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Fatto di lieve entità: quantità e spaccio di droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di oltre 1,5 kg di marijuana. La difesa chiedeva il riconoscimento del fatto di lieve entità, ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che l’ingente quantitativo di principio attivo, sufficiente per 808 dosi, è un elemento decisivo che impedisce di qualificare il reato come lieve, rendendo irrilevanti le altre circostanze.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando la Quantità di Droga Rende Impossibile lo Sconto di Pena

Nel complesso panorama del diritto penale in materia di stupefacenti, la nozione di fatto di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti, rappresenta un’importante valvola di sicurezza per graduare la sanzione in base all’effettiva gravità della condotta. Tuttavia, quando la quantità di sostanza sequestrata è notevole, è ancora possibile beneficiare di questa attenuante? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre una risposta chiara, ribadendo un principio consolidato: l’ingente quantitativo può, da solo, escludere la lieve entità del fatto.

I Fatti del Caso: Detenzione di Oltre 1,5 kg di Marijuana

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, confermata in appello, per il reato di detenzione a fini di spaccio di 1.532,816 grammi di marijuana. La difesa dell’imputato, nel corso dei giudizi di merito e successivamente in Cassazione, ha sempre sostenuto che la condotta dovesse essere inquadrata nella fattispecie più lieve.

Il Ricorso in Cassazione e la valutazione del fatto di lieve entità

L’imputato ha presentato ricorso alla Suprema Corte lamentando un vizio di motivazione da parte dei giudici d’appello. Secondo la difesa, questi ultimi non avrebbero adeguatamente considerato una serie di elementi a favore dell’imputato:

* Le circostanze del sequestro: la sostanza non era occultata ed era stata subito dichiarata legale dal ricorrente.
* L’assenza di altri elementi sintomatici di un’attività di spaccio strutturata.
* Il dato qualitativo: la sostanza presentava un principio attivo di THC pari solo all’1,2%, un valore di poco superiore alla soglia di punibilità.

In sostanza, la difesa riteneva che i giudici avessero erroneamente dato peso esclusivo al dato ponderale (il peso lordo della sostanza) senza bilanciarlo con gli altri indicatori che, a loro avviso, deponevano per una minore gravità del fatto.

La Decisione della Suprema Corte: il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, le doglianze proposte non erano altro che una riproposizione di argomenti già correttamente esaminati e motivatamente disattesi dalla Corte d’Appello. Il ricorso, inoltre, mirava a una rivalutazione dei fatti, operazione preclusa in sede di legittimità, dove la Corte può giudicare solo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione, non sul merito della vicenda.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Corte giustifica l’inammissibilità e, di conseguenza, la correttezza della decisione impugnata nel negare il fatto di lieve entità. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta pienamente sufficiente e coerente. I giudici di merito avevano correttamente basato la loro decisione sull’ingente dato qualitativo e quantitativo della sostanza. Gli accertamenti tecnici avevano infatti rivelato che la marijuana sequestrata conteneva un quantitativo di THC puro sufficiente a confezionare ben 808 dosi. Questo dato, secondo la Corte, è “ragionevolmente sintomatico della capacità dell’imputato di commerciare stupefacenti in maniera non episodica né occasionale”.
La Corte ha quindi ribadito un principio di diritto consolidato (richiamando la sentenza Sez. 3, n. 23945 del 29/04/2015): la valutazione dell’ipotesi del fatto lieve deve avvenire considerando tutti i parametri di legge (qualità, quantità, mezzi, modalità, circostanze dell’azione). Tuttavia, qualora uno di questi indici risulti “negativamente assorbente”, ossia talmente grave da sovrastare tutti gli altri, ogni ulteriore considerazione diventa irrilevante. In questo caso, la capacità di ricavare oltre 800 dosi è stata considerata un elemento di tale portata da escludere a priori la lieve entità del fatto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Ai fini del riconoscimento del fatto di lieve entità, non è sufficiente isolare singoli elementi potenzialmente favorevoli, come una bassa percentuale di principio attivo o l’assenza di strumenti per il confezionamento. La valutazione del giudice deve essere globale, ma il dato quantitativo, specialmente se rapportato al numero di dosi ricavabili, può assumere un peso decisivo e insuperabile. Questa pronuncia serve da monito: la detenzione di quantitativi importanti di sostanze stupefacenti, anche se di non eccelsa qualità, difficilmente potrà beneficiare del più mite trattamento sanzionatorio previsto per i fatti di lieve entità, poiché il potenziale offensivo per la salute pubblica viene considerato intrinsecamente elevato.

La detenzione di un grande quantitativo di droga può essere considerata un ‘fatto di lieve entità’?
No. Secondo la Corte, un quantitativo ingente di sostanza stupefacente, tale da poter ricavare un numero elevato di dosi (in questo caso 808), è un elemento che da solo può escludere la qualificazione del reato come ‘fatto di lieve entità’, rendendo irrilevanti altre circostanze favorevoli all’imputato.

Per riconoscere il fatto di lieve entità, quali elementi valuta il giudice?
Il giudice deve valutare tutti i parametri previsti dalla legge: il dato qualitativo e quantitativo della sostanza, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione. La valutazione deve essere complessiva.

Se il principio attivo (THC) è di poco superiore alla soglia di punibilità, è sufficiente per ottenere il riconoscimento del fatto lieve?
No, non è sufficiente. Nel caso esaminato, nonostante il principio attivo fosse relativamente basso (1,2%), il peso totale della sostanza ha permesso di ricavare un numero altissimo di dosi. La Corte ha dato prevalenza a questo dato (il potenziale offensivo complessivo) rispetto alla bassa percentuale di principio attivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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