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Fatto lieve stupefacenti: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati che chiedevano la riqualificazione del reato di spaccio nell’ipotesi di fatto lieve stupefacenti. La decisione si fonda sulla notevole quantità di cocaina detenuta (quasi 100 grammi, pari a 578 dosi) e su elementi che indicavano l’inserimento degli imputati in una rete di spaccio, ritenendo tali circostanze incompatibili con la minore gravità del fatto, in linea con i principi consolidati della giurisprudenza.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto lieve stupefacenti: la Cassazione ribadisce i criteri di valutazione

L’applicazione dell’ipotesi di fatto lieve stupefacenti, prevista dall’articolo 73, comma 5, del d.P.R. 309/90, rappresenta un punto cruciale nel diritto penale in materia di droga, poiché consente una notevole riduzione della pena. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva di tutti gli elementi del caso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i principi che guidano questa valutazione, chiarendo come un singolo elemento di particolare gravità possa precludere la riqualificazione del reato.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava il ricorso presentato da due individui condannati dalla Corte d’Appello di Roma. Gli imputati erano stati trovati in possesso di un’ingente quantità di cocaina, specificamente 97,383 grammi, caratterizzata da un’elevata purezza e corrispondente a circa 578 dosi singole. Nel loro ricorso, i due chiedevano che il reato venisse riqualificato come fatto lieve stupefacenti, sostenendo che le circostanze non fossero così gravi da giustificare la condanna per lo spaccio ordinario. Uno dei due aveva anche tentato di assumersi l’intera responsabilità, una versione dei fatti ritenuta inverosimile dai giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. Secondo i giudici di legittimità, le censure mosse dagli imputati erano del tutto generiche e si limitavano a riproporre questioni già adeguatamente esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione: il peso decisivo della quantità

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha respinto la richiesta di applicazione del fatto lieve stupefacenti. I giudici hanno richiamato un principio consolidato, espresso dalle Sezioni Unite (sentenza Murolo n. 51063/2018), secondo cui la valutazione del fatto lieve deve avvenire alla stregua di tutti i parametri indicati dalla legge: il dato qualitativo e quantitativo della sostanza, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione.

La Corte ha sottolineato che, sebbene la valutazione debba essere complessiva, qualora uno di questi indici risulti “negativamente assorbente”, ogni altra considerazione perde di rilevanza. Nel caso di specie, sono stati individuati due elementi decisivi:

1. Il dato ponderale e qualitativo: La quantità di quasi 100 grammi di cocaina, sufficiente a confezionare 578 dosi, è stata considerata un elemento di per sé incompatibile con la nozione di fatto lieve.
2. Le modalità della detenzione: Gli elementi raccolti indicavano un inserimento degli imputati in una rete di spaccio organizzata, circostanza che esclude la natura occasionale o minima dell’attività illecita.

In presenza di questi fattori di eccezionale gravità, e in assenza di elementi favorevoli di segno contrario, la Corte ha concluso che la motivazione della Corte d’Appello era logica, congrua e immune da vizi.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio interpretativo: per ottenere la riqualificazione del reato in fatto lieve stupefacenti, non è sufficiente l’assenza di alcuni indicatori di gravità, ma è necessario che l’analisi complessiva della condotta la delinei come minimamente offensiva. Un quantitativo ingente di droga, specialmente se di elevata purezza e inserito in un contesto di spaccio strutturato, rappresenta un ostacolo insormontabile per l’applicazione del beneficio. Questa pronuncia serve da monito, ribadendo che la valutazione del giudice deve essere rigorosa e basata su tutti gli elementi concreti del caso, senza automatismi.

Quando può essere escluso il riconoscimento del ‘fatto lieve’ per i reati di droga?
Il riconoscimento del ‘fatto lieve’ può essere escluso quando uno degli indici di valutazione previsti dalla legge (quantità e qualità della sostanza, mezzi, modalità e circostanze dell’azione) risulta così negativo da essere considerato ‘assorbente’, rendendo di fatto irrilevanti le altre considerazioni.

Un’ingente quantità di droga è sufficiente per negare il ‘fatto lieve stupefacenti’?
Sì, secondo questa ordinanza, un dato ponderale particolarmente significativo (nel caso specifico, quasi 100 grammi di cocaina per 578 dosi), insieme ad altri elementi come l’inserimento in una rete di spaccio, costituisce una circostanza incompatibile con l’ipotesi del ‘fatto lieve’.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione è considerato ‘generico’?
Se un ricorso viene giudicato generico, ovvero si limita a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte nei gradi di merito senza contestare specificamente la logica della sentenza impugnata, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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