doglianze formulate esulano dal novero delle censure deducibili in sede di legittimi investendo profili di valutazione della prova e di ricostruzione del fatto riservati alla co del giudice di merito, le cui determinazioni, al riguardo, sono insindacabili in cassazion siano sorrette da motivazione congrua, esauriente ed idonea a dar conto dell’iter logic giuridico seguito dal giudicante e delle ragioni del decisum. Nel caso di specie, la Corte d’appello ha inferito la sussistenza della finalità di spaccio dalle modalità di occultamento della sosta occultata nel vano del serbatoio dell’automobile, sebbene nell’abitazione fosse presente già un consistente scorta, dal quantitativo complessivo di sostanza stupefacente detenuta, da cui son estraibili nel complesso 68 dosi medie singole, dalla mancanza di mezzi economici per l’acquisto trattandosi di soggetto disoccupato e ritenendo non credibile la tesi che la compagna gli ab fornito un sostegno economico pur avendolo allontanato, dalla propria abitazione, da rinvenimento di un bilancino, dalla sussistenza di messaggi rilevati sul cellulare con poss clienti, nonché da una precedente condanna specifica, in relazione alla detenzione a fini spaccio di sostanza stupefacente in un’occasione di rave party.
Il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento dell spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 31 gennaio 2025
Il Consigliere estensor
Il Presidente