LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatture false: ricorso in Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro un’ordinanza di dissequestro in un caso di presunte fatture false. La Corte ribadisce che il suo giudizio è limitato alla ‘violazione di legge’ e non può riesaminare nel merito la valutazione del giudice sulla consapevolezza dell’imprenditore, se la motivazione non è del tutto assente o meramente apparente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatture False: Quando il Ricorso in Cassazione del PM è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29545/2025, affronta un caso di presunte fatture false e delinea con precisione i confini del proprio giudizio in materia di misure cautelari reali. La decisione sottolinea un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito, ma un giudizio di legittimità. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: L’Accusa e il Sequestro Iniziale

La vicenda ha origine da un’indagine per reati fiscali a carico del legale rappresentante di una società operante nel settore della moda. L’accusa era di aver utilizzato, nelle dichiarazioni fiscali relative a due annualità, fatture per operazioni ritenute inesistenti emesse da due diverse società fornitrici. Sulla base di queste accuse, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo per un valore di oltre 147.000 euro, finalizzato alla confisca, sia sui beni della società che, per equivalente, su quelli personali dell’amministratore.

La Decisione del Tribunale del Riesame e il Ricorso del PM

L’indagato proponeva riesame avverso il decreto di sequestro. Il Tribunale accoglieva la richiesta, annullando il provvedimento e disponendo il dissequestro delle somme. Secondo il Tribunale del Riesame, non vi erano elementi sufficienti a dimostrare la consapevolezza (il dolo) dell’imprenditore riguardo alla natura fittizia dei fornitori.

Il Tribunale valorizzava alcuni elementi a difesa dell’indagato:
* L’acquisto della merce era avvenuto tramite un intermediario commerciale.
* La merce era stata effettivamente ricevuta tramite un autotrasportatore autorizzato.
* Erano state acquisite le visure camerali delle società fornitrici, che ne attestavano l’esistenza formale.
* I pagamenti erano stati regolarmente eseguiti, comprensivi di IVA.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica presentava ricorso per cassazione, sostenendo che la motivazione del Tribunale fosse illogica e contraddittoria. Il PM evidenziava come le società emittenti fossero mere “società cartiere”, prive di sede operativa, con rappresentanti legali irreperibili e senza una contabilità regolare, elementi che un imprenditore accorto non avrebbe potuto ignorare.

I Limiti del Ricorso per Cassazione in Materia di Fatture False

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. Il punto centrale della decisione ruota attorno alla natura e ai limiti del giudizio di legittimità, specialmente in relazione alle misure cautelari reali come il sequestro.

La “Violazione di Legge” come Unico Motivo di Ricorso

La Suprema Corte ribadisce un principio consolidato: ai sensi dell’art. 325 del codice di procedura penale, il ricorso contro le ordinanze in materia di sequestro è consentito solo per “violazione di legge”. Questa nozione include non solo gli errori nell’applicazione delle norme, ma anche i vizi della motivazione così gravi da renderla inesistente o puramente apparente.

La Motivazione “Apparente” Non Riscontrata nel Caso di Specie

Una motivazione è “apparente” quando è talmente carente, contraddittoria o illogica da non permettere di comprendere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice. Tuttavia, non è compito della Cassazione sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice di merito. Se il giudice ha esposto le sue ragioni in modo comprensibile, anche se non condivisibili dall’accusa, non si può parlare di motivazione assente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse fornito una motivazione chiara, seppur sintetica. Il Tribunale ha spiegato perché, a suo avviso, mancava il fumus commissi delicti relativo alla consapevolezza dell’indagato. Ha considerato che l’imprenditore aveva verificato l’esistenza formale delle società fornitrici, aveva ricevuto la merce e l’aveva pagata. Secondo la Cassazione, il ricorso del PM, pur lamentando una violazione di legge, mirava in realtà a ottenere una diversa ricostruzione dei fatti e una differente valutazione degli indizi, un’operazione preclusa nel giudizio di legittimità. Il dissenso sulla valutazione del materiale probatorio non equivale a una violazione di legge.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un caposaldo del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un giudice di terzo grado del merito. In materia di sequestri per reati come l’uso di fatture false, il ricorso è ammissibile solo se la decisione del giudice del riesame è priva di motivazione o se questa è talmente viziata da non essere comprensibile. Laddove il giudice abbia esplicitato un percorso logico per giustificare la sua decisione, questo non può essere censurato in sede di legittimità solo perché l’accusa ne propone uno alternativo e lo ritiene più corretto. La decisione, quindi, non entra nel merito della colpevolezza dell’imprenditore, ma si limita a sancire l’inammissibilità di un ricorso che chiedeva alla Suprema Corte di fare ciò che non le compete: riesaminare i fatti.

È possibile ricorrere in Cassazione contro un’ordinanza di dissequestro semplicemente perché non si condivide la valutazione dei fatti del giudice?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il ricorso è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile chiedere alla Corte di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice di merito, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia completamente assente o meramente apparente.

Cosa si intende per motivazione ‘assente o apparente’ che giustifica un ricorso in Cassazione?
Si tratta di una motivazione talmente viziata, illogica o contraddittoria da non rendere comprensibile il percorso logico-giuridico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. Non basta che la motivazione sia sintetica o che si possa non essere d’accordo con essa; deve essere radicalmente inidonea a spiegare la decisione presa.

L’aver controllato la visura camerale di un fornitore è sufficiente a escludere il dolo nell’uso di fatture false?
La sentenza non stabilisce una regola generale. Tuttavia, nel caso specifico, il Tribunale del Riesame ha considerato questo elemento, insieme ad altri (come l’effettiva ricezione della merce e il pagamento regolare), come fondamento per escludere la presenza di sufficienti indizi sulla consapevolezza dell’imprenditore. La Corte di Cassazione ha ritenuto questa valutazione, in quanto adeguatamente motivata, non sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati