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Fatto di lieve entità: quando lo spaccio non è lieve

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11779/2024, ha stabilito che lo spaccio di stupefacenti non può essere qualificato come ‘fatto di lieve entità’ se, pur caratterizzato da singole cessioni di modeste quantità, si inserisce in un’attività continuativa, organizzata e protratta nel tempo. La Corte ha rigettato i ricorsi di quattro imputati, sottolineando che la valutazione non deve limitarsi al singolo episodio, ma considerare la condotta criminale nel suo complesso, inclusa la sistematicità e la capacità di approvvigionamento, che escludono la minima offensività richiesta per il fatto di lieve entità.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Non Basta la Piccola Cessione se lo Spaccio è Sistematico

Nel contrasto al traffico di stupefacenti, una delle questioni più dibattute è la qualificazione del fatto di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/90. Questa fattispecie attenuata consente di applicare pene significativamente più basse quando il reato presenta una minima offensività. Con la recente sentenza n. 11779 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: la valutazione non può fermarsi alla singola cessione, ma deve abbracciare la condotta nel suo complesso. Vediamo i dettagli.

Il Caso in Esame: dallo ‘Spaccio da Strada’ all’Attività Organizzata

Il caso riguarda quattro persone condannate per numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti di varia qualità. La loro difesa, sia in appello che in Cassazione, si è incentrata su un punto fondamentale: le loro azioni sarebbero state riconducibili a un mero ‘spaccio da strada’, caratterizzato da cessioni di quantità minime, modalità rudimentali e guadagni irrisori. Secondo i ricorrenti, si trattava di condotte individuali e non organizzate, meritevoli quindi della qualificazione di fatto di lieve entità.

La Corte di Appello di Bologna, tuttavia, aveva confermato la condanna, respingendo questa interpretazione. La decisione è stata quindi impugnata davanti alla Suprema Corte.

L’Analisi della Cassazione: No al Fatto di Lieve Entità per Attività Protratte

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. Il ragionamento della Corte si basa su una regola giurisprudenziale consolidata: per riconoscere la lieve entità, è necessario che la condotta, nel suo insieme, presenti una ‘minima offensività penale’.

Questo significa che la valutazione deve considerare tutti i parametri indicati dalla legge:
* Mezzi, modalità e circostanze dell’azione: come avviene lo spaccio.
* Qualità e quantità delle sostanze: il tipo e il peso della droga.

Se anche solo uno di questi indici risulta significativo, la qualificazione di fatto di lieve entità deve essere esclusa.

Nel caso specifico, la Corte ha evidenziato come l’attività degli imputati non fosse affatto occasionale. Al contrario, si protraeva nel tempo, anche per anni, attraverso modalità ripetitive e contatti stabili con altri soggetti legati al traffico illecito. Sebbene le singole cessioni potessero sembrare modeste, la visione complessiva rivelava una capacità di approvvigionamento collaudata e fluida, dimostrando un livello di organizzazione e coordinamento che andava ben oltre l’episodio isolato.

Altri Punti Salienti: Recidiva e Continuazione

La sentenza ha affrontato anche motivi di ricorso specifici. Per uno degli imputati, è stata confermata l’applicazione della recidiva, poiché i reati commessi erano espressione di una rinnovata e maggiore capacità criminale. Per un altro, è stato ritenuto corretto l’aumento di pena per la continuazione, giustificato dal carattere seriale e ripetitivo delle cessioni di stupefacenti.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte sono chiare e aderenti a un principio di valutazione globale del reato. Non è possibile ‘frazionare’ la condotta criminale, isolando i singoli episodi di spaccio per farli apparire meno gravi. L’analisi deve essere olistica. L’attività illecita, svolta sistematicamente nella stessa zona e talvolta con l’ausilio di terzi, dimostra un’organizzazione e una pericolosità sociale che sono incompatibili con la ‘minima offensività’ richiesta dalla norma. La ripetitività, la durata e la rete di contatti sono elementi che, sommati, dipingono un quadro di gravità tale da escludere l’applicazione della fattispecie attenuata, anche in presenza di singole cessioni di droga di modesta quantità.

Le Conclusioni

In conclusione, questa pronuncia della Corte di Cassazione serve come un importante monito: la qualificazione di fatto di lieve entità non è un automatismo legato solo alla quantità di droga ceduta in una singola occasione. I giudici devono, e giustamente lo fanno, guardare al quadro completo. Uno spaccio che, pur minuto nelle singole transazioni, si rivela essere un’attività professionale, costante e organizzata, non potrà beneficiare di un trattamento sanzionatorio più mite. La sentenza riafferma la necessità di un’analisi rigorosa e complessiva per distinguere lo spaccio occasionale e marginale da un’attività criminale strutturata.

Quando lo spaccio di droga può essere considerato un fatto di lieve entità?
Secondo la sentenza, può essere considerato tale solo quando la condotta criminale, valutata nel suo complesso (mezzi, modalità, circostanze, quantità e qualità della sostanza), presenta una minima offensività penale. Se anche uno solo di questi parametri risulta significativo, la lieve entità va esclusa.

La vendita ripetuta di piccole dosi di droga costituisce sempre un fatto di lieve entità?
No. La sentenza chiarisce che un’attività di spaccio protratta nel tempo, sistematica, con modalità ripetitive e una consolidata capacità di approvvigionamento, non può essere considerata un fatto di lieve entità, anche se le singole vendite riguardano piccole quantità di droga.

Cosa ha considerato la Corte per escludere il fatto di lieve entità in questo caso?
La Corte ha considerato la visione d’insieme della condotta degli imputati, evidenziando che non era occasionale ma si protraeva da anni, con modalità ripetitive, contatti con altri trafficanti e una capacità fluida di reperire e cedere la droga. Questi elementi, nel loro complesso, dimostravano un livello di organizzazione e una offensività non trascurabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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