LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatture false: la Cassazione sulla confisca allargata

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro un sequestro preventivo per reati tributari, tra cui l’emissione di fatture false. La sentenza chiarisce che l’obbligo di dichiarare l’IVA sorge con la semplice emissione della fattura, anche se per un’operazione inesistente, rendendo compatibili le accuse di emissione di fatture false e omessa dichiarazione. Inoltre, ha confermato la legittimità della confisca allargata su una ingente somma di denaro contante, ritenuta di provenienza illecita data la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e l’assenza di giustificazioni plausibili.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatture False: La Cassazione Conferma la Confisca Anche Senza Prova di Evasione Seriale

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 47599/2024, affronta temi cruciali in materia di reati tributari, in particolare quelli legati all’emissione di fatture false. La pronuncia chiarisce la compatibilità tra l’accusa di emissione di fatture per operazioni inesistenti e quella di omessa dichiarazione IVA, confermando al contempo la piena legittimità dell’applicazione della confisca allargata anche in assenza di una provata “serialità” criminale. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Il Sequestro e il Ricorso

Il caso nasce dal ricorso di un indagato contro un’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato un decreto di sequestro preventivo. Le accuse a suo carico erano quelle previste dagli articoli 5 (omessa dichiarazione) e 8 (emissione di fatture per operazioni inesistenti) del D.Lgs. 74/2000. L’indagato sosteneva, in primo luogo, una contraddizione logica: non si può accusare qualcuno di aver emesso fatture false e, allo stesso tempo, di non aver dichiarato l’IVA relativa a quelle stesse operazioni, poiché ciò equivarrebbe a un’autodenuncia forzata. In secondo luogo, contestava l’applicazione della cosiddetta “confisca allargata”, sostenendo che i reati tributari sono per natura episodici e non giustificherebbero una misura così invasiva, che presuppone una vita dedita al crimine.

Le Questioni Giuridiche: Fatture False e Confisca

Il cuore della controversia si sviluppava attorno a due questioni principali.

La Presunta Incompatibilità tra i Reati

La difesa argomentava che accusare un soggetto per emissione di fatture false (art. 8) e per omessa dichiarazione IVA (art. 5) creerebbe un paradosso. Se le operazioni sono inesistenti, non vi sarebbe alcun incasso reale di IVA e, quindi, nessun obbligo di dichiararla. Obbligare alla dichiarazione significherebbe costringere l’emittente a confessare il primo reato.

La Confisca Allargata e i Reati Tributari

Il secondo motivo di ricorso si concentrava sulla confisca allargata (art. 12-ter D.Lgs. 74/2000), una misura che permette di sequestrare i beni di valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato di cui il soggetto non sa giustificare la provenienza. Secondo il ricorrente, questa misura non sarebbe applicabile ai reati fiscali, in quanto mancherebbe il presupposto della “serialità” criminale, essendo il soggetto incensurato e il reato potenzialmente isolato.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha respinto entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso manifestamente infondato.

L’Obbligo di Dichiarare l’IVA su Fatture False

La Corte ha ribadito un principio consolidato, basato sia sulla normativa nazionale (art. 21, d.P.R. 633/1972) che su quella europea: chiunque emetta una fattura indicando l’IVA è debitore di tale imposta, indipendentemente dal fatto che l’operazione sottostante sia reale o fittizia. L’obbligo di dichiarazione e versamento sorge per il solo fatto di aver creato un documento che potrebbe essere utilizzato da terzi per detrarre l’imposta. Non vi è, quindi, alcuna incompatibilità tra le due contestazioni. La Corte ha inoltre precisato che, mentre per le imposte dirette si guarda al “dato fattuale reale” (e quindi un’operazione fittizia non genera reddito tassabile), per l’IVA vige una disciplina specifica che tutela l’Erario dal rischio di indebite detrazioni.

La Giustificazione della Confisca Allargata

Anche sul secondo punto, la Cassazione è stata netta. Ha chiarito che la confisca allargata non richiede che i beni illeciti provengano da una serie di reati della stessa indole del “reato spia”. L’istituto si fonda su una presunzione legale: la sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato fa presumere una provenienza criminale generica. Nel caso specifico, l’indagato non aveva fornito alcuna spiegazione plausibile sul possesso di quasi un milione di euro in contanti. Questa circostanza, unita al suo coinvolgimento nell’emissione di fatture false per importi rilevanti, rendeva pienamente legittima la presunzione che tale denaro fosse di origine illecita, giustificando il sequestro finalizzato alla confisca.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida due principi di notevole importanza pratica. In primo luogo, chi emette fatture false non può sfuggire all’obbligo dichiarativo dell’IVA, trovandosi esposto a una duplice contestazione penale. In secondo luogo, la confisca allargata si conferma uno strumento potente contro l’accumulazione di ricchezza illecita, applicabile anche a soggetti incensurati accusati di reati tributari, qualora emerga una palese e ingiustificata sproporzione patrimoniale. La mancanza di una spiegazione credibile sulla provenienza di ingenti somme di denaro diventa, di fatto, un elemento decisivo a sostegno della misura cautelare.

Chi emette fatture per operazioni inesistenti è comunque obbligato a dichiarare e versare la relativa IVA?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la normativa nazionale ed europea stabilisce che chiunque indichi l’IVA in una fattura ne diventa debitore, indipendentemente dal fatto che l’operazione sia reale o fittizia. L’obbligo sorge per tutelare l’Erario dal rischio di indebite detrazioni da parte di terzi.

La confisca allargata si applica solo a chi vive abitualmente di proventi illeciti?
No. La sentenza chiarisce che la confisca allargata si fonda su una presunzione di provenienza criminosa dei beni quando questi sono di valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato e il condannato non può giustificarne la legittima provenienza. Non è necessario dimostrare che il soggetto sia un criminale “seriale” o che i beni derivino da reati della stessa indole di quello per cui si procede.

È contraddittorio accusare una persona sia di emissione di fatture false sia di omessa dichiarazione IVA per le stesse operazioni?
No. La Corte ha stabilito che non vi è alcuna contraddizione logica. Il reato di emissione di fatture false (art. 8, D.Lgs. 74/2000) e quello di omessa dichiarazione (art. 5) sono compatibili, poiché l’obbligo giuridico di presentare la dichiarazione IVA nasce dalla semplice emissione della fattura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati