LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: quando lo spaccio è escluso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato, negando l’applicazione dell’attenuante del fatto di lieve entità. La decisione si fonda sulla natura sistematica e professionale dell’attività di spaccio, evidenziata dall’ingente quantitativo di droga, dall’ampio bacino di clienti e dal fatto che l’attività illecita costituisse la principale fonte di reddito dell’imputato, escludendo così la minima offensività della condotta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: No se lo Spaccio è Professionale

L’attenuante del fatto di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/90, rappresenta un’importante valvola di sfogo del sistema sanzionatorio in materia di stupefacenti. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione complessiva della condotta. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i criteri per escludere tale attenuante, sottolineando come la natura professionale e sistematica dell’attività di spaccio sia un ostacolo insormontabile.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato in Corte d’Appello per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando il mancato riconoscimento dell’attenuante del fatto di lieve entità. La sua difesa sosteneva che la condotta dovesse essere considerata meno grave, ma la sua tesi non ha trovato accoglimento nei gradi di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. Secondo i giudici supremi, il ricorrente non ha adeguatamente contestato le motivazioni, logiche e corrette, della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva fornito un’ampia e dettagliata spiegazione del perché il reato non potesse essere qualificato come di lieve entità, una valutazione che la Cassazione ha ritenuto immune da vizi di legittimità.

Le Motivazioni: Perché il fatto di lieve entità è stato escluso?

La Corte ha evidenziato come le argomentazioni della Corte d’Appello fossero pienamente coerenti con i principi consolidati della giurisprudenza. La decisione di negare l’attenuante si basava su una serie di indicatori che, nel loro insieme, dipingevano un quadro di attività illecita tutt’altro che occasionale:

* Carattere Sistematico: La condotta non era episodica, ma organizzata e continuativa. L’imputato garantiva un servizio di vendita costante a un elevato numero di acquirenti.
* Ingente Quantitativo: La quantità di sostanza stupefacente detenuta era significativa, indicando una capacità di approvvigionamento e una destinazione a un ampio bacino di consumatori.
* Fonte di Reddito Principale: In assenza di un’attività lavorativa lecita e a fronte delle somme di denaro rinvenute, lo spaccio costituiva la principale, se non unica, fonte di reddito dell’imputato.
* Organizzazione Professionale: La disponibilità dello stupefacente e le modalità di vendita dimostravano l’inserimento dell’imputato in un circuito più ampio e organizzato, con collegamenti a terzi soggetti per la fornitura.

I giudici hanno specificato che il fatto che la contestazione si riferisse a un singolo giorno era irrilevante, poiché tale circostanza era semplicemente coincidente con il momento dell’accertamento e non sminuiva la natura stabile e professionale dell’attività.

Le Conclusioni: Criteri per la Valutazione del Fatto di Lieve Entità

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione del fatto di lieve entità deve essere globale e complessiva. Non si può isolare un singolo elemento, ma occorre considerare tutti i parametri indicati dalla norma (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità delle sostanze). L’obiettivo è accertare se l’offensività penale della condotta sia minima. Nel caso di specie, la conclusione è stata netta: un’attività di spaccio stabile, organizzata in modo professionale e finalizzata a un guadagno costante, non può mai essere considerata di lieve entità. La lesione del bene giuridico protetto, la salute pubblica, è in questi casi significativa e non marginale, giustificando pienamente l’esclusione dell’attenuante.

Quando un’attività di spaccio non può essere considerata di ‘lieve entità’?
Quando emerge che la condotta non è occasionale ma sistematica e professionale. Elementi come un’organizzazione stabile, un elevato numero di acquirenti, la capacità di procurarsi quantitativi rilevanti e il fatto che lo spaccio sia la principale fonte di reddito sono indicatori che escludono la lieve entità del fatto.

Il fatto che la contestazione riguardi un solo giorno è sufficiente per qualificare il reato come di lieve entità?
No. La Corte ha chiarito che la contestazione circoscritta a un solo giorno può semplicemente coincidere con la data dell’arresto e non è di per sé indicativa di un’attività occasionale. Ciò che conta è la valutazione complessiva della condotta, che può rivelare un’attività stabile e organizzata.

Quali sono i criteri principali per valutare il fatto di lieve entità?
La valutazione deve essere globale e basata su tutti i parametri previsti dalla legge: il dato qualitativo e quantitativo della sostanza, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione. L’esito di questa valutazione deve portare a concludere che l’offensività penale della condotta sia minima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati