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Fatto di lieve entità rapina: quando si applica?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due imputati per rapina impropria, i quali chiedevano una riduzione di pena basata sulla nuova attenuante del fatto di lieve entità rapina. La Corte ha stabilito che, nonostante il valore esiguo della refurtiva (bottiglie di birra), le modalità dell’azione (in pieno giorno, in un locale affollato, con pianificazione e possesso di un taglierino) escludono la lieve entità del fatto, richiedendo una valutazione complessiva della condotta e non solo del danno patrimoniale.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità rapina: non basta il danno minimo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 773/2025) offre un importante chiarimento sull’applicazione della nuova circostanza attenuante del fatto di lieve entità rapina, introdotta dalla Corte Costituzionale con la pronuncia n. 86/2024. Il caso analizzato dimostra come, ai fini del riconoscimento di tale attenuante, non sia sufficiente considerare il solo valore esiguo della refurtiva, ma sia necessaria una valutazione complessiva della gravità della condotta criminale. La Corte ha infatti escluso l’applicabilità del beneficio in un caso di rapina impropria in cui le modalità esecutive sono state ritenute particolarmente insidiose.

I fatti del caso

Due soggetti venivano condannati in primo e secondo grado per il reato di rapina impropria in concorso. Nello specifico, i due si erano introdotti in un esercizio commerciale in pieno giorno e in un orario di particolare affluenza, sottraendo sette bottiglie di birra. Uno dei due, inoltre, è stato condannato per il porto ingiustificato di un oggetto atto ad offendere, ovvero una lama da taglierino di 10 cm. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, escludendo che il fatto potesse essere considerato di ‘minima offensività’.

Il ricorso e l’attenuante del fatto di lieve entità rapina

I condannati hanno proposto ricorso per Cassazione, basando la loro difesa su una novità normativa di grande rilievo: la sentenza della Corte Costituzionale n. 86 del 13 maggio 2024. Tale pronuncia ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 628 c.p. nella parte in cui non prevedeva una diminuzione di pena per i casi in cui il fatto, per natura, modalità, mezzi o per la particolare tenuità del danno, risultasse di lieve entità. Secondo i ricorrenti, la loro pena avrebbe dovuto essere ridotta di un terzo, poiché il fatto era di lieve entità e il giudice di primo grado aveva già riconosciuto l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità.

La valutazione della Corte d’Appello

La Corte territoriale aveva già respinto una simile argomentazione (allora basata sull’art. 131-bis c.p. sulla non punibilità per particolare tenuità del fatto), sottolineando la gravità della condotta. Gli elementi considerati ostativi erano:

* L’azione si era svolta in pieno giorno in un negozio affollato, denotando particolare insidiosità.
* Gli imputati avevano agito in sintonia, suggerendo una pianificazione del crimine.
* Il possesso di una lama da taglierino di 10 cm connotava di particolare gravità la condotta delittuosa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato i ricorsi, ritenendo il motivo infondato. Secondo gli Ermellini, la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito non lasciava spazio per una nuova valutazione in senso favorevole ai ricorrenti. La Corte ha stabilito che la valutazione per riconoscere l’attenuante del fatto di lieve entità rapina deve essere complessiva e non può limitarsi al solo aspetto del danno patrimoniale. Nel caso specifico, le modalità dell’azione, descritte come ‘particolarmente insidiose’, e la gravità intrinseca della condotta, programmata e non occasionale, escludevano in radice la possibilità di qualificare il fatto come ‘lieve’.

La Corte ha inoltre affrontato la relazione tra questa nuova attenuante e quella già esistente per il danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.). Per i reati plurioffensivi come la rapina, che ledono non solo il patrimonio ma anche la libertà e l’integrità della persona, non basta che il valore sottratto sia modesto. È necessario valutare l’impatto complessivo del reato sulla vittima. Vi è incompatibilità tra le due attenuanti qualora il riconoscimento del ‘fatto di lieve entità’ sia richiesto unicamente in ragione del danno esiguo, poiché questo aspetto è già specificamente disciplinato dall’attenuante del danno patrimoniale.

Le conclusioni

La sentenza in esame stabilisce un principio guida fondamentale per l’applicazione della nuova attenuante del fatto di lieve entità rapina. Il giudice deve compiere una valutazione globale del fatto, considerando tutti gli elementi concreti dell’azione criminale: la natura, i mezzi, le modalità, le circostanze e l’impatto complessivo sulla vittima. Il solo valore irrisorio della refurtiva non è, di per sé, sufficiente a integrare l’attenuante se la condotta complessiva si rivela grave, pianificata e potenzialmente pericolosa. Di conseguenza, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando i ricorsi e condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali.

Quando una rapina può essere considerata un ‘fatto di lieve entità’?
Una rapina può essere considerata di lieve entità solo quando la valutazione complessiva dell’azione (natura, specie, mezzi, modalità, circostanze) e del danno o pericolo risulta minima. Non è sufficiente il solo valore esiguo dei beni sottratti.

Il basso valore della refurtiva è sufficiente per applicare l’attenuante del fatto di lieve entità rapina?
No. La sentenza chiarisce che il basso valore economico dei beni sottratti, pur rilevante, non è di per sé sufficiente. Occorre valutare anche la gravità della condotta, come la pianificazione del reato, l’orario, il luogo e l’eventuale possesso di oggetti atti ad offendere.

L’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) è compatibile con quella del fatto di lieve entità?
La sentenza suggerisce che c’è incompatibilità se l’attenuante del fatto di lieve entità viene invocata solo in ragione della particolare tenuità del danno, poiché questo aspetto è già coperto dall’attenuante specifica prevista dall’art. 62, n. 4 c.p. La nuova attenuante richiede una valutazione più ampia dell’intera condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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