LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: quando non si applica?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la detenzione di 300 grammi di cocaina. La difesa chiedeva la riqualificazione del reato in fatto di lieve entità, ma la Corte ha escluso tale ipotesi a causa dell’ingente quantitativo di droga, ritenendolo indice di un inserimento in un contesto criminale più ampio e quindi di una notevole gravità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità Negato: La Cassazione e il Criterio della Quantità

L’ordinanza n. 18687/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante chiave di lettura sui criteri di applicazione del fatto di lieve entità in materia di stupefacenti. La Corte ha ribadito come un quantitativo ingente di droga sia un elemento di per sé sufficiente a escludere questa fattispecie attenuata, anche in presenza di altre circostanze potenzialmente favorevoli all’imputato. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i principi che guidano i giudici in queste delicate valutazioni.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato in appello a quattro anni e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa di 20.000 euro, per il reato previsto dall’art. 73, comma 1, del Testo Unico Stupefacenti. L’imputato era stato trovato in possesso di 300 grammi di cocaina, con una percentuale di purezza del 67,8%, da cui sarebbe stato possibile ricavare ben 1353 dosi. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, chiedendo la riqualificazione del reato nella più lieve ipotesi del comma 5 dello stesso articolo, sostenendo che si trattasse di un fatto di lieve entità.

La Valutazione del Fatto di Lieve Entità secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea dura già espressa in precedenti pronunce. I giudici hanno chiarito che la fattispecie del fatto di lieve entità può essere riconosciuta solo in ipotesi di “minima offensività” penale della condotta. Questa valutazione deve basarsi su un’analisi complessiva che include:

* Dato qualitativo e quantitativo: la natura e la quantità della sostanza stupefacente.
* Altri parametri: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione.

Il punto cruciale della decisione è che, qualora anche uno solo di questi indici risulti “negativamente assorbente”, ovvero talmente grave da sovrastare tutti gli altri, ogni ulteriore considerazione perde di rilievo. In questo caso, il quantitativo di cocaina è stato giudicato “esorbitante” e di “particolare rilievo”, un elemento sufficiente a escludere la lieve entità.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione sottolineando come il possesso di una quantità così cospicua di droga implichi necessariamente l’inserimento del soggetto in un contesto criminale più ampio e strutturato. L’affidamento di una partita di droga di tale valore presuppone un rapporto fiduciario che è tipico delle organizzazioni criminali. Anche accogliendo la tesi difensiva, secondo cui l’imputato agiva come mero trasportatore dietro corrispettivo, il fatto non perderebbe la sua gravità. Anzi, evidenzierebbe una stretta connessione con un “rodato circuito criminale”, una circostanza che impedisce di ricondurre il reato all’ipotesi più lieve. La Cassazione ha quindi concluso che la Corte d’Appello ha applicato correttamente la legge, e che la richiesta del ricorrente si traduceva in un inammissibile tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito dei fatti, preclusa in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: nella valutazione del fatto di lieve entità, il dato quantitativo della sostanza stupefacente può assumere un ruolo decisivo e assorbente. Un quantitativo ingente non è solo un numero, ma viene interpretato dalla giurisprudenza come un chiaro indicatore della pericolosità della condotta e del coinvolgimento del soggetto in reti criminali organizzate. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questa decisione ribadisce che la speranza di ottenere un trattamento sanzionatorio più mite si scontra con la realtà oggettiva della quantità di droga detenuta, un fattore che, superata una certa soglia, rende quasi impossibile l’applicazione della fattispecie attenuata.

Quando può essere riconosciuto il reato di fatto di lieve entità in materia di stupefacenti?
Può essere riconosciuto solo in ipotesi di ‘minima offensività’ penale della condotta, desumibile sia dal dato qualitativo e quantitativo della sostanza, sia dagli altri parametri come mezzi, modalità e circostanze dell’azione.

Perché la detenzione di 300 grammi di cocaina non è stata considerata un fatto di lieve entità in questo caso?
Perché la quantità è stata ritenuta ‘esorbitante’ (pari a 1353 dosi ricavabili) e quindi un indice ‘negativamente assorbente’. Un tale quantitativo, secondo la Corte, implica logicamente l’inserimento della persona in un contesto criminale più ampio, escludendo la minima offensività.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
A norma dell’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati