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Fatto di lieve entità: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per spaccio, negando l’applicazione del fatto di lieve entità. La decisione si basa su una valutazione complessiva che include la notevole quantità e varietà di droghe sequestrate e la persistenza della condotta illecita, anche durante la detenzione domiciliare. La Corte ha inoltre chiarito che l’omessa valutazione delle conclusioni difensive scritte non invalida la sentenza se queste non presentano argomenti nuovi rispetto all’appello.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: La Cassazione Chiarisce i Criteri di Valutazione

La configurabilità del fatto di lieve entità nel reato di spaccio di stupefacenti è una questione centrale nel diritto penale, poiché determina una notevole differenza nel trattamento sanzionatorio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri che il giudice deve seguire per riconoscere, o escludere, questa ipotesi meno grave. La Corte ha stabilito che la valutazione non può limitarsi alla singola cessione, ma deve abbracciare l’intera condotta del reo, inclusa la varietà delle sostanze e la sua capacità di operare sul mercato.

I Fatti del Caso: La Condanna per Spaccio

Il caso trae origine da una condanna emessa dal G.U.P. del Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con la condanna a una pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione, oltre a una multa. I fatti si erano svolti nel novembre 2022.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa proponeva ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: uno di natura procedurale e uno di merito, attinente proprio al mancato riconoscimento del fatto di lieve entità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo legale, ha sollevato due questioni fondamentali dinanzi alla Suprema Corte.

La Presunta Violazione del Diritto di Difesa

In primo luogo, la difesa lamentava la nullità della sentenza d’appello perché la Corte territoriale aveva erroneamente affermato di aver ricevuto solo le conclusioni del Procuratore Generale, omettendo di considerare quelle inviate telematicamente dal difensore. Secondo il ricorrente, tale omissione avrebbe leso il diritto di intervento dell’imputato nel processo.

La Richiesta di Riconoscimento del Fatto di Lieve Entità

Nel merito, il secondo motivo di ricorso censurava il mancato riconoscimento della fattispecie attenuata prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La difesa sosteneva che tale ipotesi potesse essere applicata, considerando i quantitativi di droga e le modalità dell’azione, riconducibili a episodi di “microspaccio”.

La Decisione della Cassazione: Rigetto del Ricorso

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato in entrambi i suoi motivi, confermando la condanna.

Le Motivazioni

Sul primo punto, pur riconoscendo l’errore materiale della Corte d’Appello, la Cassazione ha stabilito che l’omessa valutazione delle conclusioni scritte della difesa non integra una nullità. Citando la giurisprudenza consolidata, ha spiegato che tale omissione costituisce una nullità generale a regime intermedio solo se le conclusioni hanno un “autonomo contenuto argomentativo”. Nel caso specifico, le conclusioni si limitavano a richiamare i motivi d’appello, senza aggiungere nuovi elementi. Pertanto, la loro mancata menzione è stata declassata a mera irregolarità non invalidante, poiché la Corte d’Appello aveva comunque risposto a tutti i temi sollevati nel gravame.

Sul secondo e più sostanziale motivo, relativo al fatto di lieve entità, la Suprema Corte ha ribadito il principio secondo cui la valutazione dell’offensività della condotta deve essere complessiva e non frammentaria. Non basta guardare alla singola cessione, ma occorre un giudizio più ampio che consideri:
1. La quantità e varietà dello stupefacente: Nel caso di specie, il sequestro riguardava quantitativi idonei al confezionamento di 1179 dosi di hashish, 261 di marijuana e 55 di cocaina. L’eterogeneità delle sostanze è stata considerata un indice della capacità dell’imputato di procurarsi merce di varia natura.
2. La natura della condotta: Il ritrovamento era avvenuto durante una perquisizione domiciliare legata a un’altra ordinanza cautelare per reati di droga, indicando una condotta non occasionale.
3. Il comportamento successivo: L’imputato, anche dopo l’arresto e mentre si trovava ai domiciliari, aveva continuato a trafficare droga, tanto che la misura cautelare era stata aggravata.

Questi elementi, valutati congiuntamente, hanno portato la Corte a concludere che l’apparato argomentativo della sentenza impugnata fosse logico e coerente, escludendo la possibilità di qualificare il reato come di lieve entità.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio di diritto: la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità non può derivare da una visione parziale, come quella legata al singolo episodio di “microspaccio”. Il giudice ha il dovere di condurre un’analisi globale che tenga conto di tutti gli indici previsti dalla norma, come la quantità, la qualità e la varietà delle droghe, le modalità dell’azione e la personalità del reo. La capacità di gestire diverse tipologie di stupefacenti e la perseveranza nell’attività illecita, anche in costanza di misure cautelari, sono elementi decisivi che ostacolano il riconoscimento del beneficio, delineando un quadro di offensività incompatibile con la minore gravità del reato.

Quando l’omessa valutazione delle conclusioni scritte della difesa rende nulla la sentenza d’appello?
Secondo la Corte, l’omissione integra una nullità solo quando le conclusioni scritte presentano un autonomo contenuto argomentativo, introducendo elementi di novità rispetto ai motivi di appello. Se si limitano a richiamare argomenti già trattati, la loro mancata menzione costituisce una mera irregolarità non invalidante.

Quali criteri si usano per decidere se uno spaccio è un fatto di lieve entità?
La valutazione deve essere complessiva e non può basarsi su un singolo indicatore. Il giudice deve considerare ogni aspetto oggettivo e soggettivo del fatto, come la quantità e varietà delle sostanze, le modalità dell’azione, la capacità organizzativa del soggetto e la sua persistenza nel commettere il reato.

La presenza di diversi tipi di droga impedisce il riconoscimento del fatto di lieve entità?
Sì, la Corte ha sottolineato che l’eterogeneità delle sostanze trattate è un elemento fortemente ostativo. Essa rivela una maggiore capacità dell’imputato di reperire la merce e una sua integrazione nel mercato dello spaccio, elementi che sono incompatibili con la nozione di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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