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Fatture inesistenti: prescrizione e consumazione reato

Un imprenditore viene condannato per l’utilizzo di fatture inesistenti. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25457/2025, annulla parzialmente la condanna, dichiarando prescritta la parte del reato relativa alla dichiarazione IVA. La Corte stabilisce che, poiché le dichiarazioni IVA e IRES sono presentate in date diverse, si verificano due distinti momenti di consumazione del reato, da cui decorrono separatamente i termini di prescrizione.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatture Inesistenti: Quando si Perfeziona il Reato? La Cassazione Chiarisce

L’utilizzo di fatture inesistenti rappresenta uno dei reati tributari più comuni e insidiosi, ma quando si considera effettivamente commesso? E come si calcola la prescrizione se le stesse fatture vengono utilizzate in più dichiarazioni fiscali presentate in momenti diversi? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25457 del 2025, offre un’importante chiave di lettura, distinguendo nettamente i momenti consumativi del reato a seconda che si tratti di dichiarazione IVA o IRES.

I Fatti del Processo

Il legale rappresentante di una società veniva condannato in primo e secondo grado per aver utilizzato fatture inesistenti nelle dichiarazioni fiscali relative all’anno d’imposta 2013, al fine di evadere le imposte sui redditi (IRES) e sul valore aggiunto (IVA). La Corte d’Appello, pur dichiarando prescritto un altro reato tributario minore, aveva confermato la condanna per l’uso delle fatture false, rideterminando la pena.

L’imputato proponeva quindi ricorso per Cassazione, sostenendo che anche questo reato dovesse essere dichiarato estinto per prescrizione. Il fulcro della difesa si basava sull’errata individuazione, da parte dei giudici di merito, del momento in cui il reato si era consumato.

L’Uso di Fatture Inesistenti e la Questione della Prescrizione

Il reato di “Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”, previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000, è un reato di pericolo e di mera condotta. Ciò significa che si perfeziona non quando si verifica l’evasione fiscale, ma nel momento in cui la dichiarazione fraudolenta viene presentata all’amministrazione finanziaria.

Nel caso specifico, l’imputato aveva utilizzato le medesime fatture inesistenti in due distinte dichiarazioni:
1. La dichiarazione IVA, presentata in data 24/02/2014.
2. La dichiarazione IRES, presentata in data 30/09/2014.

La difesa sosteneva che il termine di prescrizione dovesse decorrere unitariamente, ma la Cassazione ha seguito un ragionamento diverso, rivelatosi decisivo.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Fatture Inesistenti

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, affermando un principio di diritto fondamentale: l’utilizzo delle stesse fatture false in dichiarazioni diverse, presentate in date differenti, integra due distinti momenti di consumazione del reato. Di conseguenza, il termine di prescrizione deve essere calcolato separatamente per ciascun episodio.

Il Calcolo della Prescrizione

Applicando questo principio, la Corte ha analizzato le due condotte:
* Reato relativo alla dichiarazione IVA: commesso il 24/02/2014. Tenendo conto del termine massimo di prescrizione e dei periodi di sospensione intervenuti nel processo, la Corte ha calcolato che questo reato si era estinto prima della sentenza d’appello.
* Reato relativo alla dichiarazione IRES: commesso il 30/09/2014. Per questa condotta, invece, il termine di prescrizione non era ancora maturato al momento della decisione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando la natura di reato istantaneo della fattispecie. Il delitto si perfeziona con la presentazione della dichiarazione fiscale. Poiché le dichiarazioni IVA e IRES sono atti distinti, presentati in momenti diversi, ciascuna presentazione costituisce un’autonoma consumazione del reato. Non rileva che il fine evasivo sia unico o che le fatture utilizzate siano le medesime. Ogni dichiarazione fraudolenta è una condotta penalmente rilevante a sé stante, dal cui compimento inizia a decorrere il relativo termine di prescrizione.

Le Conclusioni

La sentenza ha annullato senza rinvio la condanna per la parte relativa alla dichiarazione IVA, dichiarando il reato estinto per prescrizione. Ha invece rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per la rideterminazione della pena relativa al solo reato commesso con la presentazione della dichiarazione IRES. Questa pronuncia ribadisce l’importanza cruciale di individuare con esattezza la data di presentazione di ogni singola dichiarazione fiscale per calcolare correttamente i termini di prescrizione nei reati tributari, evidenziando come un’unica strategia fraudolenta possa dare origine a plurimi reati con destini processuali differenti.

Quando si considera commesso il reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti?
Il reato si considera commesso e si perfeziona nel momento esatto in cui la dichiarazione fiscale (es. dichiarazione IVA o IRES) che include le fatture false viene presentata agli uffici finanziari.

Se le stesse fatture inesistenti sono usate sia nella dichiarazione IVA che in quella IRES, presentate in date diverse, come si calcola la prescrizione?
Secondo la Corte di Cassazione, si configurano due distinti reati, ciascuno commesso nella data di presentazione della rispettiva dichiarazione. Di conseguenza, il termine di prescrizione decorre separatamente per ciascuna condotta a partire dalle diverse date di presentazione.

Cosa significa che un reato è estinto per prescrizione?
Significa che è trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per punire quel reato senza che sia stata emessa una sentenza di condanna definitiva. Lo Stato, quindi, perde il potere di perseguire e sanzionare l’autore del fatto. Nel caso di specie, il reato legato alla dichiarazione IVA è stato dichiarato prescritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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