LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: quando lo spaccio è grave?

La Corte di Cassazione ha stabilito che per qualificare lo spaccio come un fatto di lieve entità non basta considerare la singola cessione, ma occorre una valutazione complessiva dell’attività. Nel caso di specie, due persone sono state condannate per spaccio. Il loro ricorso, volto a ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità, è stato respinto perché, nonostante le singole cessioni potessero sembrare modeste, l’attività era abituale, organizzata e redditizia, come dimostrato dalla frequenza delle vendite e dal ritrovamento di una somma di denaro considerevole, provento dello spaccio. La Corte ha quindi confermato la condanna, sottolineando che una condotta criminale stabile e fiorente esclude la possibilità di applicare la fattispecie attenuata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: la valutazione complessiva esclude l’attenuante

Nel diritto penale in materia di stupefacenti, la distinzione tra un’attività di spaccio occasionale e una condotta criminale strutturata è fondamentale. La legge prevede un trattamento sanzionatorio più mite per il cosiddetto fatto di lieve entità, ma quando è possibile applicare questa attenuante? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che la valutazione non può essere frammentaria, ma deve considerare l’intera vicenda criminale nel suo complesso.

I fatti del processo

Il caso analizzato riguarda due persone condannate in primo e secondo grado per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, in violazione dell’art. 73 del DPR 309/90. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di condanna del Tribunale, basata su prove che attestavano un’attività di spaccio di cocaina protrattasi per diversi mesi.

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel non qualificare la loro condotta come un fatto di lieve entità. A loro avviso, le corti inferiori avevano trascurato elementi cruciali, come la parziale destinazione della droga a uso personale, il ridotto quantitativo ceduto a terzi, la mancanza di analisi di laboratorio e il numero limitato di acquirenti.

L’esclusione del fatto di lieve entità da parte della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando pienamente la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della sentenza è il principio secondo cui l’accertamento del fatto di lieve entità richiede una valutazione globale e non atomistica di tutti gli indici previsti dalla legge.

I giudici hanno sottolineato come anche una sola circostanza negativa possa essere sufficiente a escludere l’applicazione dell’attenuante se gli altri elementi non sono in grado di controbilanciarla. Nel caso specifico, la Corte ha identificato diversi fattori ostativi:

* Frequenza e pluralità delle cessioni: L’attività non si limitava a episodi isolati, ma consisteva in cessioni multiple a una pluralità di acquirenti.
* Stabilità dell’attività: Le vendite avvenivano con regolarità in un arco temporale definito, indicando una condotta criminale stabile e non occasionale.
* Profitto significativo: Durante le indagini, era stata rinvenuta una somma di 960 euro, che uno degli imputati aveva ammesso essere il provento di una “fiorente attività di spaccio”.
* Contesto criminale più ampio: Le dichiarazioni testimoniali avevano fatto emergere un quadro di un’attività criminale consolidata, in corso da mesi se non da anni.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha ribadito un orientamento consolidato: per valutare la lieve entità, è necessario analizzare in modo unitario “mezzi, modalità e circostanze” dell’azione, la qualità e quantità della sostanza e tutti gli altri indicatori. L’obiettivo è ricostruire una “cornice complessiva” per determinare se la condotta sia concretamente idonea a essere considerata di minore gravità. I tentativi della difesa di proporre una lettura alternativa dei dati, isolando i singoli elementi favorevoli, non costituiscono un vizio di motivazione rilevabile in sede di legittimità, ma una semplice rilettura del merito, non consentita in Cassazione. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica, coerente e giuridicamente corretta, poiché ha escluso l’ipotesi di speciale tenuità basandosi su un’analisi completa e non frammentaria della vicenda.

Le conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: non è possibile invocare l’attenuante del fatto di lieve entità semplicemente evidenziando la modesta quantità di droga di una singola cessione. I giudici sono tenuti a guardare al quadro generale. Se emergono elementi che delineano un’attività di spaccio organizzata, abituale e redditizia, come la frequenza delle vendite, la presenza di una base stabile di clienti e il conseguimento di profitti consistenti, la qualificazione del reato come di lieve entità deve essere esclusa. La decisione riafferma che il trattamento sanzionatorio più mite è riservato solo a condotte genuinamente marginali e occasionali nel panorama del traffico di stupefacenti.

Quando un reato di spaccio può essere considerato di lieve entità?
Un reato di spaccio viene considerato di lieve entità non solo sulla base della quantità di droga, ma attraverso una valutazione complessiva che include i mezzi utilizzati, le modalità dell’azione, la frequenza delle cessioni e il contesto generale. Anche un solo elemento negativo può escludere questa qualifica se non è bilanciato da altri fattori positivi.

Perché la Corte ha escluso il fatto di lieve entità in questo caso specifico?
La Corte lo ha escluso perché, nonostante le singole cessioni potessero essere di modesta quantità, l’attività nel suo complesso era stabile, frequente e redditizia. Elementi decisivi sono stati la pluralità di acquirenti, le cessioni ripetute in un breve lasso di tempo e il rinvenimento di 960 euro, riconosciuti come provento dello spaccio, che indicavano una “fiorente attività criminale”.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione sollevata, ma respinge il ricorso per motivi procedurali. Ad esempio, perché il ricorso presenta vizi di forma o, come in questo caso, perché tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. La conseguenza è la conferma della sentenza precedente e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati