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Favoreggiamento immigrazione: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico di un uomo identificato come uno degli scafisti di un’imbarcazione con a bordo sessanta migranti. Il ricorso, basato sulla presunta inattendibilità delle prove e su una disparità di trattamento rispetto a un coimputato, è stato respinto. La Corte ha ritenuto le testimonianze dei migranti “granitiche” e pienamente attendibili, corroborate da riscontri oggettivi. È stata inoltre confermata l’applicazione dell’aggravante dello scopo di profitto, ritenuta connaturata al reato e estensibile a tutti i concorrenti.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Favoreggiamento Immigrazione Clandestina: La Cassazione sulla Valutazione delle Prove

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di favoreggiamento immigrazione clandestina, offrendo importanti chiarimenti sulla valutazione delle prove e sull’applicazione delle aggravanti. La Corte ha rigettato il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna per aver procurato l’ingresso illegale in Italia di sessanta persone di origine extracomunitaria. Questa decisione ribadisce la solidità delle dichiarazioni testimoniali dei migranti quando supportate da riscontri oggettivi.

I Fatti del Caso: Il Viaggio e l’Arrivo

Il procedimento trae origine da uno sbarco avvenuto nel marzo 2022 nel porto di Roccella Jonica. Sessanta migranti, prevalentemente di nazionalità afghana, sono giunti a bordo di un’imbarcazione a vela partita cinque giorni prima dalle coste turche. Le indagini hanno permesso di individuare i responsabili del viaggio in due soggetti di passaporto uzbeko, tra cui l’odierno ricorrente.

La condanna nei gradi di merito si è fondata principalmente sulle dichiarazioni accusatorie rese da tre migranti, ritenute intrinsecamente attendibili e concordanti. Tali dichiarazioni sono state ulteriormente corroborate da riscontri esterni, come il possesso, da parte degli imputati, di telefoni cellulari con SIM di un operatore turco, a differenza degli altri passeggeri.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Una presunta disparità di trattamento rispetto al coimputato, al quale erano state concesse le circostanze attenuanti generiche a seguito della produzione di documentazione attestante la sua collaborazione con le autorità del paese d’origine. Il ricorrente sosteneva che una documentazione analoga a suo favore, depositata in primo grado, non fosse stata adeguatamente valutata.
2. Un vizio di motivazione riguardo alla sua colpevolezza. Contestava la sua identificazione come ‘scafista’, suggerendo di essere stato un semplice passeggero o di essere stato costretto a governare l’imbarcazione sotto minaccia. Inoltre, contestava l’applicazione dell’aggravante dello scopo di profitto.

L’Analisi della Corte sul Favoreggiamento Immigrazione Clandestina

La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli infondati.

La Solidità delle Prove a Carico

In merito alla colpevolezza, la Suprema Corte ha definito il compendio probatorio a carico del ricorrente come “granitico”. Le dichiarazioni dei tre migranti sono state considerate pienamente credibili, sovrapponibili tra loro e prive di intenti calunniatori. La narrazione alternativa fornita dall’imputato, secondo cui il vero scafista si sarebbe allontanato a bordo di un gommone, è stata giudicata, già dai giudici di merito, come un racconto mendace e irrazionale, in contrasto con tutte le evidenze disponibili.

L’Aggravante dello Scopo di Profitto

Anche l’obiezione relativa all’aggravante dell’aver agito a scopo di profitto è stata rigettata. I giudici hanno chiarito che tale aggravante è intrinsecamente connaturata al reato di favoreggiamento immigrazione clandestina. Si estende a tutti i concorrenti, poiché il loro contributo, anche se volto solo al contenimento dei costi del servizio, si inserisce in un’operazione criminale finalizzata al lucro. Non è quindi necessaria la prova della percezione materiale di un compenso da parte di ogni singolo correo.

La Presunta Disparità di Trattamento

Infine, la Corte ha smontato l’argomento sulla disparità di trattamento. Le attenuanti generiche erano state concesse al coimputato in virtù di una nota dell’ambasciata che attestava una sua concreta collaborazione con le autorità per reprimere un gruppo criminale. Questo comportamento è stato interpretato come sintomo di una minore capacità a delinquere. Il ricorrente, invece, non ha fornito alcuna prova documentale analoga, limitandosi a citare un atto che, a un’attenta analisi, si è rivelato essere una semplice dichiarazione di innocenza e non una prova di collaborazione. Di conseguenza, le due posizioni non erano comparabili e non sussisteva alcuna disparità ingiustificata.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda sulla coerenza e logicità della motivazione delle sentenze di merito. I giudici di legittimità hanno constatato che la valutazione delle prove è stata effettuata in modo rigoroso, basandosi su dichiarazioni convergenti e riscontri oggettivi che hanno delineato un quadro accusatorio solido. La Corte ha sottolineato che il ricorso del condannato si basava su obiezioni generiche e, in parte, su un presupposto fattuale (la produzione di documentazione analoga a quella del correo) risultato indimostrato e non autosufficiente. Pertanto, l’affermazione della responsabilità penale è stata ritenuta lineare, coerente e immune da censure.

Le Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

La sentenza consolida alcuni principi chiave in materia di favoreggiamento immigrazione clandestina. In primo luogo, conferma il valore probatorio delle dichiarazioni dei migranti, specialmente quando sono concordi e corroborate da elementi esterni. In secondo luogo, ribadisce un’interpretazione estensiva dell’aggravante dello scopo di profitto, applicabile a tutti coloro che partecipano all’organizzazione del viaggio illegale. Infine, evidenzia l’importanza del principio di autosufficienza del ricorso, per cui chi impugna una decisione deve fornire alla Corte tutti gli elementi necessari per valutare le proprie doglianze, senza che il giudice debba ricercarli altrove.

Quando le dichiarazioni dei migranti sono sufficienti per una condanna per favoreggiamento immigrazione clandestina?
Secondo la sentenza, le dichiarazioni dei migranti sono sufficienti quando sono concordi, univoche, intrinsecamente attendibili e trovano riscontro in elementi di prova esterni, come il rinvenimento di oggetti (es. SIM telefoniche specifiche) in possesso solo degli organizzatori del viaggio.

L’aggravante dello scopo di profitto si applica anche a chi non riceve direttamente il denaro dai migranti?
Sì. La Corte ha confermato che l’aggravante si applica a tutti i concorrenti nel reato, poiché il loro contributo è funzionale a un’operazione complessivamente volta al profitto, anche se il loro ruolo si limita a un contenimento dei costi del servizio e non alla percezione diretta del compenso.

È possibile ottenere una riduzione di pena per disparità di trattamento se un coimputato ha ricevuto le attenuanti?
No, se le situazioni processuali non sono identiche. Nel caso di specie, al coimputato sono state concesse le attenuanti per aver fornito prova documentale di una collaborazione con le autorità, considerata sintomo di minore pericolosità sociale. Il ricorrente non ha fornito prove analoghe, quindi la sua posizione non era comparabile e la differente valutazione dei giudici è stata ritenuta legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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