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Fatto di lieve entità: rapina e valutazione del giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17171/2025, ha stabilito che per riconoscere l’attenuante del fatto di lieve entità in un reato di rapina non è sufficiente considerare il solo valore esiguo dei beni sottratti. È necessaria una valutazione complessiva che includa le modalità dell’azione, la pluralità delle condotte e l’offesa alla persona. Nel caso specifico, nonostante il modesto valore della refurtiva e la minima violenza, la richiesta è stata respinta a causa dei furti multipli e della reazione verso le forze dell’ordine.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina e Fatto di Lieve Entità: La Cassazione Chiarisce i Criteri

La recente introduzione dell’attenuante del fatto di lieve entità per il reato di rapina, grazie alla sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale, ha aperto nuovi scenari interpretativi. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17171 del 2025, offre un’importante chiave di lettura, specificando che il solo valore irrisorio dei beni sottratti non basta per ottenere una riduzione di pena. La valutazione deve essere globale e tenere conto di ogni aspetto della condotta criminosa.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un individuo condannato per rapina impropria. I fatti contestati consistevano nell’aver sottratto oggetti di valore minimo da alcune autovetture in sosta (un gettone per autolavaggio, una ricarica telefonica, un passaporto e altri piccoli attrezzi) e nell’aver spintonato un agente intervenuto per darsi alla fuga.

In seguito alla pronuncia della Corte Costituzionale che ha introdotto la possibilità di riconoscere il fatto di lieve entità per la rapina, il condannato aveva chiesto al giudice dell’esecuzione di rideterminare la sua pena. Il giudice, tuttavia, aveva respinto l’istanza. La motivazione del rigetto si basava sulla considerazione che la condotta non era stata occasionale, essendo stati commessi più furti, e che quindi il fatto non poteva essere considerato di lieve entità.

Il Ricorso in Cassazione e l’Applicazione del Fatto di Lieve Entità

Il difensore del condannato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudice dell’esecuzione avesse errato nella sua valutazione. Secondo la difesa, si sarebbe dovuto dare maggior peso al valore minimo della refurtiva e alla minima violenza esercitata (una sola spinta senza conseguenze lesive), elementi che avrebbero dovuto condurre al riconoscimento dell’attenuante.

La questione giuridica centrale, quindi, era stabilire quali fossero i parametri corretti per valutare la lieve entità in un reato complesso come la rapina, che offende non solo il patrimonio ma anche la persona.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici hanno chiarito che, nell’operazione di rideterminazione della pena, la valutazione del fatto di lieve entità non può essere frammentaria, ma deve essere complessiva.

Il principio cardine, ribadito dalla Corte e già espresso dalle Sezioni Unite, è che per la rapina non è sufficiente che il bene sottratto sia di valore modesto. È necessario valutare anche tutti gli altri effetti dannosi legati alla lesione della persona, come l’offesa alla libertà e all’integrità fisica e morale della vittima.

Nel caso specifico, il giudice ha correttamente considerato i seguenti elementi come ostativi al riconoscimento della lieve entità:

1. Pluralità delle condotte: L’imputato aveva sottratto oggetti da più veicoli, dimostrando una condotta non estemporanea.
2. Reazione violenta: Sebbene la violenza fisica sia stata minima, è stata diretta contro un agente, manifestando un’intensità del dolo e una pericolosità non trascurabili.
3. Natura dei beni sottratti: La sottrazione di un documento di identità come il passaporto non può essere qualificata come di lieve valore economico, considerando le implicazioni e il danno che ne derivano per il titolare.

La Corte ha quindi stabilito che la riduzione della pena deve essere riservata solo a ipotesi di “lesività davvero minima”, dove l’intera condotta, e non solo un suo singolo aspetto, possa essere considerata di scarsa gravità.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale per l’applicazione della nuova attenuante del fatto di lieve entità alla rapina. La decisione insegna che il giudice deve effettuare una valutazione olistica, che vada oltre il mero dato economico. La pluralità delle azioni, le modalità della violenza (anche se minima) e la natura dei beni coinvolti sono tutti fattori cruciali. Il basso valore della refurtiva è un indizio importante, ma da solo non è sufficiente a qualificare un’aggressione alla persona e al patrimonio come un fatto di lieve entità.

È sufficiente il basso valore dei beni rubati per qualificare una rapina come fatto di lieve entità?
No. Secondo la sentenza, il valore dei beni sottratti è solo uno degli elementi da considerare. È necessaria una valutazione complessiva che tenga conto anche della lesione alla persona (libertà e integrità fisica/morale) e di tutte le modalità dell’azione, come la pluralità di condotte.

Il giudice dell’esecuzione può negare l’attenuante del fatto di lieve entità anche se la violenza usata è stata minima?
Sì. Nel caso di specie, nonostante la violenza consistesse in una sola spinta senza lesioni, il giudice ha ritenuto il fatto non di lieve entità considerando altri fattori, come la pluralità di furti commessi su più auto e la reazione violenta nei confronti degli agenti intervenuti.

La sottrazione di un documento come un passaporto incide sulla valutazione della lieve entità?
Sì. La Corte ha specificato che la sottrazione di un documento d’identità, come un passaporto, non è di norma qualificabile come un fatto di lieve valore economico, a causa delle conseguenze negative e dei pregiudizi che comporta per il titolare, andando oltre il semplice valore materiale dell’oggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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