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Favoreggiamento immigrazione: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per favoreggiamento immigrazione clandestina. La condanna, basata sulla testimonianza di un correo e riscontri investigativi, viene confermata poiché i motivi del ricorso sono stati ritenuti generici e mirati a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha inoltre confermato la sussistenza dell’aggravante del fine di profitto e il diniego delle attenuanti generiche, data la gravità e la reiterazione dei reati.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Favoreggiamento Immigrazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito importanti principi in materia di favoreggiamento immigrazione clandestina, chiarendo i limiti del sindacato di legittimità sulla valutazione delle prove e sulla concessione delle attenuanti. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la condanna a sei anni di reclusione e una multa di 560.000 euro. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato condannato in primo grado e in appello per aver organizzato e favorito l’ingresso illegale in Italia di trenta cittadini afghani nel dicembre 2014 e di un numero imprecisato di altri cittadini extracomunitari nell’ottobre dello stesso anno. L’elemento cardine dell’accusa era la testimonianza di un correo, arrestato in flagranza, che aveva indicato l’imputato come la mente dietro i trasporti. Secondo il dichiarante, l’imputato gli aveva fornito il furgone con i migranti a bordo e lo aveva scortato con un’auto ‘staffetta’. Le indagini avevano poi corroborato queste dichiarazioni, evidenziando, tra l’altro, che l’imputato era stato detenuto in Ungheria per reati simili.

I Motivi del Ricorso e il Favoreggiamento Immigrazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Insufficienza delle prove: La difesa sosteneva che la responsabilità per i fatti di ottobre 2014 si basasse su dichiarazioni vaghe del correo, non supportate da riscontri adeguati.
2. Errata applicazione dell’aggravante del profitto: Si contestava la sussistenza dell’aggravante del fine di profitto, affermando che la Corte d’Appello non ne avesse fornito prova concreta.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava che i giudici di merito non avessero considerato elementi favorevoli come le condizioni socio-economiche della famiglia, la condotta processuale e il tempo trascorso dai fatti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutte le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso interamente inammissibile. Vediamo nel dettaglio come i giudici hanno smontato ciascun motivo.

Analisi del Primo Motivo: la Valutazione delle Prove

La Corte ha giudicato il primo motivo manifestamente infondato. Ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva motivato in modo logico e coerente la credibilità delle dichiarazioni del correo, elencando specifici elementi di riscontro. Il ricorso della difesa, invece, è stato considerato generico, poiché si limitava a contestare le conclusioni dei giudici di merito senza dialogare con la motivazione della sentenza, cercando di ottenere una nuova valutazione dei fatti. Tale operazione è preclusa in sede di legittimità, dove il compito della Cassazione è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, non riesaminare le prove.

Analisi del Secondo Motivo: l’Aggravante del Profitto

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha ribadito che la valutazione degli elementi di fatto spetta esclusivamente al giudice di merito. In questo caso, la Corte territoriale aveva ampiamente spiegato le ragioni per cui riteneva sussistente l’aggravante del fine di profitto. La difesa non ha censurato la motivazione per illogicità o carenza, ma si è limitata a sollecitare una rilettura delle prove. I giudici hanno aggiunto che, in assenza di prove di finalità diverse (come quelle umanitarie), è logicamente fondato ritenere che una condotta criminale reiterata sia mossa da scopi di lucro.

Analisi del Terzo Motivo: le Attenuanti Generiche

Infine, il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile. La concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito. La sua decisione è insindacabile in Cassazione se la motivazione è logica e non contraddittoria. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente bilanciato gli elementi positivi portati dalla difesa con la gravità e la reiterazione delle condotte criminose, ritenendo che questi ultimi avessero un peso preponderante e ostativo alla concessione del beneficio.

Le Motivazioni della Corte

Il nucleo della decisione risiede nella netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono ripresentare le stesse argomentazioni fattuali già respinte in appello. Il suo ruolo è quello di guardiano della legge e della logica giuridica. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché, in tutti i suoi punti, non ha denunciato reali violazioni di legge o vizi logici della motivazione, ma ha tentato di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, compito che esula completamente dalle competenze della Suprema Corte. La reiterazione dei reati e la loro gravità sono state considerate elementi decisivi sia per confermare l’aggravante del profitto sia per negare le attenuanti generiche, dimostrando come il giudizio complessivo sulla condotta dell’imputato abbia prevalso su singoli aspetti potenzialmente favorevoli.

Conclusioni

Questa sentenza è un’importante lezione sul funzionamento del processo penale e, in particolare, del ricorso per cassazione in casi di favoreggiamento immigrazione. Dimostra che un’impugnazione, per avere successo, deve concentrarsi su precise questioni di diritto o su palesi illogicità della sentenza, e non può sperare di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto nei gradi di merito. Per gli operatori del diritto, è un monito a formulare ricorsi specifici e tecnicamente fondati. Per i cittadini, è una conferma che il sistema giudiziario prevede meccanismi rigorosi per definire le responsabilità penali, limitando le possibilità di appello a questioni di pura legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, il ricorso in Cassazione non può avere ad oggetto una nuova valutazione delle prove o dei fatti. La Corte può solo verificare se la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non viziata da errori di diritto. Un ricorso che si limita a contestare il merito delle valutazioni è considerato inammissibile.

Come si prova l’aggravante del fine di profitto nel reato di favoreggiamento immigrazione?
La sentenza chiarisce che il fine di profitto non deve essere desunto solo dalla prova di un compenso diretto. La Corte territoriale lo ha ritenuto sussistente in base alla logica, considerando che una condotta criminale ripetuta nel tempo, in assenza di prove di finalità diverse (es. umanitarie), è ragionevolmente mossa da un interesse economico.

Perché la Corte può negare le attenuanti generiche anche se esistono elementi a favore dell’imputato?
Il giudice di merito ha il potere discrezionale di bilanciare tutti gli elementi del caso. Come stabilito in questa sentenza, anche in presenza di fattori positivi (come la condotta processuale o le condizioni familiari), il giudice può negare le attenuanti se ritiene che la gravità dei fatti e la reiterazione delle condotte criminose abbiano un peso preponderante e ostativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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