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Fatture false: quando il ricorso in Cassazione è perso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per l’emissione di fatture false. La sentenza chiarisce che la valutazione dei fatti, l’attendibilità dei testimoni e l’ammissione delle prove non possono essere riesaminate in sede di legittimità se la motivazione del giudice di merito è logica e completa. Il caso riguarda 97 fatture per operazioni inesistenti emesse per consentire a terzi l’evasione dell’IVA.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatture False: Perché la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

L’emissione di fatture false è un reato tributario grave con conseguenze significative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 43874 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità, ribadendo che la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva dei giudici di merito. Analizziamo insieme questo caso per capire le ragioni dietro la dichiarazione di inammissibilità.

I Fatti del Processo: L’Accusa di Emissione di Fatture False

Il caso ha origine dalla condanna di un imprenditore, legale rappresentante di una società di ristorazione, per il reato previsto dall’art. 8 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa era di aver emesso ben 97 fatture false, relative a operazioni oggettivamente inesistenti, nei confronti di un’altra società. Lo scopo illecito era quello di consentire a quest’ultima di evadere l’IVA.

La condanna, emessa in primo grado, era stata confermata dalla Corte d’Appello di Milano. L’imprenditore ha quindi deciso di presentare ricorso per cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha affidato il suo ricorso a tre doglianze:

1. Negazione della paternità delle fatture: Il ricorrente sosteneva di non essere l’autore materiale delle fatture, evidenziando che erano state compilate a mano su un formulario comune e facilmente reperibile.
2. Inattendibilità del testimone chiave: La difesa ha contestato l’attendibilità del principale testimone, ovvero l’utilizzatore delle fatture, sostenendo che le sue dichiarazioni fossero contraddittorie e mosse da astio. Secondo il ricorrente, le fatture erano state emesse per “compensare” in modo illecito il mancato pagamento di lavori reali effettuati dal testimone.
3. Violazione della legge processuale: Si lamentava il rigetto, da parte dei giudici di merito, della richiesta di ammettere testimoni a prova contraria, che avrebbero potuto smentire le affermazioni del teste d’accusa.

L’Analisi della Corte sulle Fatture False

La Suprema Corte ha esaminato ciascun motivo, ritenendoli tutti infondati e dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati del diritto processuale penale.

In merito alla negazione della paternità delle fatture, la Corte ha ribadito che tale questione attiene alla valutazione della prova, un’attività riservata al giudice di merito. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua e logica, affermando che non era emersa alcuna prova della non riconducibilità delle fatture all’imputato e che quest’ultimo non le aveva mai formalmente disconosciute, la censura non poteva trovare spazio in sede di legittimità.

Anche il secondo motivo, relativo all’inattendibilità del testimone, è stato respinto. La Corte ha sottolineato che la valutazione della credibilità di un testimone è un apprezzamento di fatto insindacabile in Cassazione. Il giudice di merito aveva correttamente motivato la sua decisione, ritenendo il teste attendibile e negando che fosse mosso da astio, dato che le fatture false erano servite proprio a compensare somme mai versate dal ricorrente.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fondando la sua decisione su principi cardine del processo penale. La prima doglianza, relativa alla paternità delle fatture, è stata ritenuta un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, operazione preclusa in sede di legittimità. La motivazione della sentenza d’appello è stata giudicata completa, logica e priva di vizi, avendo preso in esame tutte le deduzioni difensive.

Per quanto riguarda la terza doglianza, relativa alla mancata ammissione della prova contraria, la Corte l’ha giudicata manifestamente infondata. Ha richiamato il principio consolidato (ius receptum) secondo cui l’ammissione di nuove prove è subordinata a un vaglio di non manifesta superfluità o irrilevanza (art. 190 c.p.p.). Nel caso specifico, la richiesta difensiva era stata considerata generica (non indicava nemmeno il nome del teste) e irrilevante, poiché il teste proposto era estraneo all’attività aziendale e non avrebbe potuto fornire elementi probatori utili.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

Questa pronuncia riafferma con forza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Le valutazioni sull’attendibilità dei testimoni e sulla ricostruzione degli eventi, se supportate da una motivazione logica, esauriente e non contraddittoria, non sono censurabili. Per la difesa, ciò significa che le contestazioni devono essere incentrate su vizi di legittimità (violazioni di legge o vizi manifesti della motivazione) e non su una mera rilettura delle prove. Inoltre, le richieste istruttorie, come quella di ammettere nuovi testimoni, devono essere specifiche e pertinenti per avere una possibilità di accoglimento.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare l’attendibilità di un testimone?
No, la valutazione dell’attendibilità di un testimone è un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminare tale valutazione, a meno che la motivazione del giudice non sia manifestamente illogica o contraddittoria.

Per quale motivo un giudice può rigettare la richiesta di ammettere una prova contraria?
Un giudice può rigettare una richiesta di prova contraria se la ritiene manifestamente superflua o irrilevante ai fini della decisione, come previsto dall’art. 190 del codice di procedura penale. Inoltre, la richiesta deve essere specifica e indicare chiaramente le circostanze su cui la prova dovrebbe vertere.

Negare di essere l’autore materiale di fatture false è sufficiente per essere assolti?
No, non è sufficiente. Secondo la sentenza, spetta all’imputato fornire prove concrete della non riconducibilità dei documenti a sé. In assenza di prove in tal senso e di un formale disconoscimento dei documenti, la semplice negazione non è abbastanza per superare gli elementi d’accusa, specialmente se la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito è logica e ben motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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