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Favoreggiamento immigrazione: reato di pericolo

La Corte di Cassazione conferma la condanna per un’associazione a delinquere dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina al confine italo-francese. La sentenza stabilisce un principio cruciale: il reato si configura come ‘reato di pericolo’, per cui non è necessaria la prova dell’effettivo ingresso dei migranti nel territorio straniero. È sufficiente compiere atti diretti a procurare tale ingresso. Vengono respinti i ricorsi degli imputati, che contestavano la mancanza della prova del passaggio del confine e chiedevano l’applicazione di varie attenuanti.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Favoreggiamento dell’Immigrazione: un Reato di Pericolo che non Richiede l’Ingresso Effettivo

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso di favoreggiamento immigrazione, fornendo chiarimenti fondamentali sulla natura di questo delitto. Il principio chiave affermato è che il reato si configura come un “reato di pericolo”, la cui punibilità non dipende dal successo dell’operazione, ovvero dall’effettivo ingresso dei migranti in un altro Stato. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il Caso: un’Organizzazione al Confine Italo-Francese

La vicenda giudiziaria nasce dalle indagini su un’organizzazione criminale che operava nella zona di Ventimiglia, al confine tra Italia e Francia. Il gruppo era dedito a facilitare l’attraversamento illegale della frontiera da parte di migranti, offrendo diverse modalità di “servizio”:

Trasporto a piedi: Attraverso sentieri montani, al costo di circa 150 euro a persona.
Trasporto con veicoli: Utilizzando auto o camion, con tariffe che variavano tra i 250 e i 300 euro a persona.

Gli imputati, condannati in primo grado e in appello, avevano ruoli ben definiti all’interno del sodalizio, che andavano dalla figura del capo organizzatore ai meri partecipi che si occupavano degli aspetti logistici e del trasporto materiale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Giunti dinanzi alla Suprema Corte, i difensori degli imputati hanno sollevato diverse obiezioni per smontare l’impianto accusatorio. I motivi principali del ricorso erano i seguenti:

1. Insussistenza del reato associativo: La difesa sosteneva che non vi fosse una struttura organizzata stabile, ma solo accordi occasionali per singoli passaggi.
2. Mancanza della prova dell’ingresso in Francia: Il punto centrale era che, per molti episodi, non era stato provato che i migranti avessero effettivamente superato il confine. Secondo i ricorrenti, in assenza di questo risultato, il reato non poteva considerarsi consumato.
3. Mancata applicazione di attenuanti: Veniva richiesta l’applicazione di circostanze attenuanti, come quella del contributo di minima importanza di alcuni partecipi e le attenuanti generiche, facendo leva su un presunto trattamento “umano” riservato ai migranti.

L’Analisi della Corte sul Favoreggiamento Immigrazione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i ricorsi, confermando le condanne. La parte più significativa della sentenza riguarda la qualificazione del favoreggiamento immigrazione come reato di pericolo a consumazione anticipata.

I giudici hanno spiegato che l’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione punisce chiunque compia “atti diretti a procurare l’ingresso” illegale di uno straniero. L’uso di questa terminologia indica chiaramente che la legge non richiede il verificarsi dell’evento finale (l’ingresso), ma punisce la condotta stessa, in quanto ritenuta intrinsecamente pericolosa per i beni giuridici tutelati: l’ordine pubblico e la gestione ordinata dei flussi migratori.

Di conseguenza, il reato si perfeziona nel momento in cui vengono posti in essere atti concretamente idonei a facilitare l’ingresso clandestino. Il fallimento del tentativo, dovuto ad esempio all’intervento delle forze dell’ordine o ad altre difficoltà, è del tutto irrilevante ai fini della configurabilità del reato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive. Per quanto riguarda l’associazione per delinquere, i giudici hanno ritenuto che le prove raccolte (intercettazioni, osservazioni) dimostrassero l’esistenza di una struttura stabile e organizzata, non di semplici accordi estemporanei.

Sul tema delle attenuanti, è stato chiarito che il contributo dei singoli partecipi era tutt’altro che marginale, essendo ogni ruolo essenziale al successo dell’operazione illecita. Inoltre, il presunto trattamento “umano” non poteva essere valutato come elemento decisivo per la concessione delle attenuanti generiche di fronte alla gravità dei reati commessi per scopo di lucro. La Corte ha anche precisato che l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) non è applicabile, poiché il reato non offende solo il patrimonio dei migranti, ma primariamente l’interesse dello Stato alla sicurezza dei confini.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un orientamento consolidato e di grande importanza pratica. Per l’accusa, non è più necessario intraprendere complesse indagini transfrontaliere per dimostrare che un migrante ha effettivamente messo piede sul suolo di un altro Stato. È sufficiente provare che l’imputato ha organizzato il viaggio, fornito un mezzo di trasporto, accompagnato le persone o compiuto qualsiasi altro atto finalizzato a eludere i controlli di frontiera.

Questa interpretazione estende la portata della norma, rendendo punibili anche i tentativi falliti e semplificando l’accertamento della responsabilità penale nel contrasto al traffico di esseri umani e al favoreggiamento immigrazione.

Per commettere il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è necessario che i migranti riescano effettivamente a entrare nel territorio straniero?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di un “reato di pericolo” o a “consumazione anticipata”. Il reato si perfeziona con il semplice compimento di atti idonei e diretti a procurare l’ingresso illegale, indipendentemente dal fatto che l’ingresso avvenga o meno.

Un trattamento “umano” verso i migranti trasportati può giustificare la concessione di attenuanti?
No, non necessariamente. La sentenza chiarisce che, sebbene il rispetto della dignità umana sia un dato positivo, non è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche se la condotta complessiva è grave. Inoltre, non integra l’attenuante del danno di lieve entità, poiché il bene giuridico tutelato non è solo il patrimonio del migrante, ma l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato.

L’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione può essere esclusa se i complici cambiano per ogni singolo “viaggio”?
No. La Corte ha ritenuto che la presenza di una struttura organizzativa stabile, con ruoli definiti (un capo, dei collaboratori), è sufficiente a configurare il reato associativo, anche se gli esecutori materiali dei singoli trasporti possono variare. Ciò che conta è l’esistenza di un patto associativo a monte per la realizzazione di un programma criminoso indeterminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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