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Fatto di lieve entità: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la riqualificazione del reato di spaccio in fatto di lieve entità. La decisione si basa sulla valutazione complessiva di vari elementi, tra cui l’ingente quantitativo di droga (circa 790 dosi), l’elevato principio attivo, la presenza di strumenti come bilancini di precisione e i contatti dell’imputato con ambienti criminali. Questi fattori, considerati insieme, escludono la possibilità di considerare l’offesa come minima, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando la Quantità di Droga Esclude lo Sconto di Pena

Nel diritto penale, la qualificazione di un reato come fatto di lieve entità può cambiare radicalmente l’esito di un processo, portando a una pena molto più mite. Tuttavia, questa attenuante non è un diritto automatico e la sua applicazione è soggetta a una rigorosa valutazione da parte del giudice. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio dei criteri utilizzati per negare tale beneficio, sottolineando come la valutazione debba essere complessiva e non limitata a un singolo aspetto.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un individuo condannato per detenzione di sostanze stupefacenti. La difesa sosteneva che il reato dovesse essere riclassificato come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. Durante la perquisizione, tuttavia, erano stati rinvenuti elementi che andavano in direzione opposta. Si trattava non solo di un quantitativo di droga significativo, sufficiente per confezionare circa 790 dosi, ma anche di strumenti tipici dell’attività di spaccio, come due bilancini di precisione. Inoltre, dalle indagini erano emersi contatti dell’imputato con ambienti delinquenziali, desunti dalla sua accertata capacità di fabbricare esplosivi.

La Decisione della Corte e la Valutazione del Fatto di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: per stabilire se un reato di droga sia un fatto di lieve entità, è necessaria una valutazione globale che tenga conto di tutti gli indici previsti dalla norma. Nessun singolo elemento, nemmeno la quantità, ha un valore ostativo a priori, ma deve essere ponderato insieme agli altri.

L’ipotesi di lieve entità è pensata per il cosiddetto ‘piccolo spaccio’, caratterizzato da una minore portata complessiva dell’attività criminale, con ridotta circolazione di merce e denaro. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva correttamente escluso questa possibilità sulla base di una serie di considerazioni logiche e coerenti.

I Motivi sulla Determinazione della Pena

L’imputato aveva contestato anche la determinazione della pena e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Anche questi motivi sono stati ritenuti inammissibili. La Cassazione ha ricordato che la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica. Nel caso specifico, la scelta del rito abbreviato era già stata premiata con la riduzione di pena prevista dalla legge, e il comportamento collaborativo non era stato ritenuto sufficiente per un’ulteriore attenuazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si è concentrata sull’analisi dei criteri indicati dall’art. 73, comma 5, che includono i mezzi, le modalità, le circostanze dell’azione, nonché la quantità e qualità delle sostanze. I giudici hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse svolto un’analisi completa, escludendo la lieve entità sulla base di elementi concreti e convergenti:

1. L’ingente quantitativo: la sostanza sequestrata era idonea al confezionamento di circa 790 dosi, un numero che mal si concilia con un’attività di spaccio ‘minore’.
2. L’elevato principio attivo: la qualità della droga, indicata dalla alta concentrazione di principio attivo, è un ulteriore indice di gravità.
3. Le modalità di conservazione e gli strumenti: la presenza di due bilancini di precisione è un chiaro indicatore di un’attività organizzata e non occasionale.
4. Il contesto criminale: i contatti dell’imputato con ambienti delinquenziali, provati dalla sua competenza nel maneggiare esplosivi, delineavano un profilo di pericolosità incompatibile con la lieve entità del fatto.
5. Mancata prova dell’uso personale: l’imputato non è riuscito a dimostrare che la sostanza fosse destinata a un uso esclusivamente personale.

La Corte ha concluso che il ricorrente si era limitato a proporre una valutazione alternativa dei fatti, senza sollevare vizi logici o giuridici nella sentenza impugnata. Il ricorso è stato quindi giudicato un tentativo di ottenere un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma che la qualificazione di un reato di droga come fatto di lieve entità non può derivare da una lettura parziale degli elementi. È il quadro complessivo a determinare la gravità della condotta. Un quantitativo ingente, unito a strumenti professionali e a un contesto di pericolosità sociale dell’imputato, costituisce un ostacolo insormontabile al riconoscimento del beneficio. La decisione sottolinea l’importanza di una motivazione completa e logica da parte dei giudici di merito, che, se ben argomentata, diventa difficilmente attaccabile in Cassazione.

Quando si può applicare l’ipotesi del fatto di lieve entità nei reati di droga?
L’ipotesi del fatto di lieve entità si applica quando l’attività di spaccio ha una portata complessiva minore, con ridotta circolazione di merce e denaro e guadagni limitati. La valutazione deve considerare tutti gli indici previsti dalla legge (mezzi, modalità, circostanze, quantità e qualità della sostanza) in modo complessivo.

La sola quantità di stupefacente è sufficiente per escludere il fatto di lieve entità?
No, secondo la giurisprudenza citata, nessun elemento ha un valore aprioristico e ostativo. Tuttavia, un quantitativo ingente, specialmente se unito ad altri indici negativi (come l’elevato principio attivo o la presenza di strumenti per lo spaccio), assume un valore preponderante e può portare a escludere la lieve entità.

Perché la Corte ha ritenuto inammissibili anche i motivi sulla determinazione della pena?
Perché la determinazione della pena e la concessione delle attenuanti generiche sono giudizi di fatto riservati al giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione è illogica o contraddittoria. In questo caso, la sentenza impugnata aveva giustificato in modo coerente la pena applicata, rilevando che il comportamento dell’imputato non giustificava ulteriori benefici oltre alla riduzione prevista per il rito abbreviato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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