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Fatto di minore gravità: no sconti per abusi in famiglia

La Cassazione ha confermato la condanna per violenza sessuale a un padre che abusava della figlia. Rigettata l’ipotesi del fatto di minore gravità, data la fragilità della vittima e la violazione del dovere genitoriale, elementi ostativi alla concessione dell’attenuante.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di minore gravità: la Cassazione esclude sconti per abusi in famiglia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29699/2025, ha affrontato un delicato caso di violenza sessuale intra-familiare, offrendo importanti chiarimenti sui criteri per l’applicazione dell’attenuante del fatto di minore gravità. La pronuncia conferma un orientamento rigoroso, sottolineando come il rapporto di filiazione e la fragilità della vittima costituiscano elementi decisivi che ostacolano la concessione di sconti di pena, anche quando gli abusi non si concretizzano in rapporti sessuali completi.

I fatti del processo

Il caso riguarda la condanna di un padre per abusi sessuali ripetuti nei confronti della propria figlia, una giovane in condizioni di inferiorità fisica a causa di problemi di salute. I giudici di primo e secondo grado avevano inflitto una pena di 6 anni e 6 mesi di reclusione. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi principali:

1. La mancata applicazione dell’attenuante del fatto di minore gravità, sostenendo che gli atti si erano limitati a palpeggiamenti, che la figlia non aveva mai mostrato resistenza e che, anzi, lo descriveva come una persona sofferente, abbandonata dalla moglie. La difesa evidenziava l’assenza di rancore da parte della vittima.
2. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, in virtù della particolare condizione di isolamento affettivo in cui versavano sia il padre che la figlia.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la condanna. I giudici hanno respinto entrambe le argomentazioni difensive, ribadendo i principi consolidati in materia di violenza sessuale e circostanze attenuanti.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della sentenza sono centrali per comprendere il rigore con cui la giurisprudenza valuta i reati di violenza sessuale, specialmente in contesti familiari.

Il diniego del fatto di minore gravità

La Cassazione ha chiarito che la valutazione del fatto di minore gravità non può limitarsi alla natura degli atti compiuti, ma deve considerare il contesto complessivo. I giudici devono analizzare:

* I mezzi e le modalità esecutive: come è avvenuto l’abuso.
* Il grado di coartazione: la pressione psicologica e fisica esercitata sulla vittima.
* Le condizioni fisiche e mentali della vittima: la sua età e la sua vulnerabilità.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato che il rapporto di filiazione tra l’autore del reato e la vittima è un elemento di per sé ostativo. Un genitore ha un dovere di protezione e accudimento; quando questa funzione viene tradita, la gravità del fatto è intrinsecamente maggiore. L’imputato, rimasto l’unica figura genitoriale di riferimento dopo l’abbandono da parte della madre, ha approfittato della fragilità e della dipendenza affettiva della figlia. Gli abusi, sebbene non sfociati in rapporti completi, sono stati reiterati nel tempo, e l’imputato ha proseguito nonostante fosse consapevole del disagio psicologico che stava causando alla figlia. Questi elementi, nel loro insieme, escludono categoricamente la possibilità di qualificare il fatto come di minore gravità.

Il rigetto delle attenuanti generiche

Anche per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha adottato una linea di fermezza. Ha ricordato che, a seguito della riforma legislativa, per la loro concessione non basta più l’assenza di precedenti penali. È necessaria la presenza di elementi di segno positivo. Nel caso in esame, i giudici hanno individuato solo elementi negativi:

* La giovanissima età della vittima.
* La sua condizione di fragilità e solitudine affettiva.
* La frequenza e la durata degli abusi sessuali.
* L’assenza totale di qualsiasi forma di pentimento (resipiscenza) da parte dell’imputato.

Questi fattori hanno giustificato ampiamente la decisione dei giudici di merito di non concedere alcun ulteriore sconto di pena.

Le conclusioni

La sentenza in commento ribadisce un principio fondamentale: nella valutazione della gravità di una violenza sessuale, il contesto relazionale e la vulnerabilità della vittima sono determinanti. Abusare della fiducia di un figlio, tradendo il ruolo di protezione genitoriale, costituisce una circostanza di tale gravità da precludere, di norma, il riconoscimento dell’attenuante del fatto di minore gravità. La decisione sottolinea inoltre che la mancanza di pentimento e la reiterazione delle condotte illecite sono elementi che pesano negativamente anche ai fini della concessione delle attenuanti generiche, confermando la volontà del legislatore e della giurisprudenza di tutelare con il massimo rigore le vittime di reati così odiosi.

Quando un atto di violenza sessuale può essere considerato un fatto di minore gravità?
Per configurare l’attenuante del fatto di minore gravità, è necessaria una valutazione globale che consideri i mezzi, le modalità esecutive, il grado di coartazione sulla vittima e le sue condizioni fisiche e mentali. L’obiettivo è accertare che la libertà sessuale non sia stata compressa in modo grave e che non sia stato arrecato un danno grave, anche a livello psicologico. La presenza anche di un solo elemento di conclamata gravità è sufficiente a escluderla.

Il rapporto di parentela tra autore e vittima può impedire il riconoscimento del fatto di minore gravità?
Sì. Secondo la Corte, nel caso di un rapporto di filiazione, lo sviamento dalla funzione di accudimento e protezione propria della figura genitoriale è un elemento che impedisce il riconoscimento dell’attenuante della minore gravità. La violazione di questo dovere fondamentale aggrava intrinsecamente il fatto.

Perché la Corte ha negato le attenuanti generiche nonostante la situazione di isolamento dell’imputato?
La Corte ha negato le attenuanti generiche perché ha rilevato l’assenza di elementi positivi e la presenza di numerosi fattori negativi. Tra questi, la giovanissima età della vittima, la sua condizione di fragilità e solitudine, la frequenza e la durata degli abusi e, soprattutto, l’assenza di qualsiasi forma di pentimento da parte dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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