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Fatto di lieve entità: quando lo spaccio è grave

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un individuo sottoposto agli arresti domiciliari per spaccio. La Corte ha stabilito che l’attività non poteva essere qualificata come ‘fatto di lieve entità’ a causa del suo inserimento in una rete criminale organizzata, con ruoli definiti e profitti giornalieri elevati. La decisione sottolinea che per valutare la gravità del reato non basta guardare alla singola cessione, ma all’intero contesto operativo, che in questo caso dimostrava una notevole capacità di diffusione dello stupefacente.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità nello Spaccio: Oltre la Singola Cessione

La distinzione tra spaccio di stupefacenti e fatto di lieve entità rappresenta uno dei nodi cruciali del diritto penale in materia di droga. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali su quali criteri utilizzare per questa valutazione, specificando che non basta guardare alla quantità di sostanza ceduta, ma è necessario un esame complessivo dell’attività del soggetto. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un giovane veniva sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari dal Tribunale del riesame per diversi episodi di spaccio. La decisione del Tribunale riformava una precedente ordinanza del Giudice per le indagini preliminari, riqualificando i reati contestati come fattispecie ordinaria di spaccio (art. 73, comma 1, D.P.R. 309/1990) e non come fatto di lieve entità (comma 5 dello stesso articolo).

L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, contestando sia la qualificazione giuridica del reato sia la necessità della misura cautelare.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi dell’Appello

La difesa basava il ricorso su due argomenti principali:

1. Errata qualificazione del reato: Secondo il ricorrente, le singole cessioni riguardavano quantitativi minimi di sostanza e le indagini, durate due mesi, non avevano dimostrato l’esistenza di un’ingente circolazione di denaro o di guadagni significativi. Pertanto, la condotta doveva essere ricondotta all’ipotesi attenuata del fatto di lieve entità.
2. Insussistenza delle esigenze cautelari: La difesa sosteneva che il Tribunale non avesse considerato adeguatamente la giovane età dell’indagato e il suo cambiamento di vita dopo l’applicazione di una misura più lieve (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), durante la quale non aveva commesso violazioni, dimostrando così l’assenza del pericolo di recidiva.

La Decisione della Corte: Analisi sul Fatto di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Il punto centrale della sentenza riguarda i criteri per il riconoscimento del fatto di lieve entità. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: la valutazione non può limitarsi al singolo episodio di spaccio o alla quantità di droga detenuta, ma deve abbracciare l’intera attività del soggetto.

Nel caso specifico, è emerso che l’indagato era inserito in un contesto criminale ben più ampio e strutturato. Egli operava sotto le direttive di un’altra persona, gestendo traffici di stupefacenti insieme a numerosi collaboratori. L’organizzazione prevedeva punti fissi per la consegna, trasporti a domicilio e una chiara divisione dei ruoli. L’indagato era pienamente consapevole di questa struttura e vi aderiva attivamente.

Altri Elementi a Sostegno della Gravità del Fatto

Ulteriori elementi hanno convinto la Corte dell’impossibilità di qualificare il reato come lieve:

* Continuità e stabilità: L’attività di spaccio non era episodica ma stabile, con orari da rispettare e luoghi da presidiare quotidianamente.
* Profitti ingenti: Le intercettazioni hanno rivelato guadagni giornalieri stimati tra 1.500 e 2.000 euro.
* Mezzi utilizzati: Durante le indagini, è stata trovata un’auto nella disponibilità dell’indagato contenente quasi 30 grammi di cocaina e quattro bilancini di precisione. L’indagato si occupava anche della preparazione delle dosi.
* Stratagemmi: L’uso di utenze telefoniche intestate a stranieri per eludere i controlli dimostrava un’astuzia non compatibile con un’attività marginale.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il fatto di lieve entità è configurabile solo in casi di “piccolo spaccio”, caratterizzati da una minore portata complessiva dell’attività, una ridotta circolazione di merce e denaro e guadagni limitati. Nel caso di specie, l’inserimento dell’indagato in un circuito criminale organizzato, la sua piena adesione alle logiche illecite e la comprovata capacità di diffondere stupefacenti in modo non occasionale escludevano categoricamente la possibilità di applicare la fattispecie attenuata. Per quanto riguarda le esigenze cautelari, la Corte ha confermato la decisione del Tribunale, sottolineando lo stabile inserimento del soggetto nel traffico di stupefacenti, un precedente specifico commesso nello stesso anno, l’assenza di un’attività lavorativa lecita e, soprattutto, la manomissione di un sistema di intercettazione ambientale installato nell’auto, fatto che dimostrava un concreto pericolo di reiterazione del reato e la necessità di una misura detentiva.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per determinare se uno spaccio costituisce un fatto di lieve entità, il giudice deve guardare oltre la singola transazione. L’organizzazione, la continuità, i mezzi impiegati e i profitti generati sono indicatori decisivi della reale offensività della condotta. Essere un “pusher” o un “cavallo” all’interno di una rete strutturata, anche se si maneggiano piccole quantità per volta, configura un’attività di spaccio grave, incompatibile con i benefici previsti per le condotte di minore allarme sociale.

Per qualificare lo spaccio come ‘fatto di lieve entità’ è sufficiente considerare solo la piccola quantità di droga ceduta?
No, la valutazione deve essere complessiva e considerare anche le modalità dell’azione, la rete organizzativa, la continuità dell’attività, i mezzi utilizzati e i guadagni potenziali. Una singola cessione di modica quantità può essere parte di un’attività più ampia e grave.

Far parte di una rete criminale più ampia esclude automaticamente la qualifica di ‘fatto di lieve entità’?
Sì, la sentenza chiarisce che l’inserimento in un circuito criminale ampio e ramificato, con un’attività stabile e profitti significativi (nel caso di specie 1.500/2.000 euro al giorno), è incompatibile con la minore offensività richiesta per il reato attenuato.

Quali elementi hanno giustificato la misura degli arresti domiciliari in questo caso?
La misura è stata giustificata dallo stabile inserimento del soggetto nel traffico di stupefacenti, un precedente specifico commesso nello stesso anno, l’assenza di un lavoro lecito e la manomissione di un sistema di intercettazione, indicando un concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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