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Favoreggiamento immigrazione: ruoli e pena secondo la C. di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46778/2024, si è pronunciata sul reato di favoreggiamento immigrazione clandestina. Due soggetti erano stati condannati per aver procurato l’ingresso illegale in Italia a 89 persone. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di uno degli imputati, considerato uno degli “scafisti”, a causa delle prove schiaccianti a suo carico. Ha invece rigettato il ricorso del secondo, che sosteneva di avere un ruolo marginale, affermando che anche un contributo da “intermediario” o “cuoco” costituisce piena partecipazione al reato se funzionale all’impresa criminale. La sentenza chiarisce inoltre i criteri per l’applicazione delle aggravanti e la quantificazione della pena.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Favoreggiamento immigrazione clandestina: anche il ruolo di cuoco e interprete è reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46778/2024) affronta un caso di favoreggiamento immigrazione clandestina, fornendo chiarimenti cruciali sulla responsabilità penale dei soggetti coinvolti, anche quando il loro ruolo non è quello di comando. La decisione distingue nettamente tra prove schiaccianti che rendono un ricorso inammissibile e argomentazioni difensive che, seppur articolate, non scalfiscono la logica dell’accusa, confermando come ogni contributo utile all’impresa criminale costituisca piena partecipazione al reato.

I Fatti del Caso

Il procedimento giudiziario nasce a seguito dello sbarco di ottantanove migranti, prevalentemente di nazionalità egiziana, avvenuto nel luglio 2022 su una costa calabrese. Le indagini hanno permesso di individuare come responsabili del viaggio tre soggetti di nazionalità turca e un cittadino siriano. La condanna nei gradi di merito si è basata principalmente sulle dichiarazioni concordanti di tre migranti, ritenute attendibili e supportate da riscontri oggettivi. In particolare, per uno degli imputati, sono state decisive le prove trovate sul suo cellulare: foto della rotta e un video che lo ritraeva alla guida dell’imbarcazione. Per l’altro, il ruolo emerso è stato quello di intermediario linguistico e cuoco, avendo facilitato le comunicazioni tra l’equipaggio turco e i passeggeri arabi.

I Motivi dei Ricorsi in Cassazione

I due imputati condannati hanno presentato ricorso in Cassazione con motivazioni distinte.

Il primo, identificato come uno degli “scafisti”, ha contestato la sua colpevolezza sostenendo che le prove fossero equivoche e che avrebbe agito spinto da un disperato bisogno di emigrare, finendo per essere coinvolto nella gestione della barca solo per le sue competenze tecniche. Ha inoltre lamentato una pena eccessiva.

Il secondo ricorrente, di nazionalità siriana, ha invece basato la sua difesa sulla marginalità del suo ruolo. Ha affermato di essersi limitato a fare da cuoco e da intermediario linguistico, senza partecipare alla guida dell’imbarcazione o all’organizzazione del viaggio. Ha contestato l’applicazione delle circostanze aggravanti (trattamento inumano e scopo di profitto) e ha richiesto l’applicazione dell’attenuante per il contributo di minima importanza.

La valutazione della Corte sul favoreggiamento immigrazione clandestina

La Suprema Corte ha analizzato separatamente le due posizioni, giungendo a conclusioni diverse.

La Posizione del Primo Ricorrente

Il ricorso del primo imputato è stato dichiarato inammissibile perché basato su censure manifestamente infondate. Secondo i giudici, le prove a suo carico erano “granitiche”: non solo le dichiarazioni dei testimoni, ma anche le fotografie della rotta, un video che lo riprendeva al timone e il possesso di strumenti utili alla navigazione (binocolo e torce). Di fronte a un quadro probatorio così solido, le sue obiezioni sono state ritenute generiche e inconsistenti.

La Posizione del Secondo Ricorrente

Il ricorso del secondo imputato è stato invece rigettato perché infondato. La Corte ha confermato la sua piena responsabilità penale, ritenendo il suo ruolo tutt’altro che marginale. Anche se non guidava la barca, il suo contributo come interprete e cuoco, mantenendosi costantemente sul ponte con gli scafisti, è stato considerato “utile ed efficiente” per il successo dell’impresa criminale. La sua versione difensiva è stata smentita dalla logica e dai fatti, come l’imbarco avvenuto in un momento successivo alla partenza iniziale, insieme agli altri organizzatori. La Corte ha inoltre confermato l’estensione delle aggravanti del trattamento inumano e degradante e del fine di profitto, in quanto elementi intrinseci all’illecito e da lui pienamente condivisi e percepiti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, con questa sentenza, ribadisce principi fondamentali in materia di favoreggiamento immigrazione clandestina e concorso di persone nel reato. Per quanto riguarda il primo ricorrente, la decisione evidenzia come un ricorso non possa basarsi su mere congetture alternative quando le prove sono schiaccianti e coerenti. L’inammissibilità è la sanzione processuale per chi tenta di rimettere in discussione il merito dei fatti senza evidenziare reali vizi di legge o di motivazione.

Per il secondo ricorrente, la motivazione è più articolata. La Corte sottolinea che, ai fini del concorso di reato, non è necessario compiere l’azione tipica (in questo caso, condurre la barca), ma è sufficiente fornire un contributo apprezzabile alla realizzazione del piano criminale. Facilitare le comunicazioni e gestire le necessità dei migranti a bordo sono state considerate attività essenziali per mantenere il controllo durante una traversata di sei giorni in condizioni disumane. La Corte ha anche giustificato la misura della riduzione della pena per le attenuanti generiche, specificando che il giudice può legittimamente tener conto del comportamento processuale dell’imputato, come l’ostinata negazione dell’evidenza, quale indice della sua personalità ai sensi dell’art. 133 del codice penale.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza conferma un orientamento rigoroso della giurisprudenza. La responsabilità per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina non è limitata a chi detiene il timone, ma si estende a chiunque fornisca un contributo consapevole e funzionale al successo del viaggio illegale. Viene inoltre riaffermata l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel valutare le prove e nel dosare la pena, purché la sua decisione sia supportata da una motivazione logica, coerente e rispettosa dei canoni normativi.

Avere un ruolo non di comando, come quello di cuoco o interprete, esclude la responsabilità per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina?
No, la Corte ha stabilito che anche ruoli apparentemente secondari, se si palesano utili ed efficienti al successo dell’impresa criminale, costituiscono piena partecipazione al reato e fondano l’ipotesi di accusa.

Le circostanze aggravanti, come il trattamento inumano dei migranti, si applicano solo a chi materialmente le compie?
No, la sentenza chiarisce che l’aggravante si estende a tutti i concorrenti nel reato che ne sono consapevoli, la condividono e la fanno propria, anche se non hanno eseguito direttamente la condotta.

La professione di innocenza da parte dell’imputato può influenzare la misura della riduzione della pena per le attenuanti generiche?
Sì, la Corte ha ritenuto legittimo che il giudice, pur concedendo le attenuanti, operi una riduzione inferiore a quella massima in considerazione del comportamento processuale dell’imputato, come un’ostinata negazione di fronte a prove schiaccianti, quale elemento per valutare la sua personalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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